L’Europa si muove verso lo sfruttamento dell’idrogeno su vasta scala, ma lo fa in ordine sparso. Nonostante il lancio della “Hydrogen Roadmap Europe”, programma gestito dalla partnership pubblico privata Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking (FCH JU) e finanziato dall’Unione europea con un budget di 1,33 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, al momento solo un pugno di Paesi membri sta lavorando concretamente alla realizzazione di un’infrastruttura diffusa per l’utilizzo dell’idrogeno come fonte di energia e carburante per trasporti.
Nel suo tentativo di creare la più grande rete di stazioni di ricarica per veicoli a idrogeno (HRS) al mondo, il progetto H2ME (Hydrogen Mobility Europe) sta continuando a testare soluzioni in grado di offrire alternative praticabili e competitive ai combustibili fossili a livello regionale, nazionale e paneuropeo.
Un’iniziativa che ha anche l’obiettivo di aumentare la capacità di competere dell’Unione su un terreno difficile, come quello dell’energia e nello specifico dell’idrogeno, che vede il Giappone candidarsi a leader globale.
Una stazione di rifornimento nel distretto francese di Sarreguemines è recentemente entrata in scena, grazie ai progressi nella dimostrazione della generazione di idrogeno in loco mediante elettrolisi: “Lo scopo era quello di testare la mobilità elettrica in un contesto transfrontaliero nonché convalidare l’affidabilità tecnica di una stazione di gas idrogeno in combinazione con una cella elettrolitica sul campo”.
Con “una capacità giornaliera di 40 kg che copre circa 25 veicoli con pressioni di ricarica di 350-420 bar”, la stazione intende contribuire alla mobilità transfrontaliera dell’idrogeno con la Germania e il Benelux, offrendo la possibilità di rifornire i mezzi di trasporto in pochi minuti e senza inquinare.
Grazie all’elettrolisi e la generazione di prossimità dell’idrogeno, a partire da energia elettrica da fonti rinnovabili, forse questo particolare carburante potrebbe addirittura rivelarsi più economico e sicuramente più pulito del gas naturale.
Secondo uno studio pubblicato da Energy Brainpool nel 2018, grazie agli impianti di nuova concezione, come i Power to Gas (P2G), sfruttando l’energia elettrica eccedente i parchi eolici e solari è possibile alimentari grandi impianti elettrolizzatori che a loro volta consentono la generazione di idrogeno dall’acqua (elettrolisi).
In tal modo è possibile impiegare l’idrogeno per i trasporti a zero emissioni, quindi automobili, autobus, camion e TIR, ma anche treni e aerei equipaggiati con celle a combustibile (fuel-cell).
Entro il 2040 il prezzo dell’idrogeno da elettrolisi potrebbe raggiungere i 2-3 centesimi di euro per KWh, contro i 18 centesimi attuali, secondo stime Energy Brainpool.
Dopo di Sarreguemines, altre stazioni di ricarica dell’idrogeno (HRS) sorgeranno sempre in Francia a Grenoble, Rodez e Nantes, in Germania, in Gran Bretagna e in Scandinavia.
Il progetto H2ME prevede l’utilizzo di una flotta di 1.400 veicoli e l’attivazione di un’infrastruttura di ricarica di 45 stazioni per l’idrogeno.
Un buon traguardo, considerando la concorrenza ancora forte dei combustibili fossili, di quelli alternativi e della mobilità elettrica. Tra i principali ostacoli alla diffusione dell’idrogeno come carburante in Europa ci sono: procedure di autorizzazione vincolate a diversi regolamenti, codici e standard in tutta Europa; sono inoltre necessarie ulteriori ricerca relative alla catena di distribuzione HRS in settori quali la tecnologia di misurazione e i pezzi di ricambio.
Stando agli obiettivi e alle stime proposte dalla FCH nell’“Hydrogen Roadmap Europe”, entro il 2050 l’idrogeno potrebbe arrivare a coprire il 24% della domanda di energia finale in tutta Europa, con ricavi calcolati attorno agli 820 miliardi l’anno, la creazione di 5,4 milioni di nuovi posti di lavoro e il taglio di 560 milioni di tonnellate di CO2 annue e del 15% dell’inquinamento locale dovuto ai trasporti.