Difesa, base di droni Usa nel Sahara, il nuovo fronte della guerra ombra
23 apr 11:03 – (Agenzia Nova) – Il nuovo fronte della guerra ombra degli Stati Uniti si trova in Africa dove sorge una base per droni ancora da completare. Il personale dell’Aviazione militare statunitense sta lavorando alacremente, riporta il quotidiano “New York Times”, al completamento di una base del valore di 110 milioni di dollari che sara’ usata per spiare e colpire gli estremisti nel nord e nell’ovest del Continente africano. I Berretti Verdi stanno addestrando le Forze nigeriane a sferrare raid antiterroristici o a schivare imboscate. Si tratta di missioni che indicano un crescente coinvolgimento non dichiarato delle Forze Usa in terreni che non sono l’Iraq o l’Afghanistan. Solo in Niger, il Pentagono negli ultimi anni ha raddoppiato a circa 800 soldati la sua presenza militare per combattere lo Stato islamico e gruppi estremistici ad esso associati. Negli Stati Uniti sta montando l’interesse per la portata del coinvolgimento militare in Africa sotto l’amministrazione del presidente Donald Trump, in particolare da quando, il mese scorso, e’ emerso che gli Usa hanno sferrato quattro attacchi aerei in Libia tra settembre 2017 e gennaio 2018. La Casa Bianca sembra essere di fronte ad un bivio nella lotta mondiale al terrorismo. Da una parte dar seguito alla promessa di Trump di sconfiggere lo Stato islamico ed altre organizzazioni terroristiche ovunque nel mondo, dall’altra, scegliere di delegare maggiormente agli alleati, come il presidente pensa di fare in Siria.
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Ministri Esteri America Latina a Toronto per un incontro del G7
23 apr 11:03 – (Agenzia Nova) – E’ iniziata ieri a Toronto la riunione dei ministri degli Affari Esteri del G7, incontro al quale hanno partecipato, tra gli altri, i ministri di Colombia, Panama, Guatemala ed Ecuador. Lo riferisce il quotidiano “La Vanguardia” che aggiunge come nei prossimi giorni si terranno altre riunioni sotto lo slogan “Costruire un mondo piu’ pacifico e sicuro”, in vista del summit che il gruppo terra’ quest’anno in Canada nel mese di giugno. All’ordine del giorno temi come Medio Oriente, Corea del Nord, Venezuela, sicurezza informatica, proliferazione nucleare e, infine, la Russia e la possibile minaccia alla democrazia derivante dalle dilaganti “fake news”. All’incontro, organizzato dal capo degli affari Esteri del Canada, Chrystia Freeland, hanno partecipato anche i capi di governo della Giamaica, del Ghana e della Croazia, oltre a un rappresentante del Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione contro le donne. La Freeland aveva precedentemente presenziato a una colazione privata di lavoro con i ministri dei Paesi del G7 (Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Giappone, Stati Uniti e Canada).
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Usa-Iran, Teheran riavviera’ attivita’ nucleari se Washington si ritirera’ dall’accordo
23 apr 11:03 – (Agenzia Nova) – La reazione della comunita’ internazionale nei confronti degli Stati Uniti “non sara’ piacevole”, se il presidente Donald Trump decidera’ di ritirare l’adesione degli Usa all’accordo sul nucleare con l’Iran e di imporre nuove sanzioni a Teheran. Cosi’ si e’ espresso il 22 aprile il ministro iraniano per gli Affari esteri, Mohammad Javad Zarif, intervenendo alla trasmissione “Face di Nation” dell’emittente statunitense Cbs. Lo riporta il quotidiano “Washington Post”. Zarif ha affermato che l’Iran “dispone di diverse opzioni che non sono piacevoli”, inclusa la “ripresa delle attivita’ nucleari ad un ritmo piu’ elevato”. Il ministro ha escluso lo sviluppo di nuove arme nucleari perche’ l’Iran “non ha mai voluto produrre una bomba”. Recentemente le Autorita’ di Teheran hanno affermato che in assenza di un accordo, si sentirebbero libere di installare ed operare migliaia di nuove centrifughe ad uranio che potrebbero teoricamente produrre materiale fissile “weapon grade”. Mike Pompeo, nominato nuovo segretario di Stato dal presidente ed in attesa della ratifica da parte del Senato, aveva affermato in audizione la scorsa settimana che l’Iran prima dell’accordo “non era in corsa per costruire una bomba” e che non si attende che lo faccia nel caso l’accordo non fosse rinnovato. “Interessante – ha commentato Zarif – Quindi hanno imposto a suo tempo sanzioni all’Iran perche’ non avrebbe costruito una bomba e ora vogliono imporne di nuove perche’ non costruiremo una bomba”. “E’ evidente – ha aggiunto il ministro – che il resto del mondo non ci puo’ chiedere di applicare unilateralmente un accordo che e’ gia’ stato violato”. Per Zarif, infatti, gli Stati Uniti, non l’Iran, hanno gia’ violato l’accordo utilizzando la loro influenza presso la comunita’ finanziaria internazionale per “dissuadere i nostri partner economici dal fare affari con l’Iran”. Il ministro si trova in visita a New York, dove il paese ha la sua rappresentanza diplomatica presso le Nazioni Unite, in vista della decisione, il 12 maggio prossimo, del presidente Trump in merito a possibili azioni che erano state eliminate in ragione dell’accordo sul nucleare del 2015.
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La Spagna pone il veto per l’inclusione del Kosovo nell’Ue
23 apr 11:03 – (Agenzia Nova) – La diplomazia spagnola ha posto il veto a una dichiarazione congiunta che l’Unione europea intendeva firmare durante un vertice che si terra’ tra meno di un mese in Bulgaria. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “El Pais” che aggiunge come le ragioni del voto spagnolo abbiano poco a che fare con l’Unione europea. L’obiettivo del governo di Mariano Rajoy e’ infatti quello di impedire che il nome del primo ministro spagnolo appaia nello stesso documento del leader del Kosovo, entita’ non riconosciuta come stato dalla Spagna. In seguito al veto, l’Ue partecipera’ a un incontro con i leader europei, esclusi quelli della regione dei Balcani. Il vertice dei Balcani, il primo che si e’ tenuto in una regione considerata chiave per l’Europa nell’arco di 15 anni, si sta dimostrando piu’ problematico del previsto, sottolinea il quotidiano. Nonostante gli altri quattro Stati che negano al Kosovo la statualita’ non siano a proprio agio con il formato dell’incontro, la Spagna e’ l’unica che ha minacciato seriamente di non partecipare alla riunione e che ha bloccato la dichiarazione comune, come confermato da fonti diplomatiche e comunitarie. Grecia, Cipro, Romania e Slovacchia avrebbero infatti tollerato la stesura congiunta di una dichiarazione se il governo spagnolo non l’avesse definitivamente rifiutata.
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Guerra di spie Gran Bretagna-Russia, il fidanzato di Yulia Skripal legato ai servizi segreti russi
23 apr 11:03 – (Agenzia Nova) – Nuove rivelazioni sulla vicenda dell’avvelenamento dell’ex spia sovietica Sergej Skripal e di sua figlia Julia che ha scatenato uno scontro politico senza precedenti tra Gran Bretagna Russia ed ha portato diversi paesi della Nato e dell’Unione Europea ad espellere un centinaio di diplomatici ed agenti segreti russi per solidarieta’ con il governo britannico: ora emerge che il fidanzato di Yulia Skripal sarebbe legato ai servizi di sicurezza russi e si sarebbe dato alla fuga; la notizia oggi lunedi’ 23 aprile e’ sulla prima pagina del quotidiano inglese “The Times”, che riporta un articolo del giornale russo “Moskovsky Komsomolets”. Secondo queste ultime rivelazioni dunque il fidanzato di sarebbe il 30enne Stepan Vikeev, che lavora per l’Istituto per i moderni problemi della sicurezza, un’organizzazione basata a Mosca sospettata di avere stretti legami con i servizi segreti russi: l’istituto e’ diretto dalla madre di Stepan, Tatiana, che nel 2008 fu insignita di una onorificenza per i servizi da lei prestati allo Stato russo. A quanto riferisce il “Moskovsky Komsomolets” ripreso dal “Times”, alla 61enne Tatiana Vikeev non piaceva affatto che suo figlio Stepan fosse legato sentimentalmente con Julia Skripal, perche’ considerava suo padre SergeJ un traditore della patria per aver disertato l’Unione Sovietica nei primi anni ’90 ed esser passato con l’Occidente, passando informazioni alla Gran Bretagna e stabilendosi nella citta’ britannica di Salisbury. Inoltre il “Times” afferma che Stepan Vikeev non e’ piu’ stato visto dal giorno dopo l’avvelenamento di Sergej e Julia Skripal, il 4 marzo scorso, da allora ha chiuso tutti i suoi account sui social media e non ha mai risposto alle numerose telefonate che la sua supposta fidanzata gli ha fatto dopo esser stata dimessa dall’ospedale: insomma si starebbe nascondendo, come insinua il giornale russo “Moskovsky Komsomolets”. Le notizie riportate sul fidanzato russo di Julia Skripal potrebbero essere un semplice pettegolezzo, sennonche’ il “Times” sottolinea come esse siano emerse dopo che il controspionaggio britannico ha affermato di aver identificato i principali responsabili dell’avvelenamento a Salisbury degli Skripal con l’agente nervino “novichok”, per il quale la Gran Bretagna accusa la Russia, anche se non ne hanno resa nota l’identita’.
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Francia-Usa, il presidente Macron in visita negli Stati Uniti dal suo omologo statunitense Donald Trump
23 apr 11:03 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese, Emmanuel Macron, comincia oggi una visita di tre giorni negli Stati Uniti, dove incontrera’ il suo omologo statunitense, Donald Trump. La stampa francese e’ unanime nel sottolineare che, nonostante le forti divergenze, i due leader intrattengono ottimi rapporti. Secondo “Le Figaro” si tratta di una “relazione speciale”, mentre “Les Echos” afferma che sara’ una visita “essenzialmente politica”. Tra i temi che verranno trattati dai due presidenti nelle prossime ore ci sono quelli riguardanti il trattato sul nucleare iraniano, i dazi sull’acciaio e l’alluminio imposti da Trump e l’accordo di Parigi sul clima. Argomenti sui quali Macron e Trump hanno posizioni radicalmente opposte. L’Eliseo ha fatto sapere che molto probabilmente non verra’ siglato nessun accordo, anche se sara’ possibile far avanzare i differenti dossier. Macron sara’ accompagnato da una delegazione composta da capi di imprese e rappresentanti del mondo culturale. Mercoledi’ terra’ un intervento di mezz’ora davanti al Congresso Usa parlando solamente in inglese. Nel corso di un’intervista diffusa ieri da Fox News, Macron non ha voluto rilasciare commenti sull’elezione di Trump. “E’ stato eletto dal popolo americano” si e’ limitato a dire il presidente francese, senza entrare nel merito dei recenti problemi interni che sta vivendo il suo omologo americano.
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Francia, i servizi segreti sapevano che Lafarge pagava tangenti all’Isis in Siria
23 apr 11:03 – (Agenzia Nova) – I servizi segreti francesi erano a conoscenza del fatto che il cementificio Lafarge pagava tangenti ai terroristi dell’Isis per continuare la sua attivita’ in Siria tra il 2012 e il 2014. Lo rivela “Libe’ration”, dopo aver ottenuto la testimonianza di Jean-Claude Veillard, ex direttore della sicurezza della multinazionale francese, sentito dagli inquirenti che stanno indagando sul caso. “Durante le riunioni ho dato tutte le informazioni” ha detto Veillard, che ha incontrato 33 volte i responsabili dei servizi. Il quotidiano spiega che la fabbrica era diventata una fonte locale di informazioni molto importante per la Francia. Veillard e’ stato contattato dal gabinetto dell’allora presidente Hollande tra ottobre e novembre del 2014. “Il mio semplice obiettivo era quello di far capire che questa fabbrica poteva essere utilizzata come base nel quadro del dispiegamento di forze militari francesi” ha affermato l’ex dirigente di Lafarge, che nel dicembre dell’anno successivo ha ricevuto una chiamata da parte dell’ambasciatore francese Franck Gellet. Poche settimane dopo la fabbrica ospitava un gruppo di militari delle forze speciali francesi.
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Germania, Andrea Nahles eletta leader dell’Spd con il 66,35 per cento dei voti
23 apr 11:03 – (Agenzia Nova) – I delegati del Partito socialdemocratico riuniti a Wiesbaden hanno eletto leader del partito per la prima volta in 150 anni una donna, la 47enne Andrea Nahles, che ha avuto la meglio su Simone Lange con il 66,35 per cento delle preferenze. Il nuovo segretario ha promesso un processo di rinnovamento globale, parallelo all’impegno di governo nella grande coalizione. Nel suo discorso di candidatura, Nahles ha annunciato come obiettivi quello di una revisione del capitalismo digitale e un maggiore contributo economico da parte dei colossi del settore digitale. Ha inoltre detto di voler aprire un dibattito sulle prestazioni dello stato sociale tramite la riforma Hartz IV. Per quanto riguarda la Russia, Nahles ha chiesto un’offensiva diplomatica piu’ forte, nonostante nel partito serpeggi lo scontento per i duri toni riservati a Mosca dal nuovo ministro degli Esteri socialdemocratico Heiko Maas (Sps). Il nuovo segretario ha inoltre annunciato l’attuazione del programma della riforma europea “lettera per lettera”, cosi’ come stabilito nell’accordo di coalizione. Alle elezioni generali del 2017 i Socialdemocratici hanno visto calare i loro consensi al 20,5 per cento, specialmente nella Germania dell’Est; l’ex Partito popolare di sinistra ha subito una emorragia di consensi in favore dei populisti di destra dell’AfD (Alternativa per la Germania). Un vero e proprio accordo di fiducia reciproco s’e’ stretto fra il neo segretario e quello che era il reggente fino ad oggi a seguito delle dimissioni di Martin Schulz: Olaf Scholz, attuale ministro federale delle Finanze, nonche’ vice cancelliere. “E’ un momento storico che si sarebbe dovuto verificare da molto tempo”, ha dichiarato Scholz riferendosi all’elezione di una donna a capo del partito. Nahles e’ stata in precedenza vice presidente (dal 2007 al 2009), segretario generale (2009-2013) e ministro federale del Lavoro (2013-2017).
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Sigmar Gabriel, la Germania deve aiutare Macron
23 apr 11:03 – (Agenzia Nova) – In Europa la sicurezza, l’economia e il fenomeno migratorio sono pericolosamente interconnessi, e presentano sfide che gli Stati nazionali, da soli, non sono piu’ in grado di produrre. A sostenerlo, in un editoriale pubblicato da “Handelsblatt”, e’ l’ex ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel. L’avanzata dei populismi in Europa, afferma il socialdemocratico tedesco, sono l’effetto dell’assenza di risposte offerte ai cittadini dalle istituzioni nazionali e comunitarie. Alla luce di questo quadro preoccupante, afferma Gabriel, gli ostacoli opposti dalla Germania allo sforzo francese di rafforzamento dell’Unione europea appaiono inspiegabili. Il presidente francese Emmanuel Macron, afferma l’autore dell’editoriale, e’ consapevole che una Francia forte non puo’ esistere senza un’Europa altrettanto forte. Macron “e’ consapevole che anche gli Stati piu’ grandi sono troppo piccoli per essere soli”. La politica tedesca, tuttavia, dipinge la lungimiranza del presidente francese coi toni grotteschi di un attacco al patrimonio tedesco. E’ vero, ammette Gabriel, che le risorse economiche sono parte dell’equazione: “Senza investire nella stabilita’ della nostra moneta comune, quest’ultima non funzionera’. Se la vecchia Repubblica federale della Germania occidentale avesse operato con 16 Stati federali nel 1948 secondo le modalita’ dell’eurozona, il D-Mark non sarebbe certamente diventato un modello di successo”. Le iniziative di Macron per una migliore cooperazione nell’unione monetaria sono quindi “anche nell’interesse della stabilita’ tedesca”. All’Europa, prosegue Gabriel, manca anche l’autorevolezza che le deriverebbe politicamente dall’esprimersi con una voce univoca sul piano internazionale. La Germania “dovrebbe diventare un po’ piu’ francese in termini di politica di sicurezza, e la Francia dovrebbe essere un po’ piu’ tedesca in termini di politica economica”. La finestra delle opportunita’ per accelerare il processo di integrazione europea si e’ ristretta, avverte Gabriel: a ottobre la Baviera votera’, poi ci sara’ lo sprint finale della Brexit e al contempo iniziera’ la campagna per le elezioni europee. Sara’ ancor piu’ difficile, allora, accelerare il processo di integrazione, perche’ secondo tutte le previsioni il Partito popolare europeo e i socialdemocratici non avranno piu’ una maggioranza al Parlamento europeo. Questo e’ probabilmente il motivo per cui il presidente francese sta pensando di europeizzare il suo movimento “En Marche”. La domanda, conclude Gabriel, e’ se la Germania e l’Europa possano permettersi di arrivare a quel punto: l’inversione di tendenza dei tassi di interesse puo’ rapidamente portare a un crollo dell’economia. Gabriel esprime preoccupazione in particolare per l’Italia, data la sua vulnerabilita’ economica e politica. Resta da sperare, afferma l’ex ministro, che la crescente pressione internazionale spinga ad un ulteriore avvicinamento tra Francia e Germania.
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Le banche europee colgono l’occasione per aumentare la copertura dei crediti a rischio
23 apr 11:03 – (Agenzia Nova) – Le banche dei paesi dell’Europa meridionale quest’anno hanno gia’ registrato oltre 14 miliardi di euro di coperture extra per la cancellazione dai loro bilanci dei valori tossici dei crediti a rischio che intendono vendere, mentre si stanno avvantaggiando delle nuove regole contabili che gli permettono di diluirne nel tempo l’impatto sui loro capitali: lo scrive il quotidiano economico britannico “The Financial Times”, citando gli analisti secondo cui la possibilita’ per i banchieri di accantonare coperture extra sul mercato dei crediti a rischio, senza dover per questo aumentare il capitale degli istituti di credito, sta spingendo molte banche a disfarsi della zavorra che le appesantisce soprattutto in Italia ed in Grecia. Secondo il “Financial Times” l’accelerazione nella riduzione del monte dei crediti a rischio e’ considerata una buona notizia da parte dei regolatori europei, che avevano intensificato le pressioni sulle banche perche’ ripulissero i propri bilanci al fine di liberare risorse per rilanciare i prestiti. L’ultima banca a cogliere questa opportunita’ e’ Intesa Sanpaolo, la prima in Italia per capitalizzazione di mercato, che la settimana scorsa ha reso noto di aver raggiunto un accordo per la vendita di un pacchetto di crediti a rischio per il valore di 10,8 miliardi di euro ad Intrum, l’agenzia svedese di recupero crediti; in precedenza UniCredit aveva venduto un portafoglio di crediti a rischio per 18 miliardi mentre Monte dei Paschi di Siena si prepara a cedere un pacchetto del valore-record di 28 miliardi. Tuttavia, secondo il quotidiano della City di Londra, l’ammontare delle coperture accantonate da alcune banche, soprattutto in Italia ed in Spagna, sta sorprendendo i funzionari della Banca centrale europea (Bce): i quali temono che gli istituti di credito di questi paesi stiano “gonfiando” le perdite per approfittare del favorevole trattamento in materia di capitali propri. Per questo motivo, secondo quanto riferisce il “Financial Times”, i funzionari della supervisione bancaria della Bce avrebbero scritto ad alcune di queste banche, avvertendole che le coperture per la vendita dei maxi-pacchetti di crediti a rischio dovrebbero essere iscritte a bilancio in modo diverso da quanto stanno facendo: la notizia tuttavia non e’ confermata dalla Bce, che contattata dal quotidiano britannico ha rifiutato ogni commento.
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