Nell’Ocse la differenza di stipendio è del 55%, in Europa del 50%, in Usa del 71%
Studiare di più conviene, a dispetto di quello che spesso si dice. Anche in Italia prendere una laurea consente di trovare un lavoro più remunerativo, ma effettivamente nel nostro Paese, in termini di stipendio, il vantaggio di avere una laurea è inferiore rispetto agli altri Paesi occidentali. Sono i dati dell’Ocse a dircelo. Se si confronta lo stipendio dei laureati e quello dei diplomati si scopre che i primi prendono il 37% in più, perlomeno se prendiamo in considerazione i lavoratori a tempo pieno. Altrove questa percentuale è però più alta, la media Ocse infatti è del 55%, quella Ue del 50%.
Lo stipendio dei laureati italiani
I Paesi in cui è più conveniente proseguire gli studi sono quelli del Sudamerica. In Brasile il vantaggio arriva addirittura al 167%, vuol dire, come si vede dalla nostra infografica, che posto 100 lo stipendio netto di un diplomato, quello di un laureato è di 267. Anche in Cile, Colombia, Costa Rica, comunque, le entrate da lavoro dopo la laurea sono più che doppie di quelle di chi si ferma alle scuole superiori. Nell’Unione Europea, invece, è a Est che conviene maggiormente frequentare l’università: in Lituania un laureato guadagna l’80% in più (lo stipendio dei laureati ammonta a 180 se quello dei diplomati sono uguali a 100), in Ungheria il 73% in più, in Slovenia il 65% in più. Anche negli Stati Uniti il vantaggio di avere una laurea è molto rilevante, del 71%.
Lo stipendio dei laureati norvegesi è bassissimo
Il gap tra lo stipendio dei laureati e dei diplomati scende nell’Europa Occidentale: è del 49% in Francia, del 45% nel Regno Unito, del 41% in Spagna mentre in Germania è più elevato del 62%. Vi sono anche Paesi in cui è inferiore che in Italia: sono i Paesi nordici e quelli dell’Oceania, in Svezia, infatti, chi ha preso una laurea guadagna il 26% in più rispetto a chi si è fermato alla secondaria superiore, un punto in meno che in Nuova Zelanda, in Norvegia solo il 19% in più.
Come mai queste differenze di reddito? A essere rilevanti sono due elementi, tra essi legati, il livello di disuguaglianza presente nelle diverse economie e il carico fiscale, con la sua funzione perequativa. Laddove i divari tra ricchi e poveri sono maggiori, come appunto in Sudamerica, in Usa e in alcuni Paesi dell’Est Europa, questi si traducono proprio in una più grande distanza tra gli stipendi riconosciuti ai lavori ad alto valore aggiunto, solitamente svolti da chi ha la laurea, e gli altri. In queste realtà è più ampia la differenza tra quanto prende un analista finanziario, per esempio, e un impiegato di concetto o un Oss.
Quanto guadagna un laureato nell’Ocse
Inoltre i dati dell’Ocse sono calcolati dopo la tassazione e gli eventuali sussidi. Sono, insomma, gli stipendi netti, e questo ha un peso visto che l’impatto del fisco e il livello di redistribuzione variano moltissimo nei diversi modelli economici. Nel Nord Europa le alte imposte progressive sui redditi da lavoro e un welfare importante fanno sì che i divari tra chi guadagna di più (i laureati, appunto) e gli altri sia più basso.
In Italia solo il 20% dei 25-64enni ha la laurea
Quello che in teoria conta è anche la proporzione di quanti hanno una laurea, perché laddove sono di meno sono più ambiti all’interno del mercato del lavoro e riescono a spuntare salari molto migliori di quelli dei diplomati. È uno dei motivi per cui il vantaggio del titolo universitario è così elevato in Brasile, dove solo il 20,7% dei 25-64enni ha una laurea, o in Colombia dove i laureati sono solo il 25,2%. Non è, però, il caso dell’Italia. Il nostro Paese è tra quelli con meno laureati in tutto l’Occidente, sono solo il 20%, contro il 31,1% tedesco, il 40,7% spagnolo e francese ed il 50,3% americano. Eppure, pur essenso pochi, i laureati italiani non sono così ricercati dal nostro sistema produttivo. Come mai? Incide molto, evidentemente, il cosiddetto mismatch tra le competenze richieste dalle aziende e quelle acquisite all’università.
È la situazione opposta a quella dei Paesi in cui sono alti sia il vantaggio della laurea che la proporzione di laureati, come gli Stati Uniti, dove gli alti guadagni garantiti dall’aver frequentato il college non sono appannaggio di pochi privilegiati, ma di almeno metà della forza lavoro.
Il 36% dei laureati italiani guadagna troppo poco
L’Ocse fornisce anche altri dati interessanti, ovvero quanti sono, tra laureati, diplomati e coloro che si sono fermati prima del diploma, a trovarsi al di sopra e al di sotto del salario mediano. È il livello di stipendio che divide esattamente in due i lavoratori, con metà che ne percepisce uno maggiore e metà uno minore. In Italia, come altrove, la maggioranza di chi ha studiato all’università, il 64%, percepisce una retribuzione netta superiore a tale mediana e il 23% prende addirittura più del doppio di questa soglia. Questo, però, significa anche che il 36% dei laureati percepisce meno di gran parte degli italiani, anche di molti di quanti non hanno le stesse competenze. Il 15%, anzi, prende meno della metà della mediana. È una percentuale superiore a quella media europea, del 9%. Vi è, insomma, una grande variabilità anche tra chi ha la laurea.
Il vantaggio finanziario a fine carriera per i laureati
Molto variabili sono anche, evidentemente, i vantaggi finanziari complessivi a fine carriera di coloro che svolgono un lavoro dopo la laurea rispetto ai diplomati. L’Ocse aveva calcolato nel 2018 che mediamente nel caso degli italiani erano di circa 102.500 dollari, anche se non è possibile avere un dato esatto, visto che dipende da moltissime variabili, tra cui i tassi di interesse e di inflazione negli anni. Questi calcoli includono il maggiore stipendio che si può ottenere con un titolo di studio più elevato, a cui sono stati sottratti i costi che la frequenza dell’università comporta. Anche in questo caso, comunque, rimaniamo al di sotto della media Ocse, 174.200 dollari, ed europea, di 160.500.
I dati si riferiscono al: 2020
Fonte: Ocse