Come cambia la mobilità degli italiani al tempo della pandemia
La pandemia di Covid-19 ha determinato, tra le altre cose, anche un sensibile aumento dell’utilizzo dell’automobile privata. Una scelta dettata dal timore di possibili contagi e dalle norme sul distanziamento sociale, che certamente il trasporto pubblico locale non possono rispettare.
Negli anni non si è investito abbastanza e il virus ci ha trovati impreparati all’emergenza. Per questo motivo, secondo il 18° Rapporto Audimob sulla mobilità degli italiani, organizzato da Isfort, Consiglio nazionale economia e lavoro (CNEL) e Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, gli italiani hanno premiato nuovi modelli di mobilità privata “alternativa”, più economici e più sostenibili.
La scelta delle ebike e della bicicletta
Secondo i dati dell’Ancma, l’Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori, infatti, complici anche i bonus offerti dal Governo, nel 2020 sono state vendute in Italia oltre 2 milioni di biciclette, di cui 280mila e-bike (pari al 14% del totale, erano appena il 3,5% nel 2015), ovvero il 17% in più rispetto al 2019 (+14% le bici tradizionali, +44% le bici elettriche).
Nei primi sei mesi del 2021, di e-bike ne sono state già vendute 157.000 (+12% rispetto allo stesso periodo del 2020). Un mercato quello delle biciclette che è quindi in forte espansione.
L’auto elettrica conquista il mercato, ma rimane il problema delle vetture più vecchie (e inquinanti)
Anche il parco dei mezzi elettrici è senza dubbio in forte crescita: a fine giugno 2021 si registrano oltre 83.463 auto (+57% rispetto a fine 2020, +267,2% rispetto al 2019), 18.635 ciclomotori (+12,3% rispetto a fine 2020), 12.471 scooter e moto (+32,7%), 8.352 quadricicli (+18,2%).
Cresce l’auto elettrica, ma non abbastanza
L’immatricolazione delle auto ibride, da febbraio 2021, è superiore a quella diesel. Dato che fa conquistare all’Italia il podio in Europa, ma resta ancora in ritardo nella vendita di auto ibride plug-in (PHEV) ed elettriche pure (BEV).
Il problema è che ci sono ancora oltre 12 milioni di auto vecchie che non superano lo standard emissivo Euro 3 (quasi un terzo del totale). Le alimentazioni a benzina e gasolio riguardano oltre 35 milioni di auto (quasi il 90% del totale), mentre le auto ibride sono circa 550mila e quelle elettriche poco più di 50mila.
Da sottolineare tuttavia che nelle immatricolazioni 2020 la quota di auto elettriche ed ibride è stata pari a quasi il 20% del totale.
Approccio integrato: sostenibilità-innovazione-sicurezza
La transizione ecologica ci impone di innalzare e di molto questo livello di mobilità sostenibile, rispetto a quella inquinante a combustibili fossili, ma non solo. Quando parliamo di mobilità e trasporti parliamo anche di sicurezza stradale.
La Commissione europea si è imposta l’obiettivo arduo (ma condiviso pienamente) delle zero vittime sulle strade entro il 2050.
Per aumentare i livelli di sicurezza, però, “occorre quindi puntare sulla pianificazione della mobilità nei singoli municipi delle grandi città, valorizzando il mobility manager quale figura che conosce le criticità del territorio urbano specifico”, ha affermato il coordinatore della Consulta Nazionale per la Sicurezza stradale e la Mobilità sostenibile del Cnel, Gian Paolo Gualaccini, in audizione innanzi all’ottava Commissione Lavori Pubblici del Senato sul Piano nazionale sicurezza stradale 2030.
Il Piano nazionale della sicurezza stradale al 2030 prevede il dimezzamento delle vittime da incidenti stradali.
“È inoltre necessario puntare sulle campagne di sensibilizzazione e informazione, accanto alle altre azioni previste. La responsabilizzazione, in particolare dei giovani, costituisce la leva fondamentale su cui puntare”, ha aggiunto il coordinatore della Consulta.
“La politica per la sicurezza stradale – ha precisato Gualaccini – dovrà essere compiutamente coordinata con le altre politiche e relativi obiettivi nonché con gli interventi previsti dal Piano nazionale ripresa e resilienza (PNRR), visti i molti punti di contatto tra la sicurezza stradale e le politiche in materia di energia, ambiente, occupazione, istruzione, giovani, salute pubblica, ricerca, innovazione e tecnologia, giustizia, assicurazioni, commercio e affari esteri”.
Auto più vecchie, auto tecnologicamente meno sicure
Sostanzialmente, abbiamo bisogno un approccio integrato sul tema della sicurezza stradale: sicurezza, innovazione, sostenibilità, prossimità.
La politica per la sicurezza stradale, infatti, dovrà essere compiutamente coordinata con le altre politiche e relativi obiettivi, nonché con gli interventi inseriti nel PNRR, visti i molti punti di contatto tra la sicurezza stradale e le politiche in materia di energia, ambiente, occupazione, istruzione, giovani, salute pubblica, ricerca, innovazione e tecnologia, giustizia, assicurazioni, commercio e affari esteri.
Riguardo poi al tema centrale del parco auto da svecchiare e della necessità di passare ad una mobilità alternativa, più pulita e tecnologicamente avanzata, Gualaccini ha sottolineato, che “occorre un approccio
integrato in tema di sicurezza e sostenibilità: “I divari territoriali si tramutano in divari sull’incidentalità, come emerge dall’analisi del PNSS 2030. In territori più poveri le auto sono vecchie e tecnologicamente meno sicure”.