Continua la guerra tra la Casa Bianca e il mondo delle piattaforme social. Facebook ha rimosso un posto del Presidente degli Stai Uniti, Donald Trump, con l’accusa di dire falsità sulla pandemia di Covid-19.
Secondo quanto riportato da diverse testate internazionali, il post affermava che i bambini sono praticamente immuni dal virus.
Facebook censura Trump in patria
“Si tratta di contenuti che contengono affermazioni false e dannose che violano le nostre regole sulla disinformazione“, è la risposta di Facebook dopo l’avvenuta rimozione.
Una nuova pagina di un confronto sempre più aspro tra i social media e una parte crescente dei politici americani, che vedono in queste piattaforme un pericolo per la democrazia e la pacifica convivenza civile.
Facebook è da tempo sotto la lente di numerose organizzazioni per i diritti civili e la campagna #StopHateForProfit ne è un esempio pubblico.
Il messaggio di non investire un dollaro in annunci pubblicitari su Facebook fino a quando la piattaforma non ponga fine a disinformazione, messaggi razzisti, di odio e discriminazione sociale e sessuale, sembra dare ottimi risultati, almeno in termini di risonanza sui media.
L’azione di twitter
Oltre al social di Mark Zuckerberg, anche Twitter si è data da fare per infastidire il Presidente Trump, con il blocco dell’account ufficiale per la campagna elettorale dedicata alle presidenziali 2020.
L’account dedicato alle campagna elettorale ha ritwittato un posto del responsabile della comunicazione del Team, Tim Murtaugh, che indirettamente spiega bene i termini dello scontro.
Kamala Harris è una figura di spicco del Partito democratico e senatrice dello Stato della California (da sempre indigesto a Trump). L’accusa del Team Trump, rivolta ai socia,l è proprio quella di favorire i democratici e prendere posizione sempre contro i repubblicani.
Anche in questo caso, il blocco temporaneo (che sarà tolto non appena i titolari dell’account rimuoveranno il contenuto) è dovuto a dei tweet che dicono il falso sulla pandemia. Praticamente gli stessi pubblicati su Facebook.
Negli ultimi tempi il Congresso americano ha deciso di portare avanti un’indagine accurata sul ruolo dei grandi social media nono solo nella vita economica del Paese, ma anche in quella sociale, civile, politica e democratica.
Lo scontro tra poteri
Come ha spiegato il deputato David Cicilline, a capo della sottocommissione Antitrust, si tratta di un potere troppo grande, questo accumulato dai social (che rischia di chiamare in causa il concetto stesso di “separazione dei poteri” delle democrazie liberali), che si sta trasformando in minaccia non solo per la libera concorrenza, ma anche per la sicurezza delle persone (privacy e cybersecurity) e delle nazioni.
L’azione di Facebook e Twitter contro il Presidente Trump appare come l’ennesimo capitolo di una guerra con Washington che, molto probabilmente, andrà crescendo.
Uno scontro tra poteri che si considerano nel giusto, senza esserlo, che avrà sicuramente effetti ulteriori a livello globale.
Da una parte i social e la loro capacità di condizionare la nostra vita e l’operato di Governi e Istituzioni, dall’altra un’idea di politica che troppo spesso si basa su strategie di comunicazione e marketing a dir poco discutibili.