Nuovo accordo UE-USA
Un fiume di parole ha accompagnato l’ascesa di ChagtGPT e dell’intelligenza artificiale generativa in tutto il mondo. Siamo arrivati anche a dire che il 2023 è l’anno dell’intelligenza artificiale (IA). Da qui in poi questa tecnologia cambierà per sempre il modo in cui si fa business, impresa, mercato, industria, ricerca e non solo.
Lo stesso concetto di amministrazione pubblica, di bene comune e di pace, sarà definito dall’IA, così come il suo contrario, la guerra.
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e la Direzione generale per le reti di comunicazione, i contenuti e la tecnologia (DG CONNECT) della Commissione europea hanno firmato un “Administrative Arrangement on Artificial Intelligence for the Public Good” in una cerimonia virtuale tenutasi contemporaneamente alla Casa Bianca di Washington e alla DG CONNECT di Bruxelles.
Il documento, firmato in Europa da Roberto Viola, Direttore Generale della DG CONNECT, e negli Stati Uniti da Jose W. Fernandez, Sottosegretario di Stato per la Crescita economica, l’energia e l’ambiente, è finalizzato a rafforzare la collaborazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti americani in diverse settori, tra cui: privacy, contrasto ai cambiamenti climatici, medicina e salute, ottimizzazione della rete elettrica, preparazione ai disastri e al pronto intervento in situazioni di emergenza.
Un segmento di impiego di particolare interesse è stato l’agricoltura. Qui la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione di soluzioni di intelligenza artificiale potrebbe favorire una migliore resa dei terreni, una più efficace lotta ai parassiti, un uso più razionale dell’acqua e dei pesticidi/fertilizzanti.
Un mondo diviso dall’IA
Ma l’accordo siglato in virtuale parla anche di altro. Per consentire a questo settore tecnologico di così grande impatto su molte industrie e interi settori economici di ogni Paese, di crescere e prosperare, è necessario condividere risorse, strumenti e risultati con altri partner. Ma non chiunque: “con tutti coloro che condividono con noi valori comuni e una stessa visione del mondo”, è letto nel comunicato con cui è stata annunciata l’iniziativa Ue-Usa.
Un punto chiave nella nuova fase della post globalizzazione del pianeta.
“L’intelligenza artificiale è il futuro… Chi diventa leader in questa sfera diventerà il dominatore del mondo”, ha dichiarato Vladimir Putin, parlando davanti a un gruppo di studenti e giornalisti russi nel settembre 2017.
Tre giorni dopo, Elon Musk, fondatore di SpaceX e Tesla, è andato ben oltre in un tweet: “La competizione per la superiorità dell’IA a livello nazionale sarà molto probabilmente la causa della terza guerra mondiale”.
Questa tecnologia corre troppo velocemente per la diplomazia e le autorità regolatorie e questo la caratterizza anche come potente arma economica, politica e presto militare. Non sarà l’unica, ma è quella su cui si stanno concentrando le attenzioni di tutti.
Secondo Nicolas Miaihe, imprenditore francese e fondatore di The Future Society, l’IA contribuirà a determinare l’ordine internazionale per i decenni a venire, accentuando e accelerando le dinamiche di un vecchio ciclo in cui tecnologia e potere si rafforzano a vicenda.
È per questo che gli Stati più forti economicamente e politicamente al mondo si servono delle grandi multinazionali tecnologiche o Big Tech per creare delle aree di influenza/egemonia tecnologica sempre più vaste: per esercitare un potere effettivo su aree sempre più grandi del cyberspace (ma spesso parliamo anche di aree geografiche reali, perché sono gli Stati oggi a definire la propria dimensione cyber), caratterizzate da crescente disuguaglianza tra potere centrale e regioni amministrate, per attuare progetti politici attraverso diverse forme di influenza economica, istituzionale e ideologica.
Una corsa del mercato software IA che varrà 1.000 miliardi di dollari tra 10 anni
Il mercato globale delle tecnologie software di intelligenza artificiale potrebbe raggiungere i 1.100 miliardi di dollari di valore entro il 2032 (dai 132 miliardi di dollari stimati per il 2022), con un tasso di crescita medio annuo (Cagr 2022-2032) del 23% circa.
I driver del mercato mondiale dei software IA saranno diversi secondo il Rapporto di Precedence Research: per il potenziamento dell’internet of things, per l’accelerazione dei servizi bancari, finanziari e assicurativi, per le auto a guida autonoma, la robotica industriale e i videogame, ma anche nelle telecomunicazioni, nei media e nell’assistenza sanitaria.
Un mercato che crescerà molto rapidamente e che già porta su di sé i segni delle tensioni geopolitiche internazionali, con una quota del 43% del fatturato mondiale di questo settore nelle mani degli USA, seguiti dalla Cina con un 25% e dall’Unione europea con un 18,5%.
La geopolitica dell’IA
I potentati digitali americano e cinese probabilmente domineranno la geopolitica dell’intelligenza artificiale negli anni a venire. Se l’Europa vuole ambire ad una propria sovranità digitale, dovrà raddoppiare gli sforzi e gli investimenti, evitando quella che in molti hanno definito “cyber-vassalizzazione” dell’Unione.
Con l’arrivo dell’IA Act, l’Unione europea cerca comunque di dare un quadro di regole omogeneo ed efficace per rendere l’impiego dell’intelligenza artificiale più sicuro, più controllato, in una parola più etico. Servono delle regole e delle responsabilità per poter sviluppare un mercato e un contesto di applicazioni. I diritti individuali e democratici, in poche parole, vanno tutelati e soprattutto vanno rispettati da chiunque fornisca soluzioni di IA. Su questo l’Europa sta forse facendo il lavoro migliore al livello mondiale, proprio grazie all’impegno della DG Connect di Viola.
Siamo (di nuovo) alla logica dei blocchi? Grandi aree di influenza economico, politica, finanziaria e tecnologica che tentano di estendersi su scala globale? L’IA favorirà o meno questo ipotetico processo? Favorirà la centralizzazione delle risorse e del potere decisionale?
Con l’intelligenza artificiale sicuramente si sta assistendo ad una forte convergenza di dati, di capacità di apprendimento da parte delle macchine e di capacità di calcolo ad alte prestazioni. L’IA di per sé non è nè buona, né cattiva, ma dietro di essa si nascondono ancora entità statali, centri di ricerca di grande rilevanza industriale che progettano e testano nuovi agli algoritmi con finalità non del tutto scevre da interessi politici particolari.
Come ha scritto qualche anno fa Nicolas Miaihe in un lungo articolo dedicato alla geopolitica dell’IA, “per Lo sviluppo dell’IA e il suo utilizzo mondiale è costitutivo un tipo di potere che consente, con mezzi non coercitivi, di influenzare il comportamento degli attori o addirittura la definizione dei loro interessi”.
Come suggerisce l’economista americano, Fred Bergsten, in un articolo pubblicato su formiche.net che parla proprio di blocchi: “Dobbiamo, e in questo includo l’Italia, creare programmi simili e coordinati, che non discriminano tra aziende che operano da questa o quella sponda dell’Atlantico, e spingerci fino al mettere in comune le nostre risorse. Evitare qualunque confronto tra noi mentre affrontiamo la sfida principale, che è la Cina“.
Il summit di Cannes
È per tutto questo e molto altro che assume un certo rilievo la manifestazione che si svolgerà in Francia dal 9 all’11 febbraio 2023 dal titolo World AI Cannes Festival.
Un appuntamento tra i più rilevanti del settore tech dedicato esclusivamente all’intelligenza artificiale, i suoi impieghi presenti e futuri, i suoi campioni locali e internazionali, con le più avveniristiche applicazioni in campo economico, industriale, finanziario e sociale.
Solo per fare alcuni esempi, parteciperanno alcuni tra i principali top player del settore a livello mondiale, tra cui: Meta AI, Morgan Chase AI Research, Lufthansa, Uber, Mastercard, Siemens, Ikea, Allianz, Amazon, Novartis, Walt Disney Company, Unilever, Sony, Ubisoft, IBM, OVH Cloud, BBC, AMD, Renault, ARM, Schneider Electric, Volvo, Huawei, Intel, HP, Hitachi.