Il ministro Giorgetti attiva il Fondo IA e blockchain
Esser capaci di innovare e la premessa per migliorare il livello di competitività del nostro sistema produttivo. Su questo si basa il decreto attuativo firmato dal ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che avvia il Fondo per lo sviluppo di progetti di blockchain, intelligenza artificiale (IA) e internet delle cose (Internet of Things, IoT) annunciato ormai due anni or sono (Legge di Bilancio 2019).
Obiettivo del provvedimento è rendere operativo il Fondo per promuovere e facilitare l’attività progettuale relativa alla ricerca e l’innovazione legata al programma Transizione 4.0.
Il passo successivo è stabilire, in un nuovo decreto, tempi e modalità di accesso alle risorse tramite agevolazioni.
Favorire innovazione al Sud
Il Mise punta molto sul trasferimento tecnologico dal mondo della ricerca a quello delle aziende, incentivando la sperimentazione e l’impiego sempre più diffuso di soluzioni che prevedano l’IA, l’IoT e la blockchain.
Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, in prima applicazione del provvedimento saranno avvantaggiate per l’accesso alle agevolazioni le regioni del Sud Italia (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna).
Le agevolazioni saranno erogate tramite sportello dopo un’attenta valutazione e allo stesso tempo il Fondo in questione potrà attivarsi anche tramite appalti pre-commerciali e appalti pubblici di soluzioni innovative.
I progetti che saranno ammessi
Di seguito un riassunto schematico delle tipologie di progetti che potrebbero rientrare negli obiettivi del programma di investimenti:
a) progetti di ricerca e innovazione da realizzare in Italia ad opera di soggetti pubblici e privati, anche esteri, nelle aree strategiche per lo sviluppo dell’IA, della blockchain e dell’IoT, funzionali alla competitività del paese;
b) sfide competitive per il raggiungimento di specifici obiettivi tecnologici e applicativi;
c) il supporto operativo ed amministrativo alla realizzazione di quanto previsto ai punti precedenti, al fine di valorizzarne i risultati e favorire il loro trasferimento verso il sistema economico produttivo, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese.
Tutto qui?
L’intelligenza artificiale è una delle tecnologie considerate strategiche dall’Unione europea e dai principali partner dell’Italia. Tanto per fare un esempio, la Germania ha annunciato investimenti iniziali per 600 milioni di euro solo per il 2020.
La Francia ha stabilito ad ottobre un piano di investimenti di circa 800 milioni di euro per l’IA integrata nella robotica e nei sistemi industriali.
La Commissione europea ha stabilito che gli investimenti in intelligenza artificiale saranno di almeno un miliardo di euro all’anno.
La vicepresidente della Commissione europea, Margrethe Vestager, ha dichiarato che è fondamentale mobilitare ulteriori fondi e investimenti privati negli Stati membri: “e raggiungere così un volume annuale di investimenti di 20 miliardi di euro nel giro dei prossimi dieci anni“.
Basterebbero questi pochi dati per rendere l’azione del nostro Governo piuttosto debole su un tema così centrale per l’innovazione, lo sviluppo e la crescita del Paese.
Ricerca e competenze, il grande gap
Non solo, perchè il problema non è prettamente economico e finanziario, ma anche di competenze. Sappiamo utilizzare queste tecnologie? E se sì chi è in grado? Possiamo allargare questa base di lavoratori skillati?
Per introdurre l’IA nel ciclo produttivo di un Paese servono skill ICT adeguati. Prendendo sempre la Germania come partner di riferimento, qui il 35% degli adulti hanno le giuste competenze, contro il 26% dell’Italia.
Il nostro Paese investe in ricerca solo l’1,45% del PIL, contro il 3,17% della Germania e i nostri ricercatori attivi nel campo dell’IA non superano le 740 unità, contro i 2.660 della Germania.