Da diversi anni, esperti ed innovatori affrontano il tema dell’automazione sul posto di lavoro e quindi della disoccupazione tecnologica, cercando di non spaventarci. I timori che i robot, in fabbrica e in ufficio, siano una minaccia per il nostro futuro professionale, d’altronde, fondati o meno, sono sollevati da più parti: dai sindacati alla politica, dai giornalisti a numerose società di indagine e ricerca di mercato.
L’evoluzione della robotica, dell’intelligenza artificiale, del machine learning e delle macchine in generale, hanno dunque riacceso i riflettori sul tema della possibile/probabile sostituzione di molte mansioni umane entro pochissimi anni.
La verità, come al solito, sta nel mezzo.
Un mezzo fatto di studio e approfondimento, di ascolto e riflessione, perché i robot e le macchine che svilupperanno automazione diffusa, in ogni ambito del nostro quotidiano, a partire da quello lavorativo, non è detto che siano davvero una minaccia, perché, a seconda di come affronteremo la sfida, potrebbero anzi rappresentare una risorsa.
Dell’argomento si occupa l’undicesimo numero di BellaFactory Focus, edizione dedicata al tema “Umanità aumentata – I robot (non) ci ruberanno il lavoro”, periodico presentato oggi e realizzato dal Centro Studi di Fondazione Ergo, che ha il duplice obiettivo sia di diffondere una visione positiva della nuova era digitale e robotica alle porte, sia di pensare alle nuove tecnologie non con paura, temendole, ma, al contrario, di immaginarle come strumenti funzionali ad agevolare il nostro stesso lavoro.
Sostanzialmente, per capire i tempi che ci apprestiamo a vivere, si deve partire da un pungo di vista semplice: le macchine non sono qui per sostituirci, ma per aiutarci, posto che ci impegneremo a fondo nel migliorare skill, abilità e competenze in ottica industria 4.0, perché molto presto dovremo essere in grado di lavorare “fianco a fianco” con i robot.