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I sistemi anti-droni dell’Aeronautica militare italiana: pistole laser e microonde

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Armamenti ad energia diretta o directed-energy weapon per attaccare e respingere droni da guerra, così l’Aeronautica militare italiana testa nuove tecnologie laser, a microonde e radiofrequenze, in attesa del loro impiego nelle esercitazioni della Nato previste per ottobre prossimo in Sardegna.

I droni o aeromobili a pilotaggio remoto (Unmanned aerial vehicle o uav) sono tra le armi più utilizzate nei teatri di guerra di tutto il mondo. L’Aeronautica militare italiana sta da qualche tempo sviluppando nuove soluzioni tecnologiche per abbattere o rendere inoffensivi questi robot da combattimento, che potrebbero trovare impiego anche in azioni terroristiche.

Nuove armi contro i droni

Armi avanzate che sembrano uscite fuori da un libro o un film di fantascienza, come pistole e fucili laser o cannoni a microonde per fermare i droni (come il sistema americano “Leonida”, in grado di abbattere sciami di decine di droni in pochi secondi).

Il termine tecnico preciso è “Directed-energy weapon”, cioè armamenti ad energia diretta anti-struttura, che oggi possono essere utilizzati contro gli uav, ma che presto troveranno impiego anche contro missili balistici o artiglieria pesante.

Una tecnologia a rapido sviluppo che attraverso il laser e le microonde sarà in grado di fermare i droni con crescente precisione ed efficacia – ha spiegato a defensenews.com il colonnello Salvatore Lombardi, direttore del centro di eccellenza UAV dell’Aeronautica militare presso la base aerea di Amendola, a Foggia. “Occasione per testare queste nuove armi e altre soluzioni ad alto contenuto tecnologico e sarà l’esercitazione a cui parteciperemo con i Paesi della Nato a ottobre in Sardegna”, ha precisato il colonnello, riferendosi ai test che si dovrebbero tenere presso il poligono di Salto di Quirra.

Radiofrequenze e radar contro l’invisibile

Fino a quando non ci sarà il via libera ufficiale all’utilizzo di queste tecnologie in ambito bellico da parte delle forze dell’Atlantico del Nord, si continueranno ad impiegare gli attuali sistemi anti drone Acus, acronimo inglese che sta per “Air Force Counter Unmanned System”, che impiegano radiofrequenze e altri sistemi di disturbo dei sistemi Gps dei droni, come ha commentato il colonnello Luca Urso, a capo dell’unità anti-droni presso il dipartimento logistico del quartier generale dell’Aeronautica militare italiana.

Grazie alle radiofrequenze si possono intercettare, tracciare e identificare i droni, nonché “leggere” i comandi che gli vengono impartiti da remoto dall’unità nemica.

Le tecnologie anti-drone sono fornite ai nostri militari, ma anche alla Royal Air Force britannica, ad esempio, dalla società Leonardo, che al momento si sta occupando dello sviluppo di nuove soluzioni più avanzate ed efficaci nell’identificare il drone tramite algoritmi più veloci e radar passivi.

I radar passivi sono una nuova generazione di macchine in grado di rilevare un oggetto in movimento (tra cui il leggendario aereo fantasma stealth) anche solo intercettando i segnali di riflesso generati dal suo passaggio in un determinato ambiente, diciamo segnali elettromagnetici disseminati dal bersaglio.

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