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Identità digitale: nel Regno Unito obiettivo 25 milioni di cittadini nel 2020. E in Italia?

Il Regno Unito accelera sull’identità digitale dei cittadini e lancia un programma strategico nazionale per arrivare a 25 milioni di persone munite di credenziali per accedere ai servizi online della PA entro il 2020. Secondo il Financial Times, il Governo di Theresa May vuole accelerare l’accesso via web ai servizi e per questo intende promuovere con più decisione il sistema di identità digitale Gov.uk, il portale unico per l’accesso online ai servizi di 25 ministeri cui fanno capo decine di agenzie governative ognuna delle quali fornisce servizi in rete per le sue specifiche competenze.

Il quadro nel Regno Unito

Al momento, circa un milione di persone sono registrate per accedere al portale unico Gov.uk Verify, online da 9 mesi, per permettere la verifica dell’identità online dei cittadini che vogliono accedere ai servizi fra cui ad esempio l’accesso al credito, il rinnovo della patente e la consultazione della situazione pensionistica.

L’ambizioso obiettivo del Governo è portare entro il 2020 almeno 25 milioni di cittadini sulla piattaforma, pari alla metà della popolazione adulta del paese.

Per raggiungere questo scopo è necessario un sistema che garantisca l’identità digitale e il Governo britannico ne è consapevole, anche se l’Agenzia governativa che si occupa della strategia digitale (Government Digital Service) ha avuto qualche problema da quando è stata lanciata nel 2015 con una dotazione di 450 milioni di sterline, ad esempio la necessità di rinunciare a marzo del 2015 al sistema tecnologico per la gestione delle richieste di sovvenzione degli agricoltori per tornare al vecchio sistema delle richieste cartacee.

Il ministro Ben Gummer dirà oggi che il nuovo piano è destinato a trasformare il rapporto fra cittadini e stato, e nel contempo proporrà un nuovo sistema per la gestione online del sistema fiscale, per digitalizzare la dichiarazione dei redditi.

Gummer dirà inoltre che l’obiettivo del governo è raggiungere il 90% delle richieste di rinnovo del passaporto online entro il 2020, e il 75% delle risposte per il censimento del 2021 via web, a fronte del 16,1% delle risposte online raccolte nell’ultimo censimento del 2011.

E in Italia?

Il piano digitale di Londra può servire da pietra di paragone per l’Italia, dove per saperne di più sulle linee strategiche si attende il piano triennale dell’Agid, più volte annunciato e che dovrebbe arrivare “a breve”, per conoscere le priorità che si è dato il Governo attraverso il Team di trasformazione digitale soprattutto in materia di programmazione economica sul digitale.

Nel nostro paese, lo SPID (Sistema pubblico di Identità digitale) ha raggiunto quota 1.136.704 credenziali richieste dai cittadini, più che nel Regno Unito. L’obiettivo del governo italiano era di raggiungere 3 milioni di identità digitali entro il 2016, la speranza è che quest’anno si possa recuperare il terreno anche facendo leva sull’adozione del sistema da parte dei dipendenti grandi aziende.

Da noi, però, diversamente dal Regno Unito – dove Gov.uk è già attivo – il portale unico di accesso ai servizi della PA, vale a dire Italia Login, non c’è ancora, in attesa che tutte le amministrazioni sposino il paradigma Spid e offrano servizi Spid-ready necessari.  Senza dimenticare la necessità di procedere nella fase operativa dell’Anagrafe Unica, nel quale tutti i cittadini dovranno confluire per ottenere il cosiddetto ‘domicilio digitale’ previsto dal nuovo CAD.

Secondo il Piano Crescita Digitale 2014-2020, Italia Login dovrebbe diventare realtà nel 2017, a fronte di un fabbisogno complessivo stimato in 750 milioni di euro, raccogliendo in un unico portale (la casa del cittadino) tutti i servizi digitali della PA accessibili da un unico luogo tramite Spid.

Per ora i servizi pubblici online sono accessibili dai diversi siti comunali e degli enti statali che li erogano in base a modalità diverse a seconda del grado di digitalizzazione delle diverse amministrazioni. L’obiettivo è arrivare ad uno standard univoco in tempi stretti.

Un ostacolo per raggiungere gli obiettivi del Piano Crescita Digitale è lo stallo in cui si trova il progetto di Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (Anpr), da più di un anno ferma alla fase pilota.

A quando lo sblocco?

Rischio ritardi a cascata

Intanto, c’è da dire che lo slittamento dell’Anagrafe Unica rischia di creare a cascata altri ritardi nella realizzazione di altri progetti digitali del Governo che dovrebbero avanzare di pari passo, contenuti nel Nuovo Cad, fra cui in particolare il domicilio digitale (per l’abolizione della carta nelle comunicazioni fra PA e cittadino) e Italia Login, il portale unico, accessibile via SPID, che promette l’accesso da un unico punto a tutti i servizi online della PA. Secondo i piani del Governo, Italia Login dovrebbe essere pronto entro il 2017. Ma gran parte dei servizi online sono legati all’Anagrafe Unica e alla presenza di servizi online disponibili nella PA, che per ora sono presenti a macchia di leopardo.

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