“Se non si utilizza subito il voto telematico per i deputati e senatori in quarantena o in isolamento si rischia la paralisi del Parlamento, qualora dovesse peggiorare la curva epidemiologica, e si crea uno squilibrio istituzionale, perché il Governo è e sarà, invece, in grado di riunirsi e di portare avanti l’attività esecutiva”.
Questo l’allarme lanciato, nell’intervista a Key4biz, da Stefano Ceccanti, deputato PD, costituzionalista, e primo firmatario della proposta di modifica dell’articolo 48 del regolamento della Camera per consentire la “partecipazione ai lavori parlamentari e l’esercizio del voto secondo procedure telematiche” sia in Commissione sia in Aula per i deputati in quarantena. Al momento sono una ventina i componenti della Camera risultati positivi e diversi colleghi in quarantena fiduciaria.
Il testo della proposta per introdurre il voto telematico fino alla fine dell’emergenza Covid per i deputati in quarantena o isolamento
“L’Ufficio di Presidenza determina, con propria deliberazione, i casi in cui, in ragione di particolari circostanze che impediscano ai deputati lo svolgimento della funzione parlamentare in presenza, possono essere autorizzati la partecipazione alle sedute dell’Assemblea, delle Giunte e delle Commissioni e l’esercizio del voto secondo procedure telematiche che assicurino la personalità, la libertà e la sicurezza del voto”, così recita il primo articolo della proposta per introdurre alla Camera dei deputati il voto telematico, a determinate condizioni.
“La possibilità del voto a distanza può essere valida fino alla fine dell’emergenza sanitaria, ossia fino al 31 gennaio 2021”, osserva ancora Ceccanti.
Infatti, nel testo della proposta si legge:
“L’Ufficio di Presidenza, verificate le condizioni di cui al comma 1, autorizza i deputati che ne fanno richiesta specificando i voti e il periodo di tempo in cui il voto può essere espresso secondo le procedure telematiche di cui al comma 1”.
Perché la necessità del voto telematico durante l’emergenza sanitaria, come rispettare i quorum costituzionali per alcuni voti?
“Il primo problema”, continua Stefano Ceccanti, “sono i quorum costituzionali”, previsti per l’approvazione di alcune leggi, “come votare almeno in 316 alla Camera e 161 al Senato per l’approvazione del debito”.
“Inoltre, giovedì non possiamo votare le modifiche all’ultimo Dpcm, a causa dell’assenza di molti colleghi deputati. Così la Camera ascolterà il Governo sul Dpcm, ma non è in grado di votare risoluzioni che chiedano eventuali cambiamenti. Se l’opposizione non è d’accordo al voto telematico, si rischia di paralizzare l’attività del Parlamento”, ha concluso il deputato dem.
E gli altri Parlamenti europei?
Per Ceccanti e gli oltre 100 deputati firmatari della proposta per il voto a distanza in tempo di Covid, il modello è quello del Parlamento spagnolo, britannico e della Polonia, che hanno già adottato la soluzione digitale per impedire l’assenza dei parlamentari al voto in Aula durante la pandemia.
Gli altri parlamenti hanno, invece, preferito ridurre il numero dei componenti in aula, garantendo sempre la rappresentatività dei gruppi parlamentari.
Ma questa scelta non è risolutiva per le votazioni in cui è previsto il quorum e la prima vera sfida per il Parlamento italiano è la votazione alla legge di Bilancio, a partire da novembre.
Il Parlamento europeo ha votato diverse volte in modalità telematica durante l’emergena sanitaria, ma l’istituzione europea non è paragonabile al Parlamento italiano.
La Camera dei deputati al lavoro sul voto telematico
La Camera dei deputati è al lavoro per trovare la soluzione tecnologica in-house migliore, a prova di privacy e di cybersecurity, per garantire la “personalità, la libertà e la sicurezza del voto” a distanza, mentre il Senato della Repubblica ci risulta “meno attivo” sulla problematica.
Ma prima che gli esperti di informatica della Camera realizzino la soluzione digitale per il voto a distanza, è necessaria prima la scelta politica.
Alla proposta Ceccanti è favorevole la maggioranza, tranne Italia Viva e in disaccordo sono le opposizioni, ad eccezione di Mara Carfagna e Idea-Cambiamo: per Fratelli d’Italia e Lega continuare con il voto in presenza può essere una buona occasione per far mancare voti decisivi ai provvedimenti del Governo.
Vanessa Cattoi ha ricordato che la Lega “non è favorevole all’introduzione del voto a distanza, in quanto si è profondamente convinti che l’essenza del mandato parlamentare risieda anche nella partecipazione diretta alle discussioni parlamentari”. In ogni caso, secondo Cattoi è necessario che “la decisione politica sul tema del voto a distanza sia rimessa ai vertici dei gruppi”.
Ministro D’Incà: “Favorevole a voto a distanza per parlamentari in quarantena”
“È chiaro che bisognerà prendere in considerazione, a mio avviso, l’adozione di altri strumenti per permettere ai parlamentari quarantenati di votare a distanza. Credo ci siano delle resistenze, anche da parte mia, perche’ dobbiamo in qualche maniera salvaguardare il fatto che il parlamento possa sempre ritrovarsi. E il parlamento deve essere sempre centrale nel nostro Paese. Soltanto per lo stato di emergenza si puo’ arrivare ad un voto a distanza”. Questa la posizione del ministro per i rapporti con il Parlamento e le Riforme Federico D’Incà (M5S) espressa a Radio Cusano Campus.
Il presidente della Camera, Roberto Fico: “Avviare da subito lavoro istruttorio per voto telematico, anche in vista della legge di Bilancio”
A delineare un possibile percorso è stato lo stesso Fico, che ha confermato che il tema del voto a distanza sarà oggetto di trattazione istruttoria da parte della Giunta in sede plenaria, ma da riunire in via informale, anche procedendo ad eventuali specifiche attivitò conoscitive sempre a carattere informale.
Il presidente della Camera, si legge scorrendo i resoconti della seduta della Giunta, ha spiegato di ritenere che la discussione “non possa riguardare indistintamente tutte le attività parlamentari e in ogni caso dovrebbe riferirsi a casi specificamente individuati connessi a situazioni di estrema difficoltà nell’esercizio delle funzioni parlamentari, verosimilmente connesse sempre a situazioni di straordinaria emergenza; in questo quadro potranno essere valutate tutte le soluzioni offerte dalla tecnologia per superare i vincoli posti dalle suddette situazioni di emergenza”.
In ogni caso, per Fico “la Giunta non può sottrarsi alla responsabilità di riflettere sugli scenari dell’epidemia tuttora in corso e che sono al momento non certo rassicuranti, approntando i rimedi necessari a preservare la funzionalitaà piena della Camera anche nella malaugurata ipotesi che la situazione volga al peggio nelle prossime settimane, quando la Camera sarà chiamata ad assolvere ad importantissimi compiti legislativi, quali l’approvazione della legge di bilancio, per i quali quindi si rende necessario avviare da subito il lavoro istruttorio”.