Al World Economic Forum di quest’anno la scena è stata rubata soprattutto dall’intelligenza artificiale (IA), che ha preso il sopravvento sulla blockchain a Davos. La maggior parte dei panel è stata dedicata all’IA, oltre che alla trade/tech war tra Usa e Cina. L’85% degli amministratori delegati delle corporation ritiene che l’intelligenza artificiale e il machine learning applicati a enormi serie di dati cambieranno radicalmente il giro d’affari nei prossimi cinque anni, secondo il rapporto di PwC. Ma quando è stato chiesto loro se l’IA cancellerà più posti di lavoro di quanti ne possa creare, i ceo non hanno ancora una posizione netta: il 49% pensa sì, il 41% no e il 10% non lo sa.
Chi avrà la supremazia mondiale sull’intelligenza artificiale? La sfida è sempre tra Cina e Usa. Perché? Anche per un motivo banale. Se l’IA è l’applicazione delle nuove tecnologie a una massa di dati per riuscire ad elaborare i dati e a sviluppare dei programmi che anticipano i ragionamenti degli esseri umani, lo Stato che possiede più dati può accelerare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. E chi oggi ha a disposizione 1 miliardo di dati al giorno? La Cina.
Ma la nuova sfida per tutti i Paesi è valutare l’introduzione di un codice etico per lo sviluppo e l’applicazione dell’IA, in particolare nel settore finanziario: questo è stato un tema molto discusso al Wef 2019. “Le decisioni prese dall’intelligenza artificiale devono essere spiegate, trasparenti ed eque per i consumatori”, ecco il messaggio inviato da Davos.
Codice etico per l’intelligenza artificiale?
L’Europa, giustamente, sta lavorando a un codice etico per l’intelligenza artificiale. L’obiettivo è tutelare i cittadini dall’uso improprio delle tecnologie digitali intelligenti e definisce in che modo gli sviluppatori e gli utenti possono assicurare che l’IA rispetti i diritti fondamentali delle persone e i principi delle nostre società e come l’intelligenza artificiale possa essere resa tecnicamente solida e affidabile. L’obiettivo è di massimizzare i benefici dell’IA minimizzando i rischi, compito molto difficile da raggiungere. Per fare ciò è necessario mantenere un approccio all’intelligenza artificiale centrato sull’uomo, sui benefici che potremo avere come esseri umani e come collettività. L’uomo ha creato uno scenario del tutto inedito che pone a se stesso sfide dalle quali potrebbe avere enormi vantaggi anche nella gestione delle grandi emergenze mondiali e nell’affrontare le crisi che nascono dallo sfruttamento delle risorse naturali e dal degrado dell’ambiente. Allo stesso tempo, in queste sfide l’essere umano potrebbe risultare sconfitto fino a perdere la guida del mondo e del suo ecosistema. “Per evitare che questo possa accadere occorr”, come ha scritto Elon Musk, “regolamentare l’intelligenza artificiale e i robot, come facciamo con il cibo, con le medicine, con le auto e gli aerei. I rischi per le persone richiedono regolamentazioni”. Regole e consapevolezza, sono elementi imprescindibili sia per l’IA sia per la privacy, per esempio.
Privacy first
Su questo tema l’Ue ha dato vita al GDPR, che ora è diventato un modello di riferimento in quasi tutto il mondo. E dopo il disastroso 2018 caratterizzato dai gravi datagate, che stanno continuando anche nel 2019 soprattutto con Facebook, i ceo dei principali giganti del web hanno iniziato a “fare marketing sulla privacy”. A Davos è stata la volta del ceo di Microsoft, Satya Nadella (vedi l’intervento), che ha sottolineato l’importanza e il tempismo del Regolamento europeo per la protezione dei dati personali: “Il mio punto di vista”, ha detto Nadella, “è che si tratta di un ottimo punto di partenza verso l’idea di considerare la privacy un diritto umano. Spero che negli Stati Uniti venga approvato presto qualcosa del genere e che tutto il mondo converga verso questo standard comune”. Secondo Nadella la posizione di default di tutte le aziende e i governi deve essere che le persone sono i possessori dei propri dati.
La sua presa di posizione arriva dopo quella di Tim Cook, ceo di Apple: anche a lui piace il GDPR, invoca una legge simile negli Usa e ha proposto una modalità che consenta agli utenti di cancellare online i propri dati nelle mani dei ‘data broker’. La socità guidata da Cook è stata la prima a capire che ‘Privacy first’ è la parola chiave del 2019 per riconquistare la fiducia degli utenti. Così al Ces di Las Vegas l’azienda di Cupertino, non presente come suo solito alla kermesse, si è fatto comunque notare con una maxi-pubblicità sul padiglione di Google e sul suo smart speaker Google Home: “Quello che succede sul tuo iPhone resta sul tuo iPhone”, con richiamo al motto “What happens in Vegas, stays in Vegas”.
Fintech, basta rivalità con le banche
Infine, l’ultimo dei 4 temi più discussi al Wef 2019 sono le Fintech e la continua rivalità con le banche. Il settore dei pagamenti mobili è uno dei settori più dinamici nei servizi finanziari e continuerà ad evolversi anche nel 2019, spinto dalle innovazioni tecnologiche sviluppate sia dagli istituti bancari sia dall’aziende del settore FinTech. Ecco la soluzione emersa dal Forum: dichiarare cessata la “guerra” tra Fintech e istituti bancari e avviare e consolidare una partnership. Ci sembra la strada migliore da percorrere perché le banche hanno il riconoscimento del marchio, la conoscenza del settore e una base di clienti su larga scala. Le Fintech hanno tecnologie dirompenti e agilità.