“I confini tra i media tradizionali e quelli digitali sono sempre più sfumati. La convergenza è una realtà“. Questo il punto di vista del Commissario Ue alla Digital Economy, Günther Oettinger, sui new media nell’era digitale in occasione del DW Global Media Forum, in corso a Bonn fino a domani 24 giugno.
I social network si avviano ad avere un ruolo sempre più centrale nell’informazione e sono ormai veicolo per le notizie.
Da SnapChat, che attraverso Discover ospita sempre più contenuti, al recente accordo tra Facebook e gli editori che permette la condivisione e la pubblicazione direttamente sulla piattaforma (senza rimandi a link esterni) con la possibilità di gestire autonomamente la raccolta pubblicitaria, sono tanti gli esempi che ci indicano che la via futura per l’informazione passa sempre più attraverso le reti social.
Trend confermato anche dal Rapporto sul giornalismo pubblicato in questi giorni dal Reuters Istitute secondo il quale nei top five della Ue (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna) Facebook è sempre più utilizzato per le notizie.
E sono soprattutto i giovani che dettano tendenza. Sono infatti loro che non aspettano più il tg della sera per avere le informazioni su quanto sta accadendo nel mondo, ma preferiscono cercare da sé tutte le notizie su internet, rivolgendosi a molteplici fonti.
I confronti non avvengono più nei salotti, anche quelli delle tv, ma su WhatsApp. In Spagna il 25% degli utenti internet dice di aver letto, visto o discusso notizie proprio sul servizio di instant messaging.
E mentre i servizi di video streaming, come Netflix, hanno già rivoluzionato il modo di vedere la Tv, introducendo una frizione sempre più personalizzata e a misura del telespettatore, sotto i nostri occhi sta già avvenendo un altro grande mutamento, quello dell’informazione che non passa più, o almeno solo, per i giornali o i Tg ma viaggia veloce sui social.
Ed è da queste considerazioni essenziali che parte Oettinger a Bonn per sottolineare che “i media vecchi e nuovi stanno rapidamente convergendo in un unico e grande ambiente mediatico, prevalentemente digitale”.
Questo significa anche che “i confini fisici, compresi quelli dei mercati nazionali dei media, sono sempre meno rilevanti, grazie soprattutto alle tecnologie mobili”.
Per il Commissario Ue, “l’Europa può contare su settore media molto forte e di alta qualità, ma bisogna fare in modo che continui a innovarsi e che ci sia un quadro normativo adatto” ad accogliere tutti questi cambiamenti.
Tre gli aspetti principali:
- Diciannove milioni di euro per studiare la convergenza
I servizi ibridi sono ormai ampiamente diffusi così come è disponibile una grande quantità di contenuti audiovisivi. Questo apre a nuove fonti di reddito specie dalla pubblicità. Bisogna rivedere i vecchi modelli di business per raccogliere le nuove sfide e alcuni player stanno lottando più di altri per adattarsi ai cambiamenti in atto.
Una delle più grosse sfide, ha sottolineato Oettinger, è la necessità di investire di più in ricerca e innovazione.
Il Commissario ha ricordato che la Ue sta già facendo tanto in questa direzione: “Stiamo finanziano la ricerca e l’innovazione sui social media, sulla convergenza tra i servizi media tradizionali e quelli web-based e sull’uso dei Big Data per i media”.
“Tra pochi mesi – ha annunciato – pubblicheremo i risultati di diversi progetti di ricerca sulla convergenza dei media e dei contenuti. Per questi progetti abbiamo speso 19 milioni di euro”.
Ma anche gli operatori devono impegnarsi e non solo sul fronte delle nuove tecnologie ma ammodernare quelli che sono ormai vecchi modelli di business per trovare nuove vie.
Oettinger ha citato il caso dell’editore tedesco Axel Springer che ha creato un incubatore di startup dei media, “un modello che anche gli altri potrebbero e dovrebbero replicare“.
“Bisogna andare incontro alle esigenze dei consumatori, introducendo per esempio micropagamenti per tutti i tipi di contenuti online”.
E’ anche necessario, ha indicato Oettinger, “avere una mentalità più globale pure nella produzione dei contenuti“, altrimenti si corre il rischio di essere tagliati fuori. I player devono avere una prospettiva internazionale e non più limitata al mercato nazionale.
E se da un lato questo è dovuto in parte alla mancanza di un quadro regolamentare adatto e all’insufficiente accesso ai finanziamenti, dall’altro anche “l’industria deve compiere un ulteriore sforzo”.
- Mercato Unico Digitale, 415 mld in più per il PIL europeo
La Ue ha svelato il 6 maggio il piano per la realizzazione del Digital Single Market che avrà ricadute positive sia in termini di servizi che di prezzi e scelta per i consumatori.
Un piano che partirà nei prossimi 18 mesi.
In termini monetari, ha sottolineato Oettinger, abbattere le barriere digitali in Europa potrebbe generare un aumento di circa 415 miliardi di euro per il PIL europeo.
La strategia ruota attorno a tre pilastri: migliorare l’accesso a bene e servizi online; reti digitali e servizi innovativi; massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale.
“Il 1° giugno – ha ricordato Oettinger – a Berlino il cancelliere tedesco Angela Merkel, il presidente francese François Hollande e il presidente della Commissione Ue Jean- Claude Junker si sono impegnati per rendere il Mercato Unico Digitale una realtà e nei prossimi giorni i Capi di Stato e di governo consegneranno la loro guida sulla strada da fare”.
Il Mercato Unico Digitale prevede già due importanti iniziative legislative che avranno un diretto impatto sul mercato europeo dei media e dei contenuti.
Intanto si partirà con la revisione nel 2016 della Direttiva Ue sui servizi media audiovisivi. In questo senso nei prossimi giorni la Ue lancerà una consultazione pubblica.
Oettinger ha quindi anticipato su quali punti la Ue sta già lavorando.
Intanto, ha spiegato, l’attuale direttiva si applica alla trasmissione televisiva ma anche ai servizi media offerti online, come Netflix. L’impegno della Ue è adesso quello di valutare se ci sono altri tipi di servizi su internet non disciplinati dalle presenti norme Ue e che invece dovrebbero essere regolamentati.
“Bisogna essere sicuri che il nostro quadro regolamentare sia equo e adatto allo scopo nell’era digitale”.
Le norme vigenti, poi, si applicano a tutti i media audiovisivi ma hanno un approccio light verso i servizi on-demand.
Ed è proprio qui che bisogna intervenire.
Come? Pensando per esempio a nuovi sistemi per innovare la pubblicità, a regole per la tutela dei minori. Introducendo anche nel VOD il vincolo alla promozione delle opere europee.
La stratega per il Mercato Unico Digitale prevede anche la riforma del diritto d’autore. Oettinger ha assicurato che la nuova proposta sarà pronta entro la fine dell’anno.
Obiettivo della Ue è quello di trovare un giusto equilibrio tra gli interessi dei consumatori e del settore creativo, in particolare per l’industria cinematografica.
Attenzione quindi sulle possibilità di accesso anche dall’estero ai servizi online che i consumatori hanno pagato in un Paese Ue diverso da quello dove si trovano, magari in vacanza.
La Ue intende ammodernare l’applicazione transfrontaliera del copyright e avere un quadro chiaro su come le opere protette da diritto d’autore possano essere usate dagli intermediari online.
- Libertà e pluralismo dei media
L’ultimo aspetto che riguarda il Mercato Unico Digitale è la libertà e il pluralismo dei media. Oettinger ha sottolineato che si tratta di un “valore fondamentale per la Ue”.
“Le pressioni politiche, le difficoltà economiche, le aggressioni fisiche ai giornalisti, leggi restrittive e la crisi finanziaria che riguarda il settore influenzano la capacità dei media di operare liberamente“, ha osservato il Commissario Ue.
“La mancanza di libertà e pluralismo incide negativamente sui media europei e sull’industria creativa. Questo può effettivamente avere un impatto sulle decisioni delle media company”.
La Ue si è già impegnata in questa direzione, ha precisato, con due nuovi progetti indipendenti su libertà e pluralismo che fanno parte dello European Centre for Press and Media Freedom e hanno anche il supporto del Parlamento Ue.
La missione è quella di monitorare il settore e denunciare alle autorità competenti le eventuali violazioni. Previste anche azioni di sostegno ai giornalisti minacciati.
Il Media Pluralism Monitor è un altro progetto pilota finanziato dalla Ue e gestito dall’Istituto universitario europeo di Firenze che ha l’obiettivo di individuare i potenziali rischi per il pluralismo dei media negli Stati membri.
Questi sono gli aspetti chiave sui quali tutti devono lavorare prioritariamente, dai professionisti dei media alle ONG, dalle autorità nazionali alle istituzioni europei, senza tralasciare i cittadini.
“Credo – ha concluso Oettinger – che il dialogo e azioni coordinate a tutti i livelli possano essere efficaci per rafforzare in Europa il settore libero e innovativo dei media”.