Dalla HSBC Tower nei Docklands di Londra è partito l’ordine di tagliare 35 mila posti di lavoro entro tre anni. Una delle più grandi banche di investimento al mondo ha deciso di alleggerire il proprio staff (attualmente di 235 mila occupati), ristrutturando le attività in Europa e negli Stati Uniti in vista di un rilancio in grande stile.
Così si legge in un articolo sulla Reuters: “La banca, da tempo in difficoltà nel tenere il passo dei rivali, sta cercando di essere più competitiva, mentre è alle prese con una serie di sfide: la crescita rallentata nei mercati principali, l’epidemia di coronavirus, il divorzio tra Regno Unito e Unione Europea e, infine, tassi d’interesse più bassi praticati dalle banche centrali”.
Come ha ricordato l’amministratore delegato del Gruppo, Noel Quinn, la maggior parte dei ricavi di HSBC arrivano dall’Asia, dall’estremo Oriente, mentre in Europa e negli Stati Uniti gli utili sono in calo da tempo e per questo si procederà alla chiusura di centinaia di filiali.
È quindi a Oriente che il gruppo guarda.
Nel Vecchio mondo, sostanzialmente, la banca si focalizzerà su clienti internazionali “più facoltosi” e su un’attività commerciale più selezionata e orientate al mercato primario.
L’automazione
I tagli, però, secondo diversi analisti, sono legati non solamente alla competizione crescente tra gruppi bancari globali, al coronavirus e ai bassi tassi di interesse delle banche centrali, ma anche all’automazione. Secondo quanto riportato dall’EveningStandard a fine 2019, i tagli al personale decisi da HSBC avvenuti a Londra già l’anno passato, circa 3 mila unità, sono da imputare non tanto alla Brexit e le sue incertezze, ma soprattutto alla trasformazione digitale del settore bancario.
“L’information technology e l’intelligenza artificiale hanno prima riguardato i sistemi di back-office, per poi integrarsi sempre più nelle operazioni di front-office, avvicinandosi così al cliente finale”. Motivo per cui gran parte dei posti di lavoro in banca saranno sostituiti dalle macchine, dai software, dai bot.
Nel 2008, la grande banca di investimenti britannica annunciava un piano di investimenti corposo di 2,3 miliardi di dollari proprio per lo sviluppo di soluzioni di intelligenza artificiale e piattaforme fintech, con lo scopo di offrire servizi digitali più accessibili e avanzati ai propri clienti di rete, oltre 1,5 milioni in tutto il mondo (solo gli utenti dell’app HSBC sono aumentati del +55% nel 2017, con una crescita del valore delle transazioni del +60%).
Innovazione come opportunità o minaccia?
Uno studio McKinsey di qualche anno fa, calcolava che almeno un quarto dei posti di lavoro nel settore bancario potrebbe finire automatizzato in pochissimi anni, grazie allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, dei sistemi di machine learning e dei super microprocessori di nuova generazione.
Il Financial Times ha invece riportato una stima Wells Fargo sulla disoccupazione tecnologica negli Stati Uniti, secondo cui entro dieci anni il settore bancario licenzierà più di 200 mila lavoratori, che saranno sostituiti dall’automazione e la robotica.
Le banche di tutto il mondo, infine, stando sempre allo studio Wells Fargo, potrebbero arrivare ad investire in intelligenza artificiale e tecnologie emergenti oltre 150 miliardi di dollari entro il 2030, più di quanto fanno molte altre industrie a livello globale.