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I 10 Paesi al mondo con la maggiore potenza di calcolo

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La potenza di calcolo è strettamente legata alla capacità di gestire grandi quantità di dati, eseguire simulazioni complesse e supportare lo sviluppo di intelligenza artificiale e applicazioni avanzate.

Generative AI Insights è la rubrica curata da Recomb, il think tank dedicato all’esplorazione dell’impatto e del potenziale dell’AI generativa in vari aspetti della vita umana. Recomb studia l’AI generativa da tutte le angolazioni: professionale, etica, tecnica, legale, economica, ambientale, sociale, educativa e culturale. Per leggere tutti gli articoli della rubrica Generative AI Insights su Key4biz clicca qui..

L’articolo analizza i dieci Paesi con la più elevata capacità di calcolo globale, un elemento fondamentale per l’innovazione tecnologica e la competitività internazionale.

La potenza di calcolo è strettamente legata alla capacità di gestire grandi quantità di dati, eseguire simulazioni complesse e supportare lo sviluppo di intelligenza artificiale e applicazioni avanzate. Nazioni come Cina, Stati Uniti e Giappone dominano la classifica, grazie a investimenti significativi in infrastrutture digitali, supercomputer e tecnologia di rete.

La Cina, in particolare, spicca per il suo massiccio utilizzo di supercomputer, leader nel supportare la ricerca scientifica e industriale. Gli Stati Uniti seguono, con infrastrutture solide e aziende tecnologiche che guidano il settore.

Il Giappone, invece, eccelle per l’efficienza e l’innovazione nei propri sistemi. Paesi europei come Germania e Francia sono presenti, ma con capacità inferiore rispetto alle superpotenze, pur mantenendo un ruolo chiave nell’avanzamento scientifico.

Altri partecipanti di rilievo includono l’India e la Corea del Sud, che stanno rapidamente colmando il divario grazie a politiche strategiche e investimenti mirati.

La classifica rappresenta uno specchio della competizione globale nel settore digitale, sottolineando la necessità per i Paesi di investire continuamente nell’innovazione tecnologica per mantenere la propria rilevanza economica e scientifica.

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Dipendenti virtuali potrebbero entrare nella forza lavoro già quest’anno, afferma il capo di OpenAI

Il CEO di OpenAI ha dichiarato che i dipendenti virtuali, basati su sistemi di AI avanzata, potrebbero iniziare a integrarsi nella forza lavoro entro la fine di quest’anno. Questi “lavoratori virtuali” sono progettati per gestire una varietà di compiti, che spaziano dall’assistenza clienti alla programmazione software, aprendo nuove possibilità per aziende e settori che cercano di migliorare l’efficienza operativa.

La tecnologia alla base di questi dipendenti virtuali si basa su modelli linguistici e di machine learning sofisticati, capaci di comprendere e rispondere a input complessi con un alto grado di autonomia. Questa innovazione ha il potenziale per ridurre drasticamente i costi del lavoro, pur mantenendo alti standard di produttività e qualità.

Tuttavia, la prospettiva di un’adozione su larga scala solleva importanti questioni etiche e pratiche, come l’impatto sul mercato del lavoro, il rischio di disoccupazione tecnologica e la necessità di regolamentazioni specifiche. Il report mette in evidenza che alcune aziende stanno già sperimentando versioni preliminari di questi strumenti, ottenendo risultati promettenti.

Tuttavia, il CEO di OpenAI ha sottolineato che l’integrazione su larga scala richiederà un’attenta pianificazione e un approccio graduale per minimizzare le conseguenze negative, bilanciando i benefici economici con il benessere sociale.

La prospettiva di una forza lavoro ibrida, composta da esseri umani e agenti virtuali, rappresenta un punto di svolta per l’economia globale. Il dibattito su come regolamentare e sfruttare al meglio questa tecnologia sarà centrale nel prossimo futuro, con implicazioni che riguarderanno sia il mondo del lavoro che le dinamiche sociali.

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Il Futuro del Lavoro 2025

Il rapporto “Future of Jobs 2025” del World Economic Forum analizza le trasformazioni nel mercato globale del lavoro, evidenziando il ruolo delle tecnologie emergenti, della transizione ecologica, dell’incertezza economica, delle frammentazioni geopolitiche e dei cambiamenti demografici.

Basato su un sondaggio condotto su oltre 1.000 datori di lavoro rappresentanti 14 milioni di lavoratori in 22 settori e 55 economie, il rapporto prevede che, entro il 2030, il mercato subirà una rotazione del 22% dei lavori attuali. Questo si tradurrà nella creazione di 170 milioni di nuovi posti di lavoro, bilanciati dalla perdita di 92 milioni, per un incremento netto di 78 milioni di posti.

Tra i ruoli in crescita figurano specialisti in Big Data, AI, veicoli autonomi e tecnologie verdi, mentre lavori clericali e amministrativi sono in declino.

Le competenze in maggiore espansione includono pensiero analitico, resilienza, flessibilità e alfabetizzazione tecnologica, mentre destrezza manuale e precisione calano in rilevanza. Il rapporto sottolinea l’importanza della formazione e del miglioramento delle competenze, con il 59% della forza lavoro globale che necessiterà di riqualificazione entro il 2030.

Le sfide demografiche, come l’invecchiamento della popolazione nei paesi ad alto reddito e la crescita della forza lavoro nei paesi a basso reddito, accentuano l’importanza dell’automazione e della collaborazione uomo-macchina.

Inoltre, il documento esplora l’impatto di fattori economici come l’inflazione e la frammentazione geopolitica, sottolineando il crescente ruolo delle politiche aziendali e governative per sostenere la transizione verso un’economia digitale e verde.

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