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Guardiani dello spazio

James Hansen

Lo spazio ‘extra-atmosferico’—cioè, tutto il resto dell’Universo aldilà della Terra—dovrebbe essere, secondo un trattato internazionale entrato in vigore nel 1967, “patrimonio comune dell’umanità”. ‘Patrimonio comune’ è un concetto scivoloso, facile da abbracciare quando, all’epoca della firma, nessuna potenza era arrivata oltre all’orbita terrestre.

Molto è cambiato da allora. Nei fatti, la Russia non aspira più a essere una nazione che viaggia nello spazio. Gli Usa, una volta raggiunta la Luna (1969), parevano avere definitivamente vinto la ‘space race‘, la ‘corsa allo spazio’, e il loro interesse è parecchio scemato. La Cina, in quel periodo ancora il paese poverissimo di Mao Tse-tung, non riusciva nemmeno a sfamarsi, tanto meno a sognare le stelle.

Ora, anche se per questo tema non c’è stata un’impennata di entusiasmo popolare paragonabile a quello degli anni Sessanta, i grandi paesi—due almeno, Cina e Stati Uniti—tornano alla gara e, checché ne dicano i trattati, procedono con la militarizzazione dello spazio extraterrestre, diventato velocemente una ‘risorsa strategica’. Intanto, altri paesi, non tutti di ‘prima linea’, mandano in orbita i loro satelliti. L’India lancia le sue sonde lunari e perfino gli [Gli Emirati Arabi hanno deciso che il loro futuro è nello spazio]Emirati Arabi spediscono una prima sonda ‘araba’ verso Marte. Molto di tutto questo è un fatto di prestigio nazionale, ma è anche una maniera per reclamare ‘un posto al tavolo’ mentre si danno le carte per il futuro extraterrestre.

Gli Stati Uniti, scioccati e sorpresi dall’attivismo spaziale cinese, sono il paese che si dà maggiormente da fare, almeno dal punto di vista pubblico. Oltre all’annunciato intento di ritornare sulla Luna, rivelatosi più difficoltoso del previsto, il Governo americano si sta attrezzando con nuove strutture che ‘politicizzeranno’ ulteriormente lo spazio. Il Dipartimento di Stato degli Usa ha recentemente emesso un documento di 25 pagine che delinea la creazione di uno strategic framework for space diplomacy con l’intento di: “…build international partnerships for civil and national security in space, promote a rules-based international order for outer space and work to secure the United States and its allies from space-enabled threats”. Il documento è stato rilasciato il giorno dopo l’annuncio da parte della Cina di un proprio progetto per mandare tre astronauti sulla Luna “entro il 2030”…

La più spettacolare delle iniziative americane è invece la creazione di una nuova forza armata, la Space Force, un’entità indipendente dai tre corpi militari già esistenti—marina, aviazione ed esercito—ed esplicitamente intesa a combattere eventuali guerre nello spazio. La Space Force ha un’alta uniforme dal sapore fantascientifico, un ‘inno’ e perfino un motto: “Sempra supra”, sul modello del “Semper fidelis” dei US Marines. Quello che manca ai 13mila “Guardiani”—l’appellativo parecchio ‘promozionale’ creato per distinguere i suoi effettivi da marinai, aviatori e soldati—è una missione da eseguire: per ora, non vanno nello spazio, quello spetta agli astronauti della Nasa, né si sa bene cosa debbano fare sulla terra…

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