Le fiabe dei Fratelli Grimm hanno davvero poco a che fare con le versioni prodotte molti anni dopo da Walt Disney. Il loro glossario di immagini, infatti, era decisamente truce: questo perché erano ciò che rimaneva di antichissimi riti di iniziazione. Il primo a scoprire questo nesso è stato Vladimir Propp, lo studioso russo che passò al setaccio cento fiabe europee e americane, trovando trentuno funzioni comuni a tutte. Una di queste, vuole che a un certo punto l’eroe arrivi solo nel bosco e si trovi di fronte a una capanna fatta di zampe di gallina.
Ci sembrerà strano, eppure anche nella nostra realtà il varco verso una terra di mezzo può essere sottolineato da un qualcosa: ad esempio, a Roma, un mostro ci apre la spelonca di una biblioteca (l’Hertziana, mondo ‘altro’ per eccellenza). Sempre sul ciglio di un bosco, in una nota serie tv c’è una casa dove si possono fare chiamate verso il mondo del “Sottosopra” (“Stranger Things”, 2016).
Scendendo ancora di più nel piccolo del quotidiano, quale potrebbe essere un oggetto che ammalia e copre? Uno che è necessario (ma non strettamente), proprio come la fiaba sta al linguaggio parlato. Ecco, ci sembra proprio di averlo trovato: un guanto, manto per l’immaginazione.