Scontro Ultrabroadband

Governo vs Tim, muro contro muro sulla fibra nelle aree bianche

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Sale di tono lo scontro fra Governo e Open Fiber da un lato e Tim dall’altro: l’ad di Tim Flavio Cattaneo risponde per le rime al doppio attacco del ministro De Vincenti e del sottosegretario Giacomelli all’azienda sulle gare Infratel per l’ultrabroadband nelle aree bianche.

Sale di tono lo scontro che va avanti ormai da mesi sulla banda ultralarga nelle aree a fallimento di mercato fra Governo, in tandem con il campione nazionale Open Fiber da una parte, e Tim dall’altra. Il Governo accusa Tim di concorrenza sleale e manovre tattiche di disturbo nelle gare per la banda ultralarga nelle aree bianche. Tim non si tira indietro e a sua volta controbatte, accusando il Governo di dirigismo.

L’offensiva del Governo è partita venerdì, in occasione dell’annuncio dell’affidamento a Open Fiber della prima gara per la realizzazione della rete in fibra in sei regioni a fallimento di mercato. Il giorno successivo, il Governo ha rincarato la dose, con un attacco incrociato che pare un avvertimento più che un consiglio nei confronti di Tim, tramite doppia intervista di sabato mattina – la prima sul Corriere della Sera del ministro alla Coesione Territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, la seconda in contemporanea del sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli su Repubblica. In sostanza, il Governo si preoccupa di tutelare ( e lo farà anche per vie legali), i fondi pubblici (3 miliardi complessivi) destinati alle gare Infratel per l’ultrabroadband nelle aree a fallimento di mercato, dopo che Tim e altri operatori, a più riprese, hanno tentato di bloccare il primo bando con una dura battaglia in Tribunale.

De Vincenti sul Corriere della Sera

“Se Telecom passasse dagli annunci alla realizzazione concreta della banda ultralarga anche nelle aree non redditizie, i piccoli Comuni, lo Stato dovrebbe valutare la concretezza e la dimensione dei danni”. Così Claudio De Vincenti, ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno e presidente del Cobul (Comitato per la diffusione della banda ultralarga) attacca Tim, ricordando che “gli stessi operatori (con dulice consultazione pubblica ndr) hanno detto di non voler intervenire perché erano zone non redditizie”.

Nel mirino del ministro l’intenzione di Tim di intervenire a sua volta, con investimenti autonomi, nelle aree bianche oggetto delle gare Infratel, una decisione che potrebbe rivelarsi dannosa per lo Stato “per due motivi: prima ha dichiarato al governo, in due diversi round di consultazione, che non avrebbe investito inducendo così lo Stato a investire risorse pubbliche. Ora, un eventuale investimento, sottraendo domanda potenziale alla rete pubblica, aumenterebbe l’onerosità della gestione della rete per i cittadini. In secondo luogo, e conseguentemente, questa operazione ridurrebbe il valore della rete pubblica”.

Per questo se Tim dovesse passare dagli annunci ai fatti (l’azienda guidata da Flavio Cattaneo ha annunciato la costituzione di una newco ad hoc per investire nell’upgrade della sua rete Ftcc nelle aree bianche, il cosiddetto progetto Cassiopea ndr) “il suo comportamento potrebbe causare un danno rilevante all’interesse pubblico che lo Stato persegue nel realizzare la banda ultra larga in queste zone”. De Vincenti ha poi rincarato la dose: “Ha prevalso in questi anni un atteggiamento conservativo (da parte di Tim ndr), di difesa della rete in rame, invece di un atteggiamento innovativo, al servizio del Paese. In pratica, Telecom ha scelto di frenare la diffusione della fibra, invece di essere protagonista dell’innovazione”. Insomma, secondo De Vincenti Tim avrebbe mostrato la volontà di frenare lo sviluppo della fibra nel paese, come dimostrerebbero i numerosi ricorsi presentati contro il bando di gara relativo alla prima gara Infratel, tutti al momento respinti dai giudici.

Giacomelli su Repubblica

Il secondo siluro governativo nei confronti di Tim è arrivato, sempre sabato, dalle colonne di Repubblica per bocca del sottosegretario Antonello Giacomelli, secondo cui l’azienda “sta cercando di difendere, magari con qualche tono improprio, la sua posizione di mercato”. Giacomelli ricorda che la mappa delle aree bianche è stata definita “consultando gli operatori in merito alle intenzioni di investimento, facendo affidamento sulla loro correttezza. E’ chiaro che se Tim cambiasse idea in corsa rischierebbe di provocare un danno all’interesse pubblico. In quel caso il governo dovrebbe valutarne l’entità e le azioni necessarie a tutelare la collettività”. Secondo Giacomelli, “la rete pubblica crea proprio le condizioni anche nelle aree ‘bianche’ per una concorrenza tra privati ma su servizi e offerte”. Ma perché il Mise non ha preso in considerazione l’aggiornamento da parte di Tim, a dicembre scorso, dei suoi impegni di investimento nelle aree bianche, con l’annuncio della costituzione di un newco per investire nelle aree bianche (Tim sta cercando un socio finanziario cui lasciare la maggioranza di questa società ndr)? Giacomelli ha risposto che “le regole europee, e il buon senso, impediscono di interrompere un bando in corso. Il primo è stato pubblicato a giugno, il secondo ad agosto, la Ue è chiara su questo punto. Ma ripeto: penso che alla fine Tim si concentrerà sulle altre aree, ‘nere’ e ‘grigie’”.

Insomma, toni accessi e perentori da parte del Governo nei confronti di Tim, invitato nemmeno tropo velatamente a non fare brutti scherzi nelle aree bianche, dove Open Fiber sembra avviata a fare l’en plein anche nella seconda gara (l’esito deve essere ufficializzato entro luglio) e terza gara (Puglia e isole) che sarà avviato entro settembre.

 

Tim non ci sta e sfida il Governo

Dopo l’attacco del Governo, l’amministratore delegato di Tim Flavio Cattaneo ha risposto a sua volta per le rime, con una doppia intervista prima sul Sole 24 Ore e poi su Repubblica, rilanciando l’impegno in autonomia dell’azienda anche nelle aree bianche e rivendicando la libertà d’impresa del gruppo.

“Quello del governo è un attacco degno gli un Paese dirigistico. Noi siamo un’impresa privata e in Italia c’è libertà di impresa “, ha detto a Repubblica Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Tim, accogliendo con stupore le parole del sottosegretario Giacomelli, che di fatto chiede all’azienda di non investire per l’upgrade della sulla sua rete Fttc nelle aree “bianche”, per non creare danni all’infrastruttura pubblica. Richiesta “cassata” da Cattaneo: “I nostri investimenti sono già iniziati, li abbiamo comunicati a tempo debito e secondo la legge. Copriremo in modo selettivo circa il 50% di quelle zone: andiamo avanti”.

Tim nelle aree bianche ha già formato contratti: “Siamo già partiti in diversi Comuni portando la fibra agli armadi e nei prossimi mesi i cittadini beneficeranno della banda ultralarga. È una richiesta inconcepibile”, sbotta Cattaneo, precisando che la ricerca di un partner finanziario per il progetto Cassiopea va avanti e che ci sono “numerose richieste: “Il socio di maggioranza peraltro servirà per la società a cui verrà conferita la gestione di quella parte di rete, ma gli investimenti sono già partiti”. Cattaneo non risparmia un’ulteriore stoccata al Governo e indirettamente anche a Enel, socio di Open Fiber insieme con Cdp:Il governo dovrebbe pensare ad abbassare i costi per le imprese, come quelli dell’energia, invece di costruire una infrastruttura più cara. La nostra, con la fibra fino all’armadietto (Fttc), costa molto meno”.

Infine, a proposito, dei diversi bandi presentati da Tim contro i bandi di gara Infratel, Cattaneo sottolinea che “I ricorsi li hanno presentati anche altri quattro operatori, tra cui Fastweb ed Eolo. Se al secondo bando non si è presentato più nessuno a parte Open Fiber, alleanza di aziende che prima non facevano quel mestiere, forse bisogna porsi qualche domanda”.

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