Lo scenario

‘Guerra tra le tv? La concorrenza fa bene ai mercati’. Intervista a Antonio Nicita (Agcom)

a cura di Paolo Anastasio |

In attesa di Netflix, è scontro fra Mediaset e Sky. Intervista al Commissario Agcom Antonio Nicita sugli attuali scenari nei mercati audiovisivi

L’autunno caldo della tv è già cominciato. In attesa dell’arrivo di Netflix, il mercato italiano è in fermento con uno scontro all’ultimo spettatore fra Mediaset e Sky, che sta rivoluzionando la numerazione del telecomando satellitare, dopo il criptaggio dei canali del Biscione (Rete 4, Canale 5 e Italia 1) dai tasti 104, 105 e 106. Sul 104 potrebbe sbarcare Rai 4, ma non sono escluse sorprese. Sullo sfondo, il nuovo corso della Rai, con le prime mosse concrete dei nuovi vertici di Viale Mazzini, e la riforma del servizio pubblico che avanza (faticosamente) in Parlamento. Degli ultimi sviluppi e delle prospettive future in tema di regole e concorrenza abbiamo parlato con il commissario Agcom Antonio Nicita, relatore dell’analisi in corso su mercati e posizioni dominanti nell’audiovisivo con il collega Antonio Martusciello.

Key4biz: Commissario Nicita, nell’ultima intervista a Key4biz a fine luglio lei annunciava un autunno ‘caldo’ per le tv. E’ stato fin troppo facile profeta. Intanto, in attesa di Netflix, si assiste già ad una battaglia senza precedenti tra Sky e Mediaset che, reclamando il diritto ad una ‘retrasmission fee’ dei canali generalisti sulla piattaforma satellitare, ne interrompe la ritrasmissione…Che ne pensa?

Antonio Nicita. Guardiamo con grande interesse e attenzione a fenomeni che, per il momento, riguardano rapporti commerciali tra operatori sul mercato. Il nostro ruolo è intervenire nel caso che questi cambiamenti nel mercato danneggino una parte dei consumatori o riducano un pluralismo che, a mio personale avviso, nonostante i rilevanti progressi resta ancora incompiuto quanto a varietà dei temi e al rispetto della diversità socio-culturale.

Key4biz: Ma prevalgono gli aspetti positivi o quelli negativi in questo che sembra uno scontro di portata inedita per l’industria televisiva italiana?

Antonio Nicita. È presto per dirlo. Dal punto di vista del regolatore, l’intensificarsi della concorrenza nella televisione in chiaro, in quella a pagamento e nella frontiera mobile tra le due modalità è una buona notizia. Non rimpiango certo l’epoca della tacita spartizione dei diritti e dei mercati. D’altro canto la circostanza che persino i contenuti free siano segmentati per tipologia di piattaforma trasmissiva può generare disagio per i telespettatori. Anzi, è auspicabile che anche i contenuti pay siano fruibili con minori vincoli rispetto ai terminali riceventi e alle finestre di programmazione. In generale, evoluzione tecnologica e dinamiche concorrenziali corrette dovrebbero portare a queste condizioni ottimali per i consumatori. A meno che…

Key4biz. A meno che?

Antonio Nicita. Se la varietà della scelta anziché aprirsi si restringe, significa che il mercato non sta funzionando. L’Autorità sta finalmente conducendo, e proprio in queste settimane, le analisi dei mercati dell’audiovisivo – della quale sono relatore assieme al collega Antonio Martusciello – la cui ultima fotografia risale all’epoca pre-digitale. In quell’ambito, si valuterà se qualche operatore detenga una posizione dominante, in un mercato rilevante distinto, tale da ostacolare la varietà della scelta in uno o più diversi versanti del mercato rilevante. In questo caso, l’Autorità dovrà adottare rimedi adeguati.

Key4biz. ma quanto tempo ci vorrà per questo eventuale intervento Agcom?

Antonio Nicita. Contiamo di chiudere entro il 2015. Il fatto che la nostra analisi di mercato si svolga mentre è in corso un serrato confronto di mercato è, per altri versi, una coincidenza che ritengo fortunata. Ad esempio, gli oscuramenti e le relative reazioni costituiscono un eccezionale esperimento naturale, offrendo al regolatore una miniera di dati utile a comprendere appieno la sostituibilità tra free e pay, il valore del posizionamento dei canali e così via. I prossimi mesi ci diranno meglio se i mercati stanno evolvendo autonomamente verso una maggiore chiusura o apertura e gli impatti attesi sul pluralismo.

Key4biz. Ma come si misura il grado di apertura e di chiusura del mercato?

Antonio Nicita. Ci sono tipicamente molti indicatori, tra i quali le barriere all’entrata sui diversi versanti, l’accessibilità e la varietà delle offerte in chiaro e a pagamento. La normativa indica il pluralismo come obiettivo speciale di questa industria; pluralismo che non significa solo quote di mercato e distribuzione equilibrata delle opinioni, ma anche varietà dei linguaggi e dei prodotti.

Key4biz. Intanto però si creano disagi ai telespettatori e gli abbonati Sky non trovano ancora i programmi Rai integrali e non vedono più i programmi Mediaset sul satellite. C’è chi sostiene che sia stata proprio la delibera Agcom 128/15 pubblicata lo scorso 23 marzo a sancire il diritto alla ‘retrasmission fee’ per la Rai e quindi anche per Mediaset?

 

Antonio Nicita. Sono casi distinti. L’Autorità non ha preso ad oggi alcuna decisione relativa a regole cosiddette di must carry o must offer. L’Autorità è dovuta intervenire per far applicare una norma di un contratto di servizio pubblico Rai scaduto, ma ancora in vigore in attesa della nuova Concessione. Sulla base di questa norma l’Autorità ha chiarito che la Rai deve negoziare con qualsiasi piattaforma la ritrasmissione integrale dei propri programmi e che può richiedere una valorizzazione equa a tal fine. Un corrispettivo che deve tenere conto sia dei vantaggi di chi trasmette, sia di quelli di chi viene trasmesso. Per evitare tattiche dilatorie, la Rai ha accettato, in caso di negoziazione, un meccanismo arbitrale, affidato all’Autorità, che fissa in tempi certi il prezzo anche in caso di disaccordo tra le parti. Ma ovviamente questa decisione è limitata alla concessionaria del servizio pubblico e non si applica ad altre emittenti.

Key4biz. Eppure in alcuni paesi sono presenti obblighi di must carry e diritti a ricevere una retrasmission fee…

 

Antonio Nicita. Le regole evolvono rispetto a contesti specifici. L’obbligo di must carry e il diritto al corrispettivo di ritrasmissione nascono in contesti caratterizzati dai monopoli locali. Ad esempio del cavo. Un obbligo regolatorio di retrasmission fee può caratterizzarsi, a mio avviso, solo come rimedio di una posizione dominante della piattaforma trasmissiva alla quale si imponga il pagamento, sempre nel quadro della tutela del pluralismo. Come per converso, un obbligo generalizzato di must offer deve essere associato ad una dominanza da parte del titolare del contenuto. Tutte questioni che saranno poste, del caso, a valle dell’analisi di mercato.

Key4biz: Ma la Rai oggi può consentire una ritrasmissione gratuita, magari ottenendo da Sky altre contropartite?

Antonio Nicita. L’Autorità deve garantire che la valorizzazione della programmazione Rai non comporti discriminazione tra diverse piattaforme. Le forme di finanziamento della Rai non sono competenza dell’Autorità, che deve solo garantire la separazione contabile tra attività finanziate da canone o da pubblicità. Peraltro, sul finanziamento della Rai, Parlamento e Governo stanno lavorando con la revisione della legge e con la nuova Concessione Stato-Rai. La vecchia concessione scade tra otto mesi e risale al 1994, un’era geologica fa…

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