Il peso dell’IA sui lavoratori, lo studio dei parlamentari britannici
SCARICA IL NUOVO RAPPORTO APPG “THE NEW FRONTIER: ARTIFICIAL INTELLIGENCE AT WORK”
Sono mesi o forse anni che si sente parlare del rapporto poco chiaro e piuttosto insidioso che si potrebbe instaurare tra intelligenza artificiale (IA) e mondo del lavoro.
Dal Regno Unito arriva la notizia di un nuovo studio, dal titolo “The New Frontier: Artificial Intelligence at Work“, portata avanti da un gruppo di parlamentari britannici, l’APPG (All-Party Parliamentary Groups), che ha come obiettivo la valutazione dell’impiego dell’IA nel controllo e nella definizione degli obiettivi dei lavoratori.
Secondo il documento, di cui sono riportati i risultati sul quotidiano The Guardian, l’algoritmo alla base di questo rapporto IA-mondo del lavoro potrebbe causare forti stati di stress nei dipendenti e nei casi peggiori danni alla salute mentale.
Clive Lewis, membro laburista dell’APPG, ha dichiarato: “Il nostro Rapporto mostra perché il governo deve presentare proposte solide per la regolamentazione dell’IA e con quali obiettivi. Ci sono evidenti lacune nella regolamentazione in questione, a livello individuale e aziendale, che stanno danneggiando le persone e le comunità in tutto il Paese”.
Chiesta una regolamentazione chiara ed efficace
Per questo è invocata una nuova legge che regoli l’impiego di queste tecnologie nella valutazione del rendimento degli impiegati, ad esempio alle casse dei supermercati,e nello stabilire la tempistica degli ordini, nel caso di trasporto e consegne merci.
I lavoratori, secondo quanto riportato dal quotidiano, sarebbero sottoposti a forte stress per una prestazione che non è mai abbastanza adeguata agli alti standard dettati dall’algoritmo, che impone ritmi di lavoro considerati troppo elevati.
L’IA deve mettere al centro la persona e le sue proprietà
L’uso delle tecnologie di sorveglianza, monitoraggio e gestione dei lavoratori è notevolmente aumentato durante la pandemia di Covid-19, per questo serve una legislazione adeguata che faccia in modo che l’IA metta sempre la persona al centro e non il contrario.
L’APGG chiede che la norma sia in grado di favorire la collaborazione tra IA e lavoratori, con questi ultimi chiamati a dire la loro anche nella fase di progettazione e sviluppo del software, perché poi queste tecnologie vanno ad incidere direttamente e profondamente sullo svolgimento del lavoro degli impiegati stessi e sulle loro vite.
Chiede inoltre che gli stessi dati siano condivisi tra azienda e lavoratori, perché altrimenti si perde la consapevolezza dell’importanza di quali e quante informazioni siano elaborate dall’algoritmo, molte delle quali riguardano le persone e il modo in cui esse svolgono il proprio lavoro (comprese pause e permessi).
Altra richiesta è l’ampliamento delle funzioni del nuovo organismo per la regolamentazione della transizione digitale in Gran Bretagna, il Digital Regulation Cooperation Forum, che avrà il compito di introdurre le linee guida per l’impiego dell’IA nel mondo del lavoro.