Ci pensiamo poche volte, ma il design delle automobili influenza il modo in cui guardiamo e interpretiamo la vita di una città. E il T1, il pulmino Volkswagen nato dall’idea di un commerciante olandese di Maggiolini, è uno di quei casi. Ci hanno insegnato che tutto quello che si appresta a diventare icona deve ancorarsi a pochissimi elementi: un solo nome e un solo uso, ad esempio. Per quanto riguarda il T1, niente sembra calzare con questi presupposti, a partire dal nome: è conosciuto come Bulli in Germania, VW Bus in America e Kombi in Brasile.
Quando fu messo sul mercato, la casa tedesca ne intuì la versatilità di una scatola mobile capace di trasportare cose e persone. Negli Stati Uniti, invece, acquistare un camper Volkswagen significava porsi dall’altra parte della barricata rispetto alle grandi auto sfornate a Detroit, che parlavano di status symbol e di case bianche con staccionate. A quelle auto di rappresentanza, la cultura hippie contraria al Vietnam rispondeva con un motto che potrebbe racchiudersi in “stipati, ma felici” (magari alla volta di un concerto o di una manifestazione).
Alla fine, l’identità è quella che ognuno decide di cucirsi addosso, componendola con quanto si raccoglie nel quotidiano. Motivo per cui, nel nostro omaggio, un bikini, un paio di occhiali da sole e degli elastici per legare i capelli restituiscono la celebre forma. Ma è il simbolo hippie della pace a trovarsi perfettamente a suo agio dove invece dovrebbe esserci il brand Volkswagen. Una mimetizzazione felice, frutto di usi e di idealità; ci avevate fatto caso?