“Ho un’arma in casa, se qualcuno fa irruzione gli sparo”. A seguire grassa risata, come nelle migliori freddure di Ricky Gervais. A dirlo, però, non è stato un simpatico comico inglese o un suprematista bianco dell’Alabama sul portico di casa col sigaro in bocca, ma la democratica paladina dei diritti lgbtq Kamala Harris, che ha scelto il palcoscenico dell’altrettanto democratica Oprah Winfrey per fare questa sparata.
Una dichiarazione studiata, analizzata, preparata a tavolino e messa in scena da squadre di spin doctor che fa capire almeno due cose. La prima è che la candidata Dem è in grande svantaggio su Donald Trump. La seconda che l’Europa, e il resto del mondo, sono ben lontani dal comprendere l’America. Quella vera. Perché gli Stati Uniti non sono quelli raccontati sugli editoriali del New York Times o del Washington Post, ormai organi di partito completamente fuori della realtà che vengono riportati a spizzichi e bocconi sulle colonne dei giornali del resto del mondo. Quegli stessi organi d’informazione che ventiquattro ore dopo l’annuncio della candidatura di Kamala Harris sbattono in prima pagina sondaggi, non si capisce fatti quando e dove, che la danno in vantaggio su Donald Trump.
L’America è quel Paese in cui, mentre la vicepresidente annunciava ridendo di essere pronta a freddare un essere umano in casa sua, Donald Trump riempiva di folla esultante ai limiti dell’adorazione un teatro di New York, città seconda forse solo a Washington DC per avversione al Tycoon. Metropoli entrambe espressione di quella élite che gode dei privilegi del vivere in America essendo classe dirigente ma che non rappresenta i restanti trecentotrenta milioni di cittadini di provincia armati fino ai denti e pronti a freddare chiunque provi a varcare il cancelletto della propria house.
La rocambolesca candidatura di Kamala Harris per sostituire all’ultimo secondo l’arteriosclerotico Biden nella corsa alla Casa Bianca ha provocato un cortocircuito mediatico che sta raccontando una realtà che non esiste. Donald Trump ha vinto la sua prima elezione contro una delle donne più odiate d’America in quanto simbolo demiurgico dell’establishment: Hillary Clinton. La cui avversione del popolo è superata solo da quella verso Kamala Harris, che rispetto alla moglie dell’ex presidente Bill ha “l’aggravante” agli occhi dell’elettore americano delle sue origini indiane.
Siamo di fronte a una campagna elettorale in cui hanno provato per due volte a sparare a un candidato. Evento impensabile in qualunque altra parte del mondo. E al fatto che Trump abbia fatto di questo un punto di forza. Motivo per cui la candidata democratica si è trovata costretta a dichiarare di essere pronta ad ammazzare una persona con la pistola che detiene legalmente in casa. E in questo scenario qualcuno, mentre scrive un editoriale dal suo attico su Central Park sorseggiando un vegan herbal tea, vuole farci credere che Kamala Harris sia in vantaggio sul suo avversario. La verità è che Donald Trump vincerà a mani basse le prossime elezioni, perché così vuole la prima democrazia dell’epoca moderna.