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I relitti in fondo al mare sono più di tre milioni

Ma finora è stato esplorato meno dell’1% di tutte le navi affondate

Quando ci riferiamo ai ritrovamenti che raccontano la storia dell’umanità è quasi immediato pensare ai numerosi siti archeologici sulla terraferma. Senza riflettere abbastanza sul fatto che numerose informazioni sullo sviluppo delle civiltà possono arrivare anche da ciò che si trova nelle profondità degli oceani. L’Unesco stima che nel mondo siano oltre tre milioni i relitti in fondo al mare. Navi affondate a causa di naufragi, battaglie o attentati che, in certi casi, riposano negli abissi da secoli. Il Dictionary of Disasters at Sea elenca più di 12mila velieri e navi da guerra affondati negli oceani solamente tra il 1824 e il 1962.

Sotto l’acqua è nascosta un’impressionante quantità di tracce sulle civiltà del passato e, probabilmente, anche diversi preziosi tesori perduti. Un patrimonio enorme, che tuttavia è quasi completamente ignoto: secondo la Global Foundation for Ocean Exploration meno dell’1% dei tre milioni di relitti in fondo al mare è stato finora esplorato.

Navi affondate, la maggior parte è nell’Oceano Atlantico

Se si considerano i dati relativi ai 300 naufragi più recenti avvenuti nel mondo, spetta all’Oceano Atlantico il titolo di mare con il maggior numero di relitti in fondo al mare. Il primato dell’Atlantico (almeno per quanto riguarda i naufragi più recenti) si spiega facilmente: da questo oceano passano numerosissime rotte che collegano il Nord e il Sud America ed è il secondo specchio d’acqua più ampio del pianeta. Dei 300 naufragi avvenuti di recente (al febbraio 2023), 25 si sono verificati nell’Oceano Atlantico.

Il secondo mare per numero di naufragi recenti è il Mar Meridionale Cinese (17); seguono il Mar Nero e l’Oceano Pacifico (13), il Mar Cinese Orientale (12), lo Stretto di Taiwan (10), l’Oceano Indiano e il Mar Mediterraneo (9). Nonostante sia uno specchio d’acqua dalla superficie esigua (rappresenta meno dell’1% del totale dei mari della Terra), il Mar Mediterraneo è estremamente pericoloso ed è scenario di numerose tragedie legate ai fenomeni migratori.

Morti nel Mar Mediterraneo: oltre 26 mila in dieci anni

Secondo l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), dal 2014 al 2023 sono morte nel Mediterraneo oltre 26mila persone. Questi sono i dati ufficiali, anche se è molto probabile si verifichino naufragi che restano invisibili e sfuggono ai conti. Nonostante un bilancio di vittime già pesantissimo, in molti credono che il numero delle morti sia sottostimato. La principale strage nel Mediterraneo, da cui passa la rotta migratoria che collega la Libia all’Italia – una delle più mortali del mondo – è quella del 3 ottobre 2013, che portò a 368 morti e circa venti dispersi a causa del rovesciamento di un barcone a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa.

Il naufragio del Titanic è il più celebre della storia

Nonostante si verifichino affondamenti ancora oggi, i più importanti e tristemente noti per i loro aspetti tragici sono avvenuti principalmente in passato. Il più celebre, per vari motivi, è naturalmente quello dell’RMS Titanic. Come noto, quella che agli inizi del ‘900 era considerata la nave più imponente che avesse mai solcato gli oceani, ritenuta perfino inaffondabile, colpì un iceberg durante la notte del 15 aprile 1912 a largo dell’isola canadese di Terranova. Morirono circa 1.500 persone. La fama del transatlantico, alimentata da libri, film e documentari, dura ancora oggi. Di recente si è tornato a parlare di frequente del Titanic, con la copertura mediatica sulla vicenda del Titan, il batiscafo della società americana OceanGate, imploso durante una missione di esplorazione del relitto del transatlantico.

L’affondamento della Wilhelm Gustloff: il più mortale di sempre

Un altro celebre naufragio fu quello dell’RMS Lusitania. La nave venne attaccata da un sottomarino tedesco il 7 maggio 1915, al largo delle coste dell’Irlanda. Morirono oltre mille persone tra equipaggio e passeggeri. Il primato di disastro marino più mortale di sempre spetta però alla Wilhelm Gustloff, una nave passeggeri tedesca affondata nel Bar Baltico da parte di un sommergibile sovietico, il 30 gennaio 1945, nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Morirono 9.400 persone ed è tutt’ora il naufragio con il maggior numero di vittime di sempre.

Relitti in fondo al mare, il più antico conosciuto ha oltre 4 mila anni

Il più antico relitto conosciuto è stato localizzato vicino all’isola greca di Dokos, nel mar Egeo. Della nave, risalente al periodo elladico, del 2.200 a.C. circa, essendo da tempo deteriorata, non furono ritrovati resti. Ma fu possibile risalire al naufragio recuperando numerosissimi (oltre 15 mila) artefatti in ceramica che la nave trasportava. La scoperta fu del fotoreporter Peter Throckmorton, che rinvenne diversi vasi in ceramica a largo di Dokos il 23 agosto 1975, a una profondità compresa tra i 15 e i 30 metri. Grazie alla collaborazione con le autorità greche, tra il 1975 e il 1977 fu possibile portare avanti ricerche che portarono a un’accurata datazione del sito, che consentì di far risalire i reperti a un periodo compreso proprio tra il 2.700 e il 2.200 a.C.

I dati si riferiscono al 2023
Fonte: Unesco, Oim, Global Foundation for Ocean Exploration

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