L'incontro

Idrogeno ed energia pulita: l’Italia alla ricerca della “formula H” nazionale

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Crippa (Mise): “E’ nostra convinzione che sono già presenti in Italia tutte le risorse necessarie per puntare all’idrogeno da fonti rinnovabili”. Tavolo al Ministero con Fondazione Bruno Kessler, Eni, Enea, Snam, RSE, Fincantieri, Gruppo ESSECO, Hydrogen Park, Istituto per l’innovazione tecnologica di Bolzano.

L’idrogeno potrebbe rappresentare una vera svolta in termini di efficienza energetica e soprattutto di decarbonizzazione della nostra economica da qui al 2030. Se ne parla molto in Europa e anche in Italia. Riuscire a produrre idrogeno in grandi quantità, da fonti rinnovabili e quindi pulite, potrebbe essere uno degli obiettivi dei piani energetici e climatici dell’Unione europea (Ue).
La vera sfida è arrivare a produrlo, come detto, senza inquinare (oggi l’idrogeno in circolazione è ottenuto a partire da combustibili fossili, tipo gas naturale e carbone), a partire da elettrolizzatori che sfruttino elettricità a sua volta generata da impianti eolici e fotovoltaici.

Al G20 Energia di Karuizawa, che si è tenuto in Giappone il 15 e il 16 giugno, nella prefettura di Nagano, si è posta molta attenzione sull’argomento idrogeno in relazione ai piani sulla sostenibilità ambientale e per l’energia pulita di ogni Paese membro. Tokyo sta lavorando ad una strategia dei decarbonizzazione davvero imponente, che mira alla riduzione dell’80% delle emissioni di CO2 a livello nazionale, investendo in tecnologie utili al riciclo del carbonio.
Il Giappone è uno dei Paesi che più crede nell’idrogeno, ma ha capito da tempo che per produrre questa risorsa energetica è necessario proseguire nella ricerca e l’innovazione “clean”, come ad esempio lo studio degli impianti per la cattura e lo stoccaggio della CO2.
Secondo l’IEA, l’Agenzia internazionale dell’energia, continuando a produrre idrogeno in maniera tradizionale (a partire da gas e carbone) significa ancora emettere 900 milioni di tonnellate di anidride carbonica l’anno.
La cattura e lo stoccaggio della CO2 emessa durante la produzione di idrogeno è un ottimo passo in avanti, anche per ulteriori applicazioni in altri settori industriali, nei trasporti e nel campo delle soluzioni per il riscaldamento/raffreddamento degli edifici ad esempio (tre aree, queste, responsabili delle massime emissioni inquinanti a livello globale).
Su quest’ultimo punto, cioè l’utilizzo dell’idrogeno nei settori economici ed industriali più energivori, l’IEA ha pubblicato un nuovo studio dal titolo: “The Future of Hydrogen: Seizing Today’s Opportunities”.

L’Italia vuole capire che se la strada dell’idrogeno sia praticabile e al Ministero dello Sviluppo economico si è tenuto il primo tavolo dedicato alla “formula H” (formula chimica dell’idrogeno), presieduto dal Sottosegretario Davide Crippa, con la partecipazione di Alstom Italia, ENEA, ENI, Environment Park, Fincantieri, Fondazione Bruno Kessler, Gruppo ESSECO, Hydrogen Park, l’Istituto per l’innovazione tecnologica di Bolzano, Industrie De Nora, Sapio, Snam, Solid Power ed RSE.

Si rafforza la nostra convinzione che sono già presenti in Italia tutte le risorse necessarie per puntare all’idrogeno da fonti rinnovabili, anche grazie all’esperienza maturata a livello internazionale da alcune delle società e degli enti coinvolti”, ha dichiarato Crippa.
L’adesione del nostro Paese all’iniziativa “Mission Innovation” del 30 novembre 2015 in occasione della COP 21 di Parigi, impegna l’Italia e gli altri Paesi aderenti a raddoppiare i propri investimenti pubblici per le attività di ricerca e sviluppo di tecnologie “pulite” entro il 2021.  Nell’ambito delle sfide tecnologiche previste ce n’è una proprio sull’idrogeno da fonti rinnovabili. Anche la Commissione europea, con il lancio dell’iniziativa per l’idrogeno dello scorso 18 settembre, ha ribadito che l’idrogeno è in grado di offrire un ampio spettro di applicazioni per l’integrazione nel sistema delle energie rinnovabili”.

Sul tema, il nostro Paese ha già avviato un percorso formale, “che permetterà la definizione di priorità, indirizzi e valutazioni di competitività nel settore delle tecnologie dell’idrogeno”, con l’obiettivo di contribuire efficacemente alle future scelte che verranno assunte, anche per adempiere agli impegni presi in ambito internazionale, tra cui il Protocollo sottoscritto proprio dal Sottosegretario Crippa lo scorso ottobre all’Hydrogen Energy Meeting di Tokyo.
Sia nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima che nel Piano Triennale 2019-2021 della Ricerca di Sistema elettrico – ha sottolineato in una nota ministeriale il Sottosegretario Crippa – abbiamo riservato all’idrogeno ed alla sua filiera un interesse significativo nella prospettiva di progressiva decarbonizzazione. Del resto, anche durante la mia recente missione in Giappone ho avuto modo di constatare che a livello internazionale si sta puntando decisamente sull’idrogeno. Per questo motivo, ho chiesto ai partecipanti al tavolo di lavorare, anche in sinergia tra loro, su progetti e idee progettuali da mettere in campo, che possano permetterci la definizione dei criteri di valutazione dei progetti, e di come questi progetti abbiano una ricaduta sui territori”.

Nel mese di luglio è previsto un nuovo incontro per valutare le idee progettuali proposte dagli enti e dalle società interessate.

L’Europa, infine, ha da tempo pianificato progetti tesi alla ricerca di soluzioni efficienti per lo sfruttamento dell’idrogeno su vasta scala, ma lo fa in ordine sparso. Nonostante il lancio della “Hydrogen Roadmap Europe”, programma gestito dalla partnership pubblico privata Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking (FCH JU) e finanziato dall’Unione europea con un budget di 1,33 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, al momento solo un pugno di Paesi membri sta lavorando concretamente alla realizzazione di un’infrastruttura diffusa per l’utilizzo dell’idrogeno come fonte di energia e carburante per trasporti.
Nel suo tentativo di creare la più grande rete di stazioni di ricarica per veicoli a idrogeno (HRS) al mondo, il progetto H2ME (Hydrogen Mobility Europe) sta continuando a testare soluzioni in grado di offrire alternative praticabili e competitive ai combustibili fossili a livello regionale, nazionale e paneuropeo.

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