Key4biz

I cavi

James Hansen

A settembre dell’anno scorso qualcuno—qualche paese, non si sa quale— ha sabotato i gasdotti Nord Stream che, attraverso il Mar Baltico, dovevano trasportare gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale. Non erano ancora pienamente funzionanti e il danno è stato assorbito senza gravi conseguenze.

L’episodio ha però sottolineato un rischio potenzialmente molto maggiore: la vulnerabilità della grande rete di oltre 400 cavi sottomarini che mettono in comunicazione ‘elettronica’ il mondo.

La prima posa di un cavo transatlantico—tra il Canada e l’Irlanda—risale al 1858. Funzionò per un mese prima di guastarsi. L’opera fu finalmente conclusa nel 1866 dalla Anglo-American Telegraph Co. La comunicazione telefonica tra i due continenti arrivò solo nel Dopoguerra, nel 1950.

Da allora, grazie allo sviluppo tecnologico, possiamo comunicare con il mondo intero a un costo talmente irrisorio da permetterci di passare intere ore in rete a leggere fesserie senza pensarci un attimo. Si calcola che i cavi sottomarini trasportino tra il 95% e il 98% del traffico Internet internazionale, i cui costi quasi insignificanti sono ormai alla base dei commerci merceologici e della finanza di tutto il globo. Cosa succede però se qualcuno ‘taglia il fili’?

A porsi la domanda, gli ‘occhi strategici’ punterebbero verso la Russia. In parte è perché il rischio è fortemente sbilanciato—la Russia comunica poco con il resto del mondo, mentre la comunicazione è basilare per le economie occidentali—e poi, perché si sa—la Nato conferma—che i sottomarini di quel paese stanno ‘mappando’ la rete dei più importanti cavi transoceanici.

Una volta, il rischio militare posto dai sommergibili era che potessero affondare le navi da guerra e i mercantili. Oggi, invece, il pericolo è che possano affondare delle economie intere in una guerra veloce e largamente ‘invisibile’ in superficie.

Col tempo, potremo venirne fuori. Esiste anche una rete di comunicazione satellitare, ma non è ancora così robusta da riuscire a sostituire—se non marginalmente—quella terrestre. Oggi come oggi, l’Occidente è molto vulnerabile. 

Il pericolo è talmente evidente che perfino l’Unione Europea se n’è accorta, commissionando un technical report sul tema. La principale raccomandazione degli studiosi incaricati è che bisognerebbe incrementare la ‘awareness’ del pericolo degli stati membri, per poi procedere ai relativi ‘national assessments’. Cioè, ‘Boh?’

La verità però è che non è solo Bruxelles a non sapere bene cosa fare—tranne forse minacciare di ‘far di peggio’ a Putin se solo ci dovesse provare…  Ma se non sono i russi? Se non si sa nemmeno chi ha fatto quel bordello nel Baltico? Bisogna pensarci bene e a lungo prima di tirare quel ‘grilletto’.

Exit mobile version