Il Santo nell’immagine qui sopra è Antipa di Pergamo, nato per l’appunto a Pergamo – l’attuale città di Bergama, nella provincia turca di Smirne – nel I Secolo d.C.. Vescovo della sua città, Antipa per tradizione dovrebbe essere stato uno dei primi cristiani a subire il martirio a causa della fede. La notevole icona russa in smalto su una lega di rame che qui lo raffigura è invece relativamente recente, probabilmente del tardo Ottocento. Trascura però di citare la maniera in cui Antipa è deceduto.
Sempre per tradizione, il Santo sarebbe stato rinchiuso e ‘arrostito a morte’ all’interno dello strumento di tortura all’epoca noto come il Toro di Falaride, una riproduzione in dimensioni reali – in bronzo oppure ottone – di un toro. Secondo le cronache, “Per far sì che niente di indecoroso potesse rovinare il diletto dell’osservatore, il toro era costruito in modo tale che il suo fumo si levasse in profumate nuvole di incenso, mentre la testa era dotata di un sistema di tubi che convertivano le urla in suoni simili a quelli emessi da un toro infuriato…”
Fino al secolo scorso, oltre a spronare l’ingegno degli aguzzini, le morti e i miracoli dei martiri cristiani sono stati per quasi due millenni anche una ricchissima fonte di ispirazione artistica, una tradizione quasi del tutto scomparsa oggi in Occidente, forse per gli improbabili eccessi che raccontano.
Qualora fosse così, potrebbe essere il caso di ripescare invece qualcuna delle atrocità minori, in qualche modo più ‘casalinghe’. Raccomandiamo all’attenzione dei lettori la curiosa fine fatta da un altro martire, del IV Secolo d.C.: San Cassiano di Imola, un insegnante ucciso infilzato dalle penne dei suoi studenti – o meglio, con gli ’stili’ allora utilizzati per incidere i dettati su tavole di cera. Cassiano è tutt’ora, per la maniera della sua morte, considerato il patrono degli stenografi, dei segretari e dei dattilografi. Le icone che lo raffigurano sono però meno belle di quelle di Antipa …