Da una gestione intelligente e sostenibile dei rifiuti possono derivare nuove opportunità di crescita economica per le imprese, tanti posti di lavoro e una maggiore competitività del nostro sistema di produzione nel suo complesso.
È quanto hanno affermato Symbola e Kinexia durante la presentazione del nuovo Rapporto “Waste End. Economia circolare, nuova frontiera del made in Italy“, che presto diventerà anche un progetto a livello nazionale.
Il principio ispiratore è quello adottato anche dalla Commissione europea dell’economia circolare: un modello non più lineare, dalla materia al prodotto al suo smaltimento, ma pensato per potersi ‘rigenerare’. Che parte dalla progettazione di un sistema più efficiente nell’uso di risorse: con l’utilizzo di fonti e risorse rinnovabili; con chi produce (e anche chi consuma) responsabile dell’intero ciclo di vita del prodotto; con una forte capacità di innovazione e un design di prodotto fatto per durare, per il disassemblaggio, il riciclaggio e il riutilizzo.
Questi gli obiettivi che fissati in ‘Waste End’ per il 2020:
- ridurre di due terzi i rifiuti avviati in discarica (dal 38% al 12% del totale);
- raddoppiare la raccolta differenziata (dal 43% all’82%);
- tagliare il rifiuto urbano residuo indifferenziato ad un terzo (dal 57% al 18%);
- più che dimezzare l’incenerimento (dal 17% al 7%);
- aumentare il numero di occupati nella green economy.
Nel ciclo di gestione dei rifiuti si avrebbero, infatti, circa 22.000 occupati in più (+37%), per effetto di una forte crescita nei settori a più alta intensità di lavoro (soprattutto nella raccolta e preparazione al riciclo). Un cambiamento radicale che impatterebbe positivamente sull’ambiente, con meno risorse utilizzate e meno emissioni (fino a 19 milioni di tonnellate di CO2), sulla filiera del recupero, sulla manifattura, ma anche sui cittadini, con una riduzione di circa il 20% del costo di gestione dei rifiuti urbani.
In questo scenario, la capacità industriale di preparazione al riciclo raddoppierebbe da 12 milioni di tonnellate attuali a 24 milioni di tonnellate, il recupero di materia nei processi industriali passerebbe dall’attuale 24% dei rifiuti al 48,5%, il recupero per usi agronomici dal 13% al 30%, mentre il recupero per usi energetici dal 19% attuale scenderebbe al 14%, privilegiando soluzioni meno inquinanti e più innovative.
Basterebbe puntare sulla riduzione dei rifiuti e sul riuso di oggetti e materiali, hanno spiegato Symbola e Kinexia, ad esempio incentivando i prodotti alla spina anziché quelli monouso, spingendo sulla sharing economy, dichiarando guerra all’obsolescenza programmata, promuovendo i centri di raccolta e re-design, introducendo una tariffa sulla base della quantità effettiva di rifiuti prodotti e cancellando gli incentivi sul recupero energetico degli impianti di incenerimento.