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I dazi di Trump potrebbero costare all’industria USA di tecnologia, media e Tlc fino a 139 miliardi di dollari l’anno

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Le nuove politiche commerciali statunitensi minacciano di sconvolgere l’intero ecosistema tecnologico globale, ma anche quello nazionale. Con dazi potenzialmente esplosivi per il settore TMT, anche l’Italia rischia gravi ricadute economiche. L'analisi proposta da PwC.

L’impatto dei dazi voluti da Trump sull’industria TMT americana. Lo studio PwC

Le nuove misure protezionistiche dell’amministrazione Trump rischiano di scatenare una vera e propria tempesta sull’industria statunitense della tecnologia, dei media e delle telecomunicazioni (TMT). Secondo una recente analisi pubblicata da PwC, l’effetto combinato dei dazi esistenti e di quelli in fase di approvazione potrebbe costare al settore fino a 139 miliardi di dollari ogni anno, un balzo colossale rispetto ai circa 13 miliardi attuali.

Le politiche in questione – l’America First Trade Policy e il Fair and Reciprocal Plan – mirano a ridurre gli squilibri commerciali con i principali partner degli Stati Uniti, imponendo tariffe anche a Paesi con cui esistono accordi di libero scambio, come Canada e Messico.

Paesi in cui molte aziende americane hanno dislocato le loro produzioni negli ultimi anni.

Un’industria globale sotto attacco

Nel solo 2024, gli Stati Uniti hanno importato beni TMT per un valore di 739 miliardi di dollari, di cui circa 597 miliardi sono stati esentati da dazi. Le nuove politiche metterebbero a rischio proprio questi beni, moltiplicando i costi di importazione.

La rimozione dei benefici doganali colpirà in modo sproporzionato le aziende che hanno costruito supply chain ottimizzate sulle agevolazioni dei trattati,” sottolinea il rapporto.

I Paesi più colpiti

I principali Paesi esportatori verso il mercato TMT statunitense includono: Cina, Messico, Taiwan, Corea del Sud e Vietnam.

Solo dalla Cina, gli Stati Uniti importano ogni anno oltre 418 miliardi di dollari di beni, con un disavanzo commerciale di 274 miliardi. Taiwan, principale hub globale dei semiconduttori, è anch’essa nel mirino, così come il Messico, polo strategico per l’elettronica e l’IT hardware.

Settori ad alto rischio

L’impatto sarà ampio, ma alcuni segmenti sono particolarmente vulnerabili:

  • semiconduttori e componentistica elettronica: potenziale aumento dei costi fino a 20 miliardi in dazi.
  • gaming e dispositivi consumer: penalizzati da tariffe su console e accessori.
  • media e streaming: rincari su telecamere, hardware di editing, apparecchiature per la produzione e diffusione.
  • telecomunicazioni: server e infrastrutture di rete più costose, con effetti indiretti anche sul software.

Strategie di risposta alla pressione dei dazi

PwC suggerisce una risposta articolata su più livelli. Prima di tutto bisogna lavorare sulla supply chain, ristrutturando le origini geografiche e valutando soluzioni come onshoring o free trade zones.

Poi si può intervenire su dogane e compliance, esplorando strumenti come Duty Drawback e modificando i codici doganali.

Un ulteriore punto critico è la fiscalità. Qui è possibile rinegoziare i prezzi di trasferimento intercompany e rivedere il modello fiscale. Infine, si possono utilizzare modelli pre/post tariffa per valutare gli impatti sulle performance finanziarie.

Il futuro? Incertezza e adattamento

Le indagini commerciali dell’amministrazione Trump si concluderanno il 1° aprile, ma il vero impatto inizierà dal giorno successivo. Nel frattempo, le aziende devono prepararsi a operare in un contesto di volatilità normativa e pressione sui margini.

Modelli data-driven, scenario planning e governance integrata saranno la chiave per restare competitivi,” conclude PwC.

C’è anche l’Italia

Secondo i dati del 2024, l’Italia figura tra i principali Paesi con cui gli Stati Uniti registrano un deficit commerciale, posizionandosi al decimo posto tra i partner con cui Washington ha il maggior disavanzo.

Basta guardare i dati commerciali Italia-USA registrati durante lo scorso anno:

  • export verso l’Italia: 32 miliardi di dollari;
  • import dagli USA: 71 miliardi di dollari;
  • saldo commerciale (a favore dell’Italia): –38 miliardi di dollari

Il coinvolgimento del nostro Paese nel settore TMT

L’Italia è coinvolta indirettamente ma significativamente nel settore TMT, soprattutto attraverso diverse voci, come la componentistica elettronica e meccanica di precisione usata in apparecchiature high-tech, i sistemi di trasmissione e telecomunicazioni, spesso assemblati in parte con tecnologie italiane, i dispositivi per media e broadcasting, come ottiche professionali e hardware di supporto alla produzione audiovisiva.

Con il rischio concreto che l’Italia venga colpita dai dazi selettivi della “Fair and Reciprocal Plan”, i costi delle importazioni di questi beni potrebbero salire vertiginosamente.

Ovviamente sono diverse le implicazioni per le aziende italiane che esportano negli USA: dall’aumento dei dazi doganali sulle esportazioni tecnologiche e meccaniche verso gli Stati Uniti al rischio di marginalizzazione competitiva rispetto ad altri Paesi europei se non si agisce sul piano diplomatico o industriale.

Si impone la necessità di ripensare le rotte di esportazione, è specificato nel report, eventualmente attraverso triangolazioni doganali o produzione localizzata negli USA.

E le aziende USA in Italia?

Molte multinazionali statunitensi nel settore TMT hanno filiere produttive o fornitori direttamente in Italia. I dazi sulle importazioni dagli stabilimenti italiani potrebbero colpire anche loro, compromettendo la supply chain esistente, generando ritardi o rincari.

Allo stesso tempo, però, questo stato di cose continuerà a gravare sull’economia italiana, spingendo verso delocalizzazioni o investimenti alternativi, a scapito dell’indotto locale italiano.

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