Ci fermeremo qui con i refresh di storia. Più gustoso è scrutare ciò che è accaduto da quella mattina in poi con l’ananas, il feticcio più chic che l’Europa si sia mai portata a casa.
Colombo l’incontrò la prima volta a Guadalupe nel 1493 e gli sembrò il frutto più delizioso del mondo; la ribattezzò “piña de Indes” (“pigna delle Indie”, perché era sempre lì che credeva di esser sbarcato). In Europa divenne il passatempo della nobiltà: inglesi e francesi gareggiavano a suon di serre per dimostrare il loro status (notare che era molto costoso mantenerle alle alte temperature per far maturare il frutto). Abbandonarono il giocattolo quando l’ananas cominciò a esser appetibile anche alle classi medie. Negli Stati Uniti, arrivò più o meno con le stesse prerogative, ma divenne presto sinonimo di accoglienza e benessere. In America Latina, poteva essere addirittura affittata al banco della frutta, per impressionare qualcuno in un’occasione importante.
Oggi, sul cappello di Miss Chiquita, non svettano forse delle ananas accanto alle banane? Segno che una certa idea di egemonia associata a questo frutto, forse, è ancora in filigrana. Ogni immagine è una cerniera verso un mondo ‘altro’ di simboli: saremo mai in grado di decrittarli tutti?