Sanzionata Google per aver violato la privacy degli utenti
Pensavano di aver disabilitato dal proprio smartphone la funzione Gps (acronimo inglese per Global positioning system, sistema per la determinazione delle coordinate geocentriche relative alla posizione) e invece le funzioni di localizzazione dei dispositivi continuavano a lavorare all’insaputa degli utenti. Secondo il New York Times, Google avrebbe accettato di pagare la cifra record di 391,5 milioni di dollari come risarcimento a 40 Stati americani.
Ad annunciare lo storico accordo è stato il procuratore generale dell’Oregon, Ellen Rosenblum, che ha senza mezzi termini accusato il gigante di internet “di aver dato priorità ai profitti invece che alla privacy degli utenti”.
La decisione sarebbe arrivata dopo la condanna di 40 procuratori generali di altrettanti Stati convinti che il motore di ricerca avrebbe violato la privacy dei cittadini attraverso la localizzazione coatta dei dispositivi connessi in rete.
Localizzare i dispositivi all’insaputa dei proprietari
Gli utenti convinti di aver disabilitato il posizionamento del proprio smartphone venivano invece profilati per finalità commerciali continuando a rilevare posizione e spostamenti.
In pratica, se un utente americano passava vicino ad un negozio o un centro commerciale che vendeva prodotti in linea con il proprio stile di vita ecco che comparivano pubblicità e messaggi mirati e personalizzati.
Le promesse di Google: informare di più gli utenti su come e perché si raccolgono i loro dati
A quanto riportato dal quotidiano americano, Google si sarebbe impegnata anche a rendere più trasparenti le procedure di tracciamento dei dispositivi connessi in rete e quindi dei proprietari a partire dal 2023.
In futuro, la Big Tech dovrà sempre mostrare informazioni aggiuntive agli utenti, ogni volta che questi attiveranno/disattiveranno l’impostazione dell’account relativa alla posizione, spiegando chiaramente il modo in cui si traccia la posizione e fornendo informazioni ulteriori su come Google raccoglie ed utilizza i dati personali.
Google ha risposto alle accuse affermando che, sì, si è trattato di violazione della privacy, ma conseguenza di policy aziendali degli anni passati, e che “l’accordo è coerente con i miglioramenti che la società ha apportato di recente e che continuerà ad apportare in futuro, con l’obiettivo di ridurre al minimo la raccolta dei dati e allo stesso tempo migliorare comunque la qualità del servizio”. Della serie, fare di più con meno.
A settembre Google è stata multata anche in Europa per abuso di posizione dominante, per oltre 4 miliardi euro. L’accusa è di aver imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili al fine di consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca.