Ore molto tese a Strasburgo dove da ieri è riunita la Commissione speciale del Parlamento europeo sul tax ruling che sta discutendo di misure fiscali con i rappresentanti delle grandi multinazionali e delle autorità nazionali.
Presenti Google e Apple, finite sotto la lente di diversi paesi Ue, per i loro sistemi di ottimizzazione fiscale. Mentre invece Fiat Chrysler e Starbucks hanno declinato l’invito.
Tra i partecipanti Andorra, Liechtenstein, Monaco, le Isole del Canale…Non ci saranno i rappresentanti delle Isole Cayman, forse per ovvie ragioni visto che sono una delle mete preferite dai furbetti del fisco.
Al centro del confronto i recenti sviluppi che riguardano le tasse sulle aziende.
Negli ultimi mesi si è infatti stretto il cerchio intorno alle web company che bypassano il fisco.
A dare il calcio d’avvio è stata l’Italia: il nuovo anno è cominciato con l’accordo da 318 milioni di euro tra Apple e l’Erario; subito dopo, a febbraio, la Guardia di Finanza ha notificato a Google un verbale di accertamento per una presunta evasione da 227 milioni di euro, e qualche settimana fa la Procura di Milano ha chiuso le indagini sulla compagnia americana con il possibile rinvio a giudizio dei manager indagati per frode fiscale; ora, secondo indiscrezioni, nel mirino della Procura milanese sarebbe finita anche Amazon dopo una verifica fiscale condotta dalla GdF.
La Gran Bretagna ha preferito un intervento più soft con un controverso accordo da 172 milioni di euro con Google finito sotto la lente dell’Antitrust Ue per escludere che non si tratti addirittura di una forma di aiuto di Stato.
Facebook ha invece agito in contropiede e prima che intervenisse il fisco si è reso disponibile ad aumentare le tasse da versare in UK.
La Francia ha preferito la linea dura e reclama 1,6 miliardi di euro da Google.
L’Irlanda è in agitazione per l’imminente intervento dell’Ue su Apple che rischia una maximulta.
La Ue, dalla sua, è andata avanti. Dopo la presentazione del piano antievasione a fine gennaio, è arrivata un’ulteriore stretta. Stando ad alcune fonti interne, la Ue ad aprile potrebbe presentare nuove misure che costringerebbero le multinazionali a rendere completamente trasparenti i propri bilanci.
Adesso però siamo alla resa finale.
A Strasburgo i partecipanti sono tenuti a spiegare ai parlamentari europei le loro pratiche e condividere le loro osservazioni sul Pacchetto Ue contro l’elusione fiscale e sul Piano d’azione dell’OCSE che impedisce alle imprese di spostare artificiosamente i profitti nei paradisi fiscali dove magari non hanno alcuna attività economica.
Al centro della discussione anche le decisioni Ue sugli aiuti di Stato e le indagini della Commissione ancora in corso che sono le seguenti:
- Gennaio 2016, la Commissione Ue ha ordinato al Belgio di recuperare 700 milioni di euro di tasse non versate da parte di 35 multinazionali che hanno beneficiato di un regime fiscale molto favorevole, chiamato appunto ‘Only in Belgium’, che secondo Bruxelles è configurabile come aiuto di Stato illegale.
- Ottobre 2015, la Commissione Ue ha reso note due decisioni secondo le quali Lussemburgo e Paesi Bassi hanno concesso vantaggi selettivi a Fiat Finance and Trade e Starbucks. Anche questi illegali ai sensi delle disposizioni sugli aiuti di Stato.
- Dicembre 2015, la Commissione Ue ha avviato un’indagine sull’accordo fiscale tra Lussemburgo e McDonald’s.