Immaginiamo uno storico che ci osservi dal futuro: forse ci descriverebbe attraverso una piscina. E, studiando i dati, avrebbe i suoi buoni motivi.
Dal 3021, non potrebbe non notare che il quadro più pagato dai suoi antenati a un artista vivente aveva per soggetto una piscina: è “Portrait of an Artist (Pool with Two Figures)” di David Hockney (venduto da Christie’s per 90 milioni di dollari).
Il nostro studioso, poi, volgerebbe lo sguardo ad altre fonti, come quelle letterarie. E anche lì, scorrendo gli archivi del Pulitzer, si accorgerebbe che quello del 1978 è stato vinto da John Cheever. Il suo racconto più noto, “Il nuotatore”, vede un uomo impegnato in una strana impresa: percorrere la sua contea di piscina in piscina, scavalcando siepi, staccionate e ville dei vicini. Il tutto sullo sfondo di una domenica d’estate americana: ci sembra di sentirlo, quel brusio di chiacchiere da piscina, mentre tirano su con la cannuccia l’ultimo sorso del cocktail.
Ma la storia è fatta di tempi non brevi, altrimenti, sarebbe cronaca. Per cui ora il nostro studioso si volge ai primi anni ’20 del Duemila: cosa nota dalle piattaforme social media, quelle che i suoi antenati tanto amavano? Una colonia di fenicotteri, cigni e gonfiabili. I dati gli dicono che l’algoritmo – e le vendite – nelle estati di quel periodo era tutto un selfie al cloro.
Oggi inizia un’altra estate. Pronti per il “Bigger Splash”?