Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta valutando la possibilità di forzare Google a cedere parti della sua attività per porre fine al suo dominio nel settore della ricerca online. Questa mossa, riportata dal Financial Times, rappresenta il tentativo più audace finora per limitare il potere di uno dei giganti tecnologici globali.
La svolta antitrust
Dopo anni di crescita incontrollata dei colossi del tech, il governo USA, guidato dal presidente Biden, sembra aver cambiato approccio. Il Dipartimento di Giustizia e la Federal Trade Commission hanno avviato azioni legali contro Google, Apple, Amazon e Meta, accusandoli di pratiche anticoncorrenziali.
Questa nuova ondata di interventi antitrust arriva dopo una storica vittoria del Dipartimento di Giustizia ad agosto, quando un giudice ha stabilito che Google ha violato la legge antitrust statunitense, definendo l’azienda un “monopolista“.
Le possibili sanzioni a Google
Il Dipartimento di Giustizia sta considerando diverse misure per limitare il potere di Google, tra cui:
- “Spezzatino” di Google: forzare l’azienda a cedere attività come il browser Chrome, l’app store Play e il sistema operativo Android per impedire che vengano utilizzati per favorire il suo motore di ricerca.
- Condivisione dei dati: obbligare Google a condividere i dati di ricerca con i concorrenti.
- Limitazioni sull’IA: limitare la capacità di Google di utilizzare i dati di ricerca per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale.
- Divieto di accordi esclusivi: vietare i contratti esclusivi, come quello da 20 miliardi di dollari l’anno con Apple per essere il motore di ricerca predefinito su Safari.
Un caso storico
Il caso Google potrebbe diventare la più grande vittoria antitrust per il Dipartimento di Giustizia dallo scioglimento di Microsoft nel 1999 (sentenza poi annullata in appello). Il processo entrerà ora in una seconda fase, in cui il giudice Mehta determinerà le sanzioni da imporre a Google. La decisione finale è attesa entro il prossimo agosto 2025.
La difesa di Google
Google si difende sostenendo che l’intervento del governo potrebbe avere conseguenze negative sull’innovazione e la competitività americana. L’azienda afferma che costringerla a condividere i dati di ricerca metterebbe a rischio la privacy degli utenti e che separare Chrome e Android danneggerebbe la sicurezza di questi prodotti. Il caso Google rappresenta un momento cruciale nella regolamentazione delle Big Tech. La decisione del giudice Mehta potrebbe avere un impatto significativo sul futuro del settore tecnologico e sul modo in cui le grandi aziende operano online.