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IA, nel Regno Unito vale 3,7 miliardi di sterline e 50 mila posti di lavoro. Poche regole, Londra preferisce il laissez-faire

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Meno regole e più mercato per l’IA britannica, ma è la strada giusta?

In Gran Bretagna il dipartimento per la Scienza, l’innovazione e la tecnologia (Dsit) ha stimato che l’intelligenza artificiale (IA) ha contribuito all’economia nazionale con 3,7 miliardi di sterline (circa 4,6 miliardi di dollari), impiegando più di 50 mila persone.

Uno scenario in divenire, ma ricco di opportunità per le imprese del settore, che ha suggerito al Governo di Londra di evitare piani di regolamentazione troppo rigidi, che potrebbero limitare gli sviluppi futuri della tecnologia in diversi ambiti economici e non solo (tra cui quelli militari).

Il segretario di Stato per la Scienza, l’innovazione e la tecnologia, Michelle Donelan, ha spiegato in un white paper dedicato che l’intelligenza artificiale è una risorsa nazionale, che nel Paese c’è la necessità di sviluppare nuovi supercomputer che la dovranno supportare e che servono nuove competenze, per le quali il Governo investirà 120 milioni di sterline per formare nuovi ricercatori ed esperti.

Previsto anche un nuovo sandbox, per il quale, però, non sono disponibili che 2 milioni di sterline, un po’ poco è stato fatto notare da Martyn Warwick, di TelecomTV, soprattutto perché il nuovo ambiente di sperimentazione dell’IA servirebbe anche a ragionare su che tipo di regolamentazione sia necessaria con questa tecnologia innovativa.

Il punto dolente sono proprio le regole, però, che non sembrano piacere tanto ne alle società che hanno sviluppato le più recenti IA, ne agli investitori. In teoria, le regole, se ben studiate, servono a far funzionare meglio un sistema, un mercato, un qualsiasi ambito in cui la società fa esperienza di nuovi prodotti e/o servizi. Non sono dei limiti fastidiosi, al contrario, sono dei punti di riferimento per muoversi con sicurezza e gestire il cambiamento, tutelando i cittadini.

Scarso monitoraggio e controllo, che fine farà l’IA nel Regno Unito?

Al momento Londra ha deciso che in Gran Bretagna non ci sarà un regolatore unico per l’IA, ma semplicemente se ne occuperanno le Autorità preesistenti, tra cui l’Antitrust, la Commission per i diritti umani e l’Health and Safety Executive, un osservatorio governativo indipendente sulla salute, la sicurezza sul lavoro e le malattie professionali.

Di fatto ognuno procederà per conto proprio sull’argomento, senza coordinarsi, studiando l’IA nel proprio ambito di competenza e valutandone eventualmente le criticità caso per caso.

Il Dsit raccoglierà comunque indicazioni fondamentali su questa tecnologia ed il suo utilizzo fino al 21 giugno tramite consultazione pubblica. Il rischio che molti temono è che di fatto nel Regno Unito si lasci che l’IA sia sperimentata in maniera libera, senza regole, senza vigilanza e monitoraggio particolari, attendendo gli sviluppi futuri.

Nel mondo, al contrario, sono in tanti a preoccuparsi che forse sarebbe il caso di controllare con maggiore attenzione gli sviluppi di questa tecnologia, non futuri, ma attuali.

Il caso ChatGPT è solo l’ultimo. La scorsa settimana è stata pubblicata una lettera aperta firmata da Elon Musk e altri 1.000 fra ricercatori e manager, in cui si chiede uno stop o una moratoria dei governi per evitare il tanto temuto ‘scenario Terminator’ e consentire così lo sviluppo di protocolli di sicurezza condivisi.

Nella lettera si chiede: “L’intelligenza artificiale pone profondi rischi per la società e l’umanità” e per questo “servirebbe una pausa di almeno sei mesi nell’addestramento dei sistemi più avanzati”.

In Italia il Garante per la protezione dei dati personali ha di fatto fermato ChatGPT, almeno fino a quando non sarà chiaro ed evidente il rispetto della privacy dei cittadini utenti di questo servizio.

Problemi e criticità sottodimensionati dal Governo di Londra

L’Ada Lovelace Institute ha criticato l’impostazione del Governo britannico, perché sottodimensiona il problema dell’IA e sottovaluta gli effetti sociali e non solo di questa tecnologia.

Di fatto, la Gran Bretagna sembra voler evitare ogni parola d’ordine troppo critica nei confronti dell’IA, per non spaventare il mercato e gli investitori: “Un approccio che solleva molte più domande rispetto alle risposte che offre sul tema IA”, spiegano dall’Istituto Ada, “senza nessuna indicazione di base per le Autorità che si occuperanno di questa tecnologia”.

Secondo stime del dipartimento del Commercio americano, il mercato dell’IA nel Regno Unito potrebbe raggiungere e superare un trilione di dollari di valore entro il 2035, il doppio della Francia, della Germania e del resto d’Europa messi assieme. Praticamente la Gran Bretagna è il terzo mercato al mondo per l’IA, dopo gli Stati Uniti e la Cina, e questo qualcosa vorrà pur dire in questa storia.

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