I Run-DMC sono stati il primo gruppo nella storia del rap ad aver vinto un disco d’oro. Se sei cresciuto nel Queens, il fatto di poterti esibire in quel tempio della musica che è il Madison Square Garden è già un ottimo risultato. Ma la vera volpe di quel concerto è stato il manager del gruppo, che chiese ed ottenne un posto in prima fila per i vertici dell’Adidas: una delle hit dei Run, infatti, racconta la scalata al successo attraverso un paio di fedelissime sneakers. Così, quando il cantante intonò “My Adidas” facendo roteare la sua sulla testa, nel giro di qualche minuto tutta la platea faceva la stessa cosa. Fu una ricaduta commerciale positiva per tutti: per il brand e per i musicisti.
Il testo di “My Adidas” ci dice però anche un’altra cosa, e cioè che l’abito non sempre fa il monaco: scrivono, ad esempio, che il fatto di indossare le sneakers senza lacci per i sobborghi di New York non faceva di loro dei delinquenti (le scarpe dei galeotti infatti, sono sempre senza lacci). Ancora il “New York Times” racconta che i loro concerti erano un megafono di messaggi positivi, come il fatto di urlare al pubblico giovane di “preferire la scuola alle droghe”. Non dimentichiamo che gli anni ’80 erano quelli dell’AIDS e, l’eroina, il suo volano.
Il termine “sneakers” indica il passo silenzioso di chi si avvicina a qualcuno senza far rumore. Ma quelle dei Run-DMC hanno fatto esattamente il contrario, e lo hanno fatto bene. Ecco perché le nostre scarpe si dissimulano disinvolte sotto forma di prese per il telefono: se questo è il messaggio, attendono solo una chiamata sul palco.