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Teddy Bear è il giocattolo per antonomasia, quello che compare sotto un albero di Natale o che i bambini tengono per mano, in maniera rassicurante. Ha origine però da un cacciatore incallito: si tratta del presidente americano Theodore Roosevelt. Sembra che nel 1902, durante una battuta di caccia, questi si rifiutò di sparare a un orso immobilizzato a un albero; non fu un atto di pietà, piuttosto di orgoglio di cacciatore. Il Washington Post prese la palla al balzo per farne satira politica, giocando sull’indecisione del presidente nelle campagne del Midwest. Qualche giorno dopo, un venditore di caramelle di Brooklyn e sua moglie crearono un orsetto chiamandolo con lo stesso nome del presidente (chiedendo il permesso al depositario del brevetto, ovviamente). Roosevelt acconsentì, pensando che la cosa si sarebbe spenta di lì a poco. Nel 1904, Teddy Bear diventerà la mascotte della campagna elettorale del presidente e i due venditori di caramelle costruiranno un impero sugli animali di peluche.
Roosevelt era l’immagine del condottiero a cavallo, quello che va fiero a caccia con i suoi levrieri, come accadeva nei migliori ritratti equestri. Ai nostri giorni, la ‘pet-strategy’ è parte fondamentale di ogni campagna elettorale: ne sanno qualcosa i gattini su Twitter, o gli agnelli tenuti in braccio nei giorni di aprile. Il tutto, grazie a una vignetta satirica diffusasi alla velocità della luce. Chissà cosa ne penserebbe, oggi, il buon vecchio Roosevelt.