Viviamo in case già molto ‘smart’ e destinate a diventare in futuro sempre più intelligenti. Case non solo equipaggiate con strumenti tecnologici in grado di fornirci informazioni sul loro stato e che potranno essere controllate a distanza, ma anche capaci di ‘imparare’ a conoscere e di adattarsi ai gusti e alle preferenze dei loro abitanti.
Tra le diverse apparecchiature progettate per facilitarci la vita, troviamo i contatori intelligenti, i frigoriferi che ci comunicano la scadenza di cibi, gli alimentatori automatici per gli animali domestici, le persiane intelligenti, le smart Tv (già presenti in molte case e che uniscono i servizi televisivi e Internet), i sistemi di teleassistenza per gli anziani e i non autosufficienti. Sistemi che diventano sempre più economici e che, quindi, stanno per diventare ‘di massa’.
Le nostre case, insomma, si apprestano a diventare un paradiso tecnologico, ma con quali rischi? Quanti dei nostri dati e quanto capillarmente saranno esposti? C’è interesse economico e convergenza nella volontà dei fornitori di apparecchiature per la casa smart di garantire la sicurezza dei loro apparati?
Ebbene, rischi e problematiche sono state evidenziate chiaramente dall’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA) nel rapporto ‘Threat Landscape and Good Practice Guide for Smart Home and Converged Media’ che fornisce un dettagliato panorama dell’attuale stato della sicurezza in questo settore.
Le conclusioni non sono proprio rassicuranti: lo studio ha infatti individuato minacce per tutte le classi di attività e un esposizione elevata ai rischi per tutti i dispositivi, nonché per gli stessi abitanti delle smart home.
“Una casa intelligente implica una grande, complessa e diversificata superficie di attacco. Le possibilità di abuso delle smart home devono pertanto essere considerate alte”, si legge nelle conclusioni del rapporto, secondo cui la casa intelligente “fornisce canali di attacco personalizzati e con informazioni contestualizzate”.
Un futuro forse un po’ più comodo ma non molto tranquillizzante, visto che ENISA sottolinea che “il numero crescente di case intelligenti e di dispositivi intelligenti all’interno delle abitazioni, in particolare la presenza sempre più massiccia dei media convergenti, aumenterà il ‘ritorno’ degli attacchi”.
Il livello di sicurezza, insomma, non è ancora maturo e richiede ulteriore attenzione.
Occorre infatti allineare tutti i produttori di dispositivi – dai produttori di elettrodomestici alle startup – a garantire la giusta attenzione alle funzionalità di sicurezza, nonché lavorare sugli utenti, che già oggi possiedono in casa diversi dispositivi in grado di trasferire informazioni personali ma non ne sono neanche consapevoli.
“La smart home – spiega ancora ENISA – è un punto di intenso contatto tra le tecnologie dell’informazione in rete e lo spazio fisico, e quindi unisce i rischi per la sicurezza sia del mondo virtuale che del contesto fisico”.
In particolare, conclude il rapporto, notevole sarà l’impatto elle smart home sulla privacy e la protezione dei dati: l’aumento del numero di sensori interconnessi e i registri delle attività presenti e attivi nella casa intelligente saranno una fonte previlegiata di dati intimi e dettagliati sulle attività e il comportamento degli abitanti e dei visitatori. Dal momento poi che la casa è considerata il luogo fondamentale dal punto di vista del consumo, il comportamento intimo e privato tra le 4 mura domestiche sarà visto dalle aziende come più significativo e autentico di quello ‘pubblico’ sui social o altri contesti online, con la conseguenza che i dati prodotti da tali ambienti avranno valore commerciale più elevato senza che le norme sulla privacy e la protezione dei dati siano ancora adeguate.