Automobili senza conducente, a guida autonoma e connesse in rete (autonomous o “driverless” cars), se ne sente parlare da tempo, ma sono già una realtà, tanto che secondo un nuovo Report Gartner, nel 2018 hanno superato le 137 mila unità sul mercato tecnicamente abilitate alla mac, mobilità automatizzata e connessa in rete.
Entro la fine dell’anno in corso si attende un aumento netto di auto a veicoli a guida autonoma di circa 333.000 unità a livello globale, soprattutto grazie alle industrie automotive di Nord America, Cina ed Europa occidentale. Regioni del mondo che hanno innovato su questa tecnologia e continuano a farlo, con una legislazione avanzati e i primi quadri regolatori.
“Al momento non ci sono veicoli autonomi davvero avanzati in circolazione, al di fuori della cosiddetta fase di test e sperimentazione”, ha dichiarato in un commento ai dati Jonathan Davenport, Principal research analyst di Gartner.
“Oggi in strada abbiamo mezzi semi automatizzati, che fanno ancora affidamento sulla supervisione di un guidatore umano, eppure, moltissimi di questi modelli sono già predisposti in termini di hardware, con telecamere, radar, sensori Lidar, quindi abilitati alla piena autonomia”, ha spiegato Davenport.
“Basterebbe solo un aggiornamento software e gran parte di queste automobili e veicoli in strada potrebbero passare a livelli di autonomia crescente, ecco perché li consideriamo autonomous-ready”, ha chiarito il ricercatore.
Le nuove stime sulle auto a guida autonoma a livello mondiale, infatti, secondo Gartner, hanno alzato il numero di autonomous vehicle potenzialmente attivabili anche in strada a 745.705 entro il 2023. Di questi solo poco più di 37.000 sono veicoli commerciali, il resto tutti privati.
In linea generale, però, c’è da tener conto che le industrie non inizieranno a distribuire sul mercato globale questi veicoli, “almeno fino a quando non sarà sufficientemente chiaro che è possibile proporre una guida senza supervisione umana, quindi completamente automatizzata, nel pieno rispetto delle leggi e delle regole della strada”, ha precisato Davenport.
“Fino a quando questa situazione non si sarà evoluta a questo stadio, sono le singole imprese ad essere responsabili di quanto potrebbe accadere sulle strade pubbliche e le autostrade. Appena ci sarà una legislazione adeguata e più avanzata, vedremo rapidamente aumentare tali veicoli in circolazione. Cosa che, a seconda del Paese e del tipo di mercato, potrebbe anche richiedere alcuni anni ancora”.
Oltre l’aspetto regolatorio, comunque, c’è sempre quello basilare della sicurezza, sia dei passeggeri dei veicoli, sia dei pedoni, sia dei ciclisti e dei motociclisti.
Secondo il Report, gli stessi algoritmi impiegati in questo tipo di mobilità sono ancora da sviluppare al meglio, soprattutto in relazione alla loro reale capacità di “guardare” la strada e riconoscere gli ostacoli.
“Per arrivare ad uno standard di sicurezza accettabile bisognerà forse attendere almeno il 2025”, si legge nel Report.
“Una delle sfide più grandi per l’industria automotive che vuole lanciare i primi modelli commerciali a guida autonoma – ha spiegato Michael Ramsey, Senior director analyst di Gartner – è individuare il test sulla sicurezza più idoneo, che sia in grado di valutare un gran numero di situazioni critiche e quindi la capacità del mezzo di districarsi e trovare le giuste soluzioni senza supervisione umana”.
“Non sarà sufficiente per un veicolo autonomo essere leggermente migliore alla guida di un essere umano. Si tratta sostanzialmente di avere a che fare con il minor numero possibile di incidenti per essere ritenuti affidabili dagli automobilisti, i cittadini tutti, i legislatori e l’industria stessa”, ha dichiarato Ramsey.
Per accelerare il processo di innovazione, le aziende tecnologiche stanno impiegando software di simulazione basati sull’intelligenza artificiale, utile a capire come i veicoli gestiscono situazioni critiche diverse. Ciò consente alle aziende di generare migliaia di dati sui test dei veicoli, anche in poche ore, risparmiando tempo e riducendo i costi.