Per effetto della norma che ha esteso il Golden Power anche alle reti 5G, “dovrebbe arrivare oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri, salvo cambi di programma dell’ultima ora”, scrive il Sole24Ore, “il contratto di fornitura che Vodafone ha sottoscritto con Huawei per l’acquisto di apparati radio, alla base – insieme a quelli forniti da Nokia – del suo network 5G”. Vodafone ha ‘acceso’ la sua rete 5G e la commercializzazione dei servizi, il mese scorso, a Milano, Torino, Bologna, Napoli e Roma (dove Key4biz ha testato la rete: già 3-4 volte più veloce del 4G).
Dal Governo potrebbe scattare sull’accordo Vodafone-Huawei il via libera condizionato al rispetto di una serie di paletti, come già deciso con l’esercizio del Golden Power sulla partnership Fastweb e Samsung Electronics. Infatti, l’esecutivo ha dato il via libera alla realizzazione di una rete 5G FWA nelle città pilota Bolzano e Biella, ma con l’obbligo di rispettare 7 paletti per mettere al sicuro il Paese da possibili rischi legati al 5G. Nel dettaglio il decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) “impone a Fastweb di effettuare test e verifiche di terza parte (riconosciuta dai soggetti istituzionali competenti) per confermare l’assenza di interazioni funzionali tra le reti core e non virtuali della sperimentazione e l’attuale rete core dell’operatore di tlc. Quest’ultimo dovrà poi costituire anche un gruppo di lavoro tecnico interno che definisca uno standard di riferimento, obiettivi e requisiti di sicurezza”.
Perché il Governo esercita il Golden Power su accordi Fastweb-Samsung e Vodafone-Huawei?
Perché il Governo esercita il Golden Power sia sull’accordo Fastweb-Samsung sia su quello siglato da Vodafone e Huawei?
Perché la nuova norma del Golden Power, che tutela la sicurezza nazionale, prevede l’obbligo di notifica, già previsto dal Decreto legge 21 del 2012 del Governo Monti “anche agli acquisti da parte di imprese, pubbliche o private, aventi ad oggetto beni o servizi relativi alla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione ed alla gestione delle reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia 5G, quando posti in essere con soggetti esterni all’Unione europea”. La norma, inserita nel decreto Brexit, rende quindi obbligatoria la notifica da parte di aziende non europee quando sono intenzionate ad entrare nella progettazione o gestione della rete 5G in Italia. E Samsung e Huawei sono rispettivamente coreana e cinese.
Sulla società di telecomunicazioni di Shenzhen Donald Trump ha eseguito una doppia giravolta: prima ha messo Huawei al bando per poi fare mezza marcia indietro dopo l’incontro con Xi Jinping al G20: “Huawei potrà tornare ad acquistare i prodotti dai fornitori americani, a patto che non ci siano grandi problemi con la sicurezza nazionale”.