L'annuncio

Gran Bretagna più fossile che green, il Premier Sunak salva le auto a benzina e diesel

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Slitta al 2035 lo stop alle auto a benzina e diesel, ma anche la sostituzione delle inquinanti caldaie a gas con pompe di calore e niente efficientamento energetico delle case o tassa sugli alimenti a base animale. L’esecutivo britannico non vuole un approccio ideologico al tema dei cambiamenti climatici e chiede più realismo, ma è evidente l’interesse politico ed economico dietro a decisioni prese per tornaconto elettorale (le elezioni del 2024).

Al Premier britannico piacciono i combustibili fossili?

Se i cittadini britannici vorranno andare in giro con auto elettriche, invece che a benzina e diesel, è una scelta loro, che non potrà mai essere imposta per legge dall’attuale Governo. Così il Premier Rishi Sunak ha annunciato, durante il suo discorso al Paese da Downing Street, la revisione degli impegni sul clima presi dalla Gran Bretagna.

Una doccia fredda per chi in Europa e soprattutto nel Regno Unito vedeva finalmente un percorso chiaro di decarbonizzazione da seguire. Una vittoria insperata, invece, per tutta l’industria dei combustibili fossili, che potrà così tutelare i propri interessi e soprattutto veder crescere i profitti legati allo sfruttamento indiscriminato delle nostre risorse naturali.

Sunak ha quindi annunciato lo slittamento dello stop alla vendita di nuove auto a benzina e diesel dal 2030 al 2035.

Serve un approccio più pragmatico e realistico al problema dei cambiamenti climatici, nostro compito non è solo tutelare l’ambiente, ma anche le famiglie britanniche da una transizione troppo costosa”, ha spiegato il Premier britannico.

E quindi, ecco che l’approccio realistico e pragmatico di cui parla Sunak si traduce non solo nel rallentamento della transizione energetica ed ecologica nel settore della mobilità privata, ma anche nello slittamento dell’introduzione delle pompe di calore al posto delle caldaie a gas, niente isolamento termico degli edifici, niente tassazione dei prodotti alimentari a base di carne per favorire al contrario il consumo di cibi più sani e di migliore qualità, a partire dalla frutta e la verdura.

L’industria degli allevamenti intensivi è salva insomma, soprattutto quella dei prodotti derivati dalla carne, che ha un peso non indifferente nelle emissioni di gas serra.

La Gran Bretagna inquina meno di tutti, quindi torni ad inquinare

E proprio qui Sunak insiste, affermando che la Gran Bretagna inquina meno di qualunque altro Paese: “La nostra quota di emissioni di gas serra è pari all’1% a livello mondiale”.

Peccato che il calcolo della quota parte delle emissioni nocive di ogni Paese è ottenuta in maniera poco trasparente e ormai ognuno con i dati che vuole dare offre un’immagine di sé che non corrisponde alla realtà.

Molti Paesi occidentali ormai non producono più in loco, hanno ridotto notevolmente le proprie industrie, a vantaggio delle importazioni di prodotti già confezionati o preparati per ulteriori lavorazioni. Ma così facendo aggirano solo il problema, perché tali prodotti o lavorati importati dall’estero hanno già in sé una quota di emissioni di gas serra per la loro produzione.

Resta invariato l’impegno del Governo britannico di raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050. Come a questo punto non è chiaro, visto che basta avvicinarsi alle elezioni politiche per cambiare tutto e non scontentare le oligarchie economiche nazionali e non. Per Sunak e il Partito conservatore ora al potere è andata così: nel 2024 c’è da affrontare un non facile appuntamento cono le elezioni politiche.

Ma di inquinamento si muore, non è una mera questione ideologica

Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che durante l’emergenza Covid-19 è stata spesso presentata al pubblico come l’unica voce autorevole da ascoltare, praticamente il classico faro nel buio, ha più volte ricordato che in Europa e in Gran Bretagna le morti per esposizione ai gas serra sono ancora troppo elevate.

Solo l’inquinamento da PM2,5 (microparticolato che riesce ad entrare nel sangue e aggredisce i polmoni) provoca circa 400.000 morti all’anno in tutto il continente.

Le fonti di questo inquinante mortale sono non a caso il traffico cittadino di veicoli alimentati a benzina e diesel, le attività industriali, i sistemi di riscaldamento e l’agricoltura.

In Gran Bretagna tre quarti della popolazione vive in aree urbane gravemente inquinate, fino a due volte oltre i limiti fissati dall’OMS. E questo Sunak lo sa bene.

Come sa bene che i cittadini britannici vorrebbero per loro e i loro figli un Paese molto diverso dall’attuale, con città più moderne (smart city), perché per il 35% della popolazione la sostenibilità ambientale è fondamentale da realizzare, come vivere in un territorio più sicuro (28%) e in città che crescano in maniera più razionale (28%).

Fondamentale, inoltre, per il 72% degli intervistati da Capterra UK, è la mobilità elettrica, disporre di punti di ricarica a portata di mano, poter accedere anche a servizi di mobilità condivisa.

Più della metà dei cittadini (54%) vorrebbe vivere in case non solo più tecnologiche, ma soprattutto dotate di sistemi per l’efficienza energetica e la fornitura di energia pulita da fonti rinnovabili.

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