All’indomani dell’avvento della nuova presidenza francese in Tim, la neverending story dell’incumbent tecnotelefonico italiano torna alla ribalta nel dibattito politico.
L’occasione, che mette insieme i deputati pentastellati Roberta Lombardi e Paolo Nicolò Romano, Luca Attias, Vito Gamberale, Giorgio Meletti e Franco Lombardi (Asati), il prossimo 19 giugno, nella Sala Nassirya del Senato, è la presentazione del saggio di Maurizio Matteo Dècina Goodbye Telecom: Dalla Privatizzazione a una Public Company (Antologia del ventennale 1997-2017) scritto per l’anniversario della privatizzazione.
Il saggio, edito da Goware, non è il semplice ritorno dell’edizione del 2013, nota per essere stata ritirata dalle librerie italiane dall’editore Lit sotto minaccia di querele milionarie e di avere dilagato parallelamente nelle biblioteche Usa delle Università di Yale, Princeton e Cambridge (MA).
È un gradevolissimo essay analitico di numeri e dati, che si fa romanzo delle criticità ed opportunità di vent’anni, rassegna puntuale delle opinioni, lotte, polemiche, relazioni e reazioni, OPE e dismissioni, tutte documentate con rimandi precisi, tra la Lectio Magistralis di Gamberale, le versioni degli azionisti di controllo, le querele di ieri e di oggi, gli interventi dei politici, economisti e giornalisti, tutti insieme arbitri e giocatori del “caso Telecom”, da Scalfari a Gomez, da Grillo a Prodi a D’Alema, da Tronchetti a Colaninno a Bernabè, da Zanda a Mucchetti, fino al sogno utopico ecopolitico di democrazia economica nel panorama della disoccupazione tecnologica.
Se Tim è la Transforming Company, quello di Dècina è il transforming Book, capace di attrarre pubblici assai diversi tra loro, e di rendere un’analisi economica pronta alla riduzione in un serial Tv-web tutto italiano stile Netflix, coniugato per Addio Sip, Good Bye Telecom e Good Morning Tim. Con parole e prospettive di speranza, una volta tanto, per il nostro futuro tecnologico. La prefazione del nuovo saggio è a cura di Angelo Marcello Cardani Presidente dell’Autorità Garante per le Comunicazioni, una degli arbitri effettivi delle sorti dell’incumbent.
L’istituzionalità incuriosisce, stuzzica maggiormente ed introduce il nuovo tono scientifico dell’autore, basato su numeri che dispensano dalle parole, rimettendo al centro dell’attenzione una grande azienda storica, dal brand simbolico. Le grandi aziende al centro dell’innovazione tecnologica, i campioni nazionali, sono sempre più i nuovi protagonisti della scena politica, come lo furono gli Stati nazionali di due secoli fa. Nelle montagne russe dei cicli esagerati citati da Dècina con i suoi amati fogli excel, sta il quadro futuro della pervasività tecnologica della fisicizzazione di Internet nelle fabbriche, nelle città, nelle campagne, nelle relazioni. Un contesto in cui, oltre l’Enel, le Telco come Tim incontreranno nuovi partner\concorrenti, i giganti dell’industria, del commercio e dei trasporti.
Dècina, dopo aver passato in rassegna le occasioni perse da Telecom e company, affronta il contesto della nuova opportunità della rivoluzione del mix virtuale e reale. Ovviamente con Tim fra i protagonisti, se sarà all’altezza. Ed il coraggio dell’autore di non fermarsi sinceramente né davanti al distruens della vicenda Telecom, né al costruens, è leggendario.