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Il 16 luglio 1661 la banca centrale svedese “Stockholm Banco” emette le prime banconote

Il problema, fondamentalmente, era il peso del rame. Cosa poteva essere, per una persona del Seicento, portare un tallero di rame nelle tasche? Nulla, a vederlo con gli occhi di oggi. Ma il nostro guardaroba è sgombro da corazze, gorgiere e altre scenografie ambulanti; ecco allora che un tallero in rame poteva diventare un problema non banale, soprattutto se paragonato al più leggero e prezioso argento. Abbiamo un po’ scherzato, ma fondamentalmente ciò che spinse la banca svedese a introdurre la carta moneta è qualcosa che non si discosta molto da ciò che vi abbiamo raccontato: un modo per chiudere un derby tra un metallo e l’altro. 

Eppure meno pregiato, non sempre vuol dire meno fortunato: si pensi solo al Mercante di Venezia, dove Bassanio riesce a sposare Porzia proprio perché sceglie un cofanetto in piombo, scartando quelli in oro e in argento.

Ma torniamo in Svezia dove, per qualche tempo, i cittadini di Stoccolma poterono dunque girare con la carta nelle tasche. L’esperimento durò poco: questo sistema portò a stampare e a concedere più prestiti di quanto ci si poteva permettere. Un’illusione di leggerezza (e di risorse infinite) che sicuramente non avrebbe dato il pesante rame. Un po’ come quello che sta succedendo oggi con la moneta digitale, dove quel plus vincente è sempre l’incorporeità. 

Il risultato? Banconote e monete stanno velocemente slittando via. Ma altrettanto potrebbero fare i nostri risparmi: l’incorporeità, come ci insegna questa storia, non sempre paga.

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