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Huawei, ricorso alla giustizia Usa contro restrizioni di Trump: ‘Incostituzionali e danno per 1.200 aziende americane’

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Huawei ha presentato una mozione di giudizio sommario presso un tribunale federale del Texas, a cui la compagnia chiede di pronunciarsi celermente e dichiarare incostituzionali le restrizioni imposte dal governo Usa all'azienda cinese.

L’inserimento di Huawei nella lista nera del commercio, che impedisce alla società cinese, e alle sue 68 affiliate, di comprare prodotti e servizi ‘made in Usa’ e di fatto impossibilitata a competere sul mercato americano, “minaccia di danneggiare i tre miliardi di consumatori che usano prodotti e servizi Huawei in 170 Paesi del mondo”, ma non solo: “impedendo alle aziende americane Usa di fare affari con Huawei, il governo degli Stati Uniti danneggerà direttamente più di 1.200 aziende statunitensi, e questo colpirà decine di migliaia di posti di lavoro americani”. L’ha dichiarato Song Liuping, responsabile degli affari legali di Huawei, in occasione del ricorso alla giustizia Usa contro le restrizioni di Donald Trump.


Song Liuping, responsabile degli affari legali – Huawei

Ieri, infatti, Huawei ha presentato una mozione di giudizio sommario presso un tribunale federale del Texas, a cui la compagnia chiede di pronunciarsi celermente e dichiarare incostituzionali le restrizioni imposte dal governo Usa all’azienda cinese. Il riferimento è al divieto stabilito dal National Defense Authorization Act (Ndaa), una legge sulla sicurezza che vieta ad agenzie federali e contractor federali di servirsi di apparecchiature Huawei per ragioni di cybersicurezza, divieto contro cui Huawei ha intentato una causa in Usa lo scorso 6 marzo.

Nella causa, la società sostiene che gli Usa avrebbero ‘condannato’ Huawei senza prove e senza darle la possibilità di difendersi, in una sorta di processo celebrato dall’organo legislativo e non da quello giudiziario, e perciò incostituzionale.

L’udienza per la mozione si terrà il prossimo 19 settembre, rende noto Huawei. La compagnia ribadisce la richiesta al governo Usa di “interrompere la campagna sanzionatoria di Stato contro Huawei, perché non genera sicurezza informatica”

“I politici negli Stati Uniti stanno usando la forza di un’intera nazione contro un’azienda privata, utilizzando qualsiasi strumento a disposizione inclusi i canali diplomatici, legislativi e amministrativi”, in un’azione “senza precedenti“, è l’accusa di Song Liuping. “Riteniamo che ciò costituisca un precedente pericoloso”, ha concluso il responsabile degli affari legali della società di telecomunicazioni cinese, primo al mondo per le apparecchiature di rete, secondo per le vendite di smartphone e in testa per lo sviluppo del 5G.

Tre buon motivi per finire nel mirino di Trump, che ha giustificato il ban per motivi di emergenza tecnologica nazionale. Ma ora ci sta ripensando. Se davvero il bando a Hauwei “danneggia direttamente più di 1.200 aziende statunitensi, e questo colpirà decine di migliaia di posti di lavoro americani”, come ha messo in evidenza il responsabile degli affari legali della società di telecomunicazioni cinese, allora il presidente degli Usa potrebbe accelerare i tempi per il grande accordo commerciale con la Cina”,come si è augurato lunedì scorso, ed inserire nell’intesa anche la soluzione al caso Huawei.

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