L'appuntamento

Google giovedì a Bruxelles, confronto su concorrenza e fisco

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Il Ceo del gruppo Pichai incontrerà i Commissari Vestager e Oettinger per discutere dell’indagine antitrust e di Mercato Unico Digitale.

Il Ceo di Google, Sundar Pichai, si recherà giovedì a Bruxelles per incontrare il Commissario Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, in merito all’indagine per sospetto abuso di posizione dominante nella ricerca online.

Secondo una fonte vicina al dossier, l’appuntamento rappresenta una ‘visita introduttiva’ in vista della prossima decisione che l’Antitrust dovrà prendere, attesa per marzo.

Pichai è stato nominato solo qualche mese fa Ceo del gruppo nell’ambito del progetto di ridefinizione di Google alla quale ora fanno riferimento gli asset core (ricerca online, Android e YouTube) mentre il resto (salute, auto senza conducente…) dipendono direttamente dalla nuova holding Alphabet.

Adesso l’Antitrust Ue dovrà decidere in merito all’indagine sulla ricerca online, avviata nel 2010, che non è stata ancora chiusa nonostante la società abbiamo presentato ben tre proposte per risolvere il caso. Rimedi che però non hanno convinti i servizi alla Concorrenza, né le altre parti coinvolte.

Vestager ha inviato lo scorso anno a Google la comunicazione di addebiti, dettagliando le accuse. Al gruppo si lamenta di favorire ‘sistematicamente i propri servizi di confronto dei prezzi’ nei risultati di ricerca rispetto a quelli concorrenti come Kelkoo.

Lo scorso agosto Google aveva replicato, sostenendo che le conclusioni alle quali era pervenuto Bruxelles erano ‘errate’ e basate su ‘una valutazione sbagliata del mercato’.

Se non si trovasse l’accordo, la società rischia una maximulta da svariati miliardi di euro.

L’Antitrust Ue ha aperto ad aprile anche una seconda indagine che pero riguarda Android, il sistema operativo mobile di Google, istallato sull’80% degli smartphone nel mondo.

 

Sul tavolo anche il Digital Single Market

Oltre alla Vestager, Sundar Pichai incontrerà giovedì a Bruxelles anche il Commissario Ue alla Digital Economy, Günther Oettinger, e il capo di gabinetto del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker per discutere del Mercato Unico Digitale.

Oggi Pichai è a Barcellona per il Mobile World Congress e mercoledì sarà atteso a Parigi per incontrare gli editori.

Le nuove proposte dell’Ue per la realizzazione del Digital Single Market, in particolare la riforma del diritto d’autore che sarà presentata la prossima primavera, riguardano da vicino il gruppo, specie il servizio Google News.

Sul tavolo anche un altro dossier molto caldo che è quello dei sistemi di ottimizzazione fiscale ai quali sta lavorando intensamente la Ue che ha recentemente presentato un piano antievasione e una proposta che prevede l’obbligo per le multinazionali di rendere trasparenti i bilanci.

Il tutto nell’ambito della riforma che riguarda economia digitale e fisco.

In Italia Google va verso il patteggiamento e presto potrebbe accettare di versare al fisco circa 250 milioni di euro mentre nel Regno Unito ha da poco siglato un accordo ‘molto conveniente’ – forse anche troppo -, da 172 milioni di euro e l’Antitrust Ue ha deciso di approfondire.

La Francia ha invece detto che non scenderà a patti, ‘Google dovrà versare tutto il dovuto’.

Il caso non riguarda ovviamente solo Google ma tutte le multinazionali che ricorrono a sistemi di ottimizzazione ‘furbetti’ per bypassare abilmente il fisco e pagare le tasse al minimo traghettando i profitti nei paradisi fiscali.

Nel mirino anche Apple, che in Italia ha deciso di versare al fisco 318 milioni di euro e ora attende la decisione della Ue nel caso che vede coinvolta anche l’Irlanda, sospettata di aver concesso favori fiscali al gruppo, imputabili come aiuti di Stato illegali.

Anche in questo caso la decisione della Ue dovrebbe essere imminente e Apple rischia una multa molto salata al punto che il Ceo Tim Cook è voltato recentemente a Bruxelles per confrontarsi con la Vestager.

Sotto la lente tutte le multinazionali, al punto che sono intervenuti gli Stati Uniti per mettere in guardia la Ue da una politica considerata troppo rigida nei confronti delle compagnie americane.

 

10,7 miliardi finiti alle Bermuda

Venerdì sono venute fuori informazioni interessanti su Google. Stando ai dati pubblicati da Google Netherlands Holdings BV, nel 2014 il gruppo ha fatto transitare 10,7 miliardi di euro nei Paesi Bassi con destinazione finale le Bermuda.

Questo significa che quell’anno la divisione olandese ha trasferito la quasi totalità degli utili a una sede alle Bermuda registrata in Irlanda col nome di Google Ireland Holdings.

La maggior parte di questi utili rappresentano royalties versate alla divisione irlandese alla quale sono traghettati quasi tutti i profitti realizzati fuori dagli Stati Uniti.

I dati pubblicati dall’azienda evidenziano anche che Google Netherlands Holdings BV non ha alcun dipendente e ha versato 2,8 milioni di euro di tasse.

La strategia fiscale consiste nel far transitare fondi dall’Irlanda e ai Paesi Bassi. Mossa che permette a Google di bypassare le imposte sui profitti negli Stati Uniti e in Europa.

Google ha sempre fatto sapere di rispettare le leggi fiscali dei Paesi in cui opera.

Ed è così.

Si tratta però adesso di modificare le leggi che permettono di poter così facilmente essere aggirate.

Le disposizioni in vigore da dieci anni hanno permesso nel 2015 a Google di beneficiare di un tasso di imposizione di solo il 6% sui guadagni generati all’estero.

Quattro volte meno il tasso medio in vigore sui mercati internazionali in cui opera. Le Bermuda non tassano gli utili.

La scorsa settimana Google è stata audita dalla commissione parlamentare britannica in merito all’accordo concluso col governo che riguarda gli ultimi dieci anni. Un accordo che il Partito laburista ha definito ‘ridicolo’ perché fissa in 200 milioni di sterline la cifra che Google dovrebbe al fisco per gli anni 2005-2015 mentre il reddito del gruppo per quel periodo ammonta a 24 miliardi di sterline.

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