Immaginiamo le rive del Nord Africa con i boschi fin quasi alla spiaggia. Certo, oggi è a dir poco uno scenario irreale, ma in un futuro prossimo potrebbe essere un qualcosa di molto più concreto. Grazie all’energia solare e a tecnologie avanzate per il trattamento delle acque marine, potrebbero tornare le foreste ai margini del deserto del Sahara.
È il “Sahara Forest Project”, sviluppato da un’organizzazione ambientalista norvegese, la Bellona, annunciato alla fine dell’anno scorso e ora in cerca di investitori. Il progetto pilota in Giordania è tuttora in corso e si compone di una serra alimentata da pannelli solari e da desalinizzatori, anch’essi alimentati da energia solare.
Grazie alle fonti rinnovabili non solo è possibile coltivare all’interno della serra e sfruttare energia elettrica, ma attivare all’esterno della struttura un processo di umidificazione del terreno che favorisce una rapida crescita di vegetazione e alberi.
In questo modo è possibile sviluppare una vera e propria green economy inclusiva e orientata alla massima sostenibilità ambientale: “Riforestare regioni desertiche, dare il via ad attività agricole fortemente tecnologizzate e creare nuovi posti di lavoro non è impossibile nel Sahara, anzi, con il nostro progetto puntiamo anche a generare energia elettrica pulita, acqua potabile e biogas”, si legge in una nota ufficiale dell’organizzazione.
Una delegazione europea, composta dall’ambasciatore dell’Unione europea in Giordania, Andrea Matteo Fontana, e dall’ambasciatore norvegese in Giordania, Tone Allers, con al seguito decine di diplomatici e rappresentanti industriali europei, ha fatto visita all’impianto di Aqaba alla presenza del Ministro dell’Energia e delle Risorse minerarie della Giordania, Saleh Al-Kharabsheh, per verificare i primi risultati del progetto a cinque mesi dal suo lancio.
Per l’occasione, Joakim Hauge, Presidente del “Sahara Forest Project”, ha dichiarato: “Sono felice di annunciare che l’impianto da noi realizzato ha iniziato a generare e distribuire energia elettrica pulita a tutta la Giordania, ma non solo, perché oltre l’elettricità dal sole, abbiamo anche un’intesa produzione agricola in serra a km zero per i consumatori locali”.
Attorno alla struttura sono stati già piantati i primi alberi e altri ne nasceranno spontaneamente grazie all’umidifcazione costante del terreno, conseguenza diretta degli altri processi (generazione di energia da rinnovabili, desalinizzazione dell’acqua del mare, coltivazione in serra, trattamento degli scarti).
La crescita di alberi e quindi la nascita di nuove foreste contribuirà ovviamente anche allo stoccaggio naturale della CO2 in eccesso.
Prossimo passo del progetto è realizzare una struttura simile delle dimensioni di 20 ettari.
Un modo concreto per creare sinergie virtuose tra agricoltura, settore energetico e ambiente.
I Paesi dove è possibile un prossimo impiego del progetto di riforestazione del deserto sono Marocco e Algeria.
In tutto il mondo, le foreste coprono poco meno di 4 miliardi di ettari. Una superficie in graduale e costante riduzione e degradazione a causa del consumo di suolo, dell’espansione delle colture agrarie e per la realizzazione di grandi opere infrastrutturali.
Ogni anno scompaiono 15 milioni di ettari di foreste (circa la metà dell’Italia).
A sorpresa, proprio il nostro Paese si dimostra in piena controtendenza rispetto al resto del mondo. Secondo i nuovi dati Ispra, la superficie forestale in Italia è in continuo aumento, principalmente a causa dell’espansione naturale del bosco che prende il posto delle superfici agricole abbandonate.
Negli ultimi 100 anni, la superficie forestale nazionale è infatti pressoché raddoppiata, raggiungendo 11 milioni di ettari. Questo significa – contrariamente a quanto si crede – che oltre un terzo del territorio nazionale è coperto da boschi, anche al di sopra della media europea.