È nel distretto occidentale di Singapore, il quartiere commerciale One North, che è in strada per la fase di test la prima flotta di taxibot, i taxi robot a guida automatica che i cittadini possono chiamare tramite una semplice applicazione dello smartphone.
Simile a Uber, ma senza conducente, il servizio lanciato dalla startup italoamericana nuTonomy, nata nel 2013 all’interno del Massachusetts Institute of Technology (tra i fondatori c’è l’italiano Emilio Frazzoli, professore di Astronautica e di Aeronautica proprio al Mit) e finanziata con 16 milioni di dollari, sarà provato gratuitamente da un focus group di passeggeri.
Il test, condotto in un’area ancora limitata di 2,5 chilometri quadrati, servirà per avere un feedback completo prima del lancio commerciale previsto nel 2018 (in 10 città del mondo nel 2020).
Al momento, per monitorare ogni eventuale problema, c’è un secondo pilota all’interno dei veicoli, un ingegnere che deve valutare il servizio e in caso intervenire per evitare semplici disservizi e veri e propri pericoli. Sul sedile posteriore, infine, gli fa compagnia un altro operatore che dà un’occhiata ai computer di bordo.
Sei i taxibot in pista. Sei automobili elettriche Mitsubishi i-MiEV e Renault Zoe, che diverranno una dozzina entro fine anno. Tutte le automobili sono dotate di diversi set di laser Lidar (Light detection and ranging) e telecamere.
Il test è in corso a Singapore, ma presto ne partiranno altri negli Stati Uniti, nello Stato del Michigan, e in Gran Bretagna (visto che tra i partner finanziari e tecnologici c’è anche la Jaguar Land Rover).