Idrogeno verde e decarbonizzazione
La transizione energetica procede rapida e tutte le principali economie del mondo hanno bisogno di nuove risorse e nuovi vettori per uscire dall’imbuto dell’economia fossile (petrolio, gas e carbone) ed entrare nella nuova era dell’ecosostenibilità.
L’idrogeno, principalmente l’idrogeno verde, cioè ottenuto tramite elettrolisi dell’acqua in speciali celle elettrochimiche a loro volta alimentate da elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili, è considerato un tassello fondamentale nel percorso di decarbonizzazione dell’industria europea, del trasporto pesante e dell’economia nel suo insieme.
La strategia della Commissione europea
L’Europa infatti si è mossa subito e, complessivamente, da qui al 2050, la Commissione europea ha stimato investimenti tra 180 e 470 miliardi di euro per promuovere e rendere efficiente la produzione di idrogeno verde, cioè ottenuto a partire da fonti energetiche rinnovabili.
Come spiegato nel progetto europeo “Refhyne”, questo vettore può anche essere stoccato nelle celle a combustibile, che sono essenzialmente batterie di grandi dimensioni, e utilizzato in modo flessibile in tutti i settori dell’industria, dei trasporti, dell’energia e dell’edilizia, senza la fluttuazione dell’approvvigionamento che si registra quando si usano fonti che dipendono dalle condizioni atmosferiche, quali l’energia eolica e solare.
Il suo utilizzo esteso potrebbe rappresentare un passo fondamentale verso un’Europa climaticamente neutra, obiettivo che l’UE intende raggiungere entro il 2050, ma anche verso l’autonomia energetica, altro target strategico per Bruxelles.
Nei giorni della COP26 di Glasgow, il Belgio e la Germania hanno annunciato due accordi di massima rilevanza globale per l’approvvigionamento dell’idrogeno.
Anversa grande hub europeo per l’idrogeno
Anversa ha firmato un accordo di fornitura di idrogeno green con il Cile, uno dei massimi esportatori a livello mondiale (anche se meno del 30% dell’energia elettrica generata in questo Paese è ottenuta da fonti rinnovabili).
Per rendere possibile il suo commercio internazionale, infrastrutture, porti e logistica sono fattori essenziali.
La storica città portuale belga si candida a diventare uno dei principali porti per il commercio internazionale di idrogeno, con l’obiettivo di alimentare l’industria nazionale e di molti altri Paesi europei.
“L’imminente fusione tra il porto di Anversa e Zeebrugge – ha spiegato su Euractive Jacques Vandermeiren, CEO del porto di Anversa – darà al nuovo porto una posizione di primo piano come hub di importazione per l’idrogeno verde”.
La Germania corteggia gli Emirati Arabi
La Germania, invece, punta ad un accordo con gli Emirati Arabi Uniti, che puntano ad una quota del 25% del mercato mondiale dell’idrogeno entro il 2030.
A tal fine è nata la “Hydrogen Leadership Roadmap” emiratina, mentre Siemens ha costruito il primo impianto solare a idrogeno in Medio Oriente a Dubai lo scorso anno.
Uno studio congiunto emiratino-tedesco sul ruolo dell’idrogeno nella transizione energetica è stato successivamente pubblicato quest’anno e il 4 novembre è stata annunciata una task force congiunta per promuovere la cooperazione sull’idrogeno verde tra i due paesi.
“Gli Emirati Arabi Uniti hanno un grande potenziale per le energie rinnovabili e sono quindi un ottimo partner per la cooperazione nel campo dell’idrogeno e delle tecnologie dell’idrogeno“, ha spiegato Andreas Feicht, segretario di stato del ministero tedesco dell’economia e dell’energia, che ha parlato alla cerimonia della firma.
Il mercato mondiale
Il mercato mondiale dell’idrogeno verde è atteso raggiungere i 445 milioni di euro entro la fine del 2021, ma grazie ad un tasso medio annuo di crescita (Cagr 2021-2027) stimato attorno al +58%, potrebbe raggiungere i 6,8 miliardi di dollari entro i prossimi sei-sette anni, secondo valutazioni BluWave Consulting.