Stati Uniti-Cina, Flotta Usa del Pacifico prepara dimostrazione di forza nel Mar Cinese Meridionale
04 ott 10:56 – (Agenzia Nova) – La Flotta Usa del Pacifico avrebbe approntato un piano per una “dimostrazione di forza” tesa a contenere l’espansionismo marittimo di Pechino nel Mar Cinese Meridionale, in un contesto di crescenti tensioni militari in quella regione. Ne da’ notizia l’emittente “Cnn”, che cita fonti della Difesa statunitense. Il piano prevederebbe una vasta operazione di “liberta’ di navigazione” nel Mar Cinese Meridionale e attraverso lo Stretto di Taiwan per una settimana, nel mese di novembre. L’obiettivo e’ quello di eseguire una serie di esercizi altamente mirati che coinvolgono navi da guerra, aerei da combattimento e truppe da sbarco. Domenica scorsa un cacciatorpediniere della Marina cinese ha quasi speronato una nave da guerra statunitense in navigazione nel Mar Cinese Meridionale, teatro delle rivendicazioni territoriali di Pechino. Il Pentagono ha denunciato ieri la manovra “pericolosa e non professionale” dell’imbarcazione cinese, che avrebbe messo a rischio l’Uss Decatur, cacciatorpediniere statunitense che ha incrociato al largo delle isole Spratly nella giornata di domenica. Un comunicato diffuso dal ministero della Difesa cinese lunedi’ mattina conferma che la nave statunitense si e’ spinta in prossimita’ dell’atollo occupato dalle Forze armate cinesi, e che queste ultime hanno inviato un cacciatorpediniere classe Luyang per spingere la nave statunitense a invertire la rotta. “Il vascello cinese ha intrapreso una azione tempestiva e vigilato sulla nave statunitense in accordo con le norme del diritto, e ha inviato un avvertimento a lasciare le acque” antistanti le Spratly, recita la nota della Difesa cinese. La nota accusa l’Uss Decatur di aver intrapreso una azione provocatoria, e ribadisce la determinazione di Pechino a tutelare la propria “sovranita’ territoriale”. Nella nota diffusa lunedi’, pero’, il Pentagono accusa la nave cinese di essersi spinta ad appena 41 metri dall’incrociatore statunitense, impegnato domenica in una missione di pattugliamento di 10 ore. Il Pentagono aveva annunciato ieri che “l’incrociatore lanciamissili Uss Decatur ha effettuato una operazione di liberta’ di navigazione”, una formula utilizzata dagli Usa per questo genere di pattugliamenti nelle aree rivendicate dalla Cina. Un funzionario della Difesa Usa ha aggiunto che le operazioni militari statunitensi nell’area “sono pianificate in accordo con il diritto internazionale e per dimostrare che gli Stati Uniti voleranno, navigheranno e opereranno ovunque sia consentito dal diritto internazionale”.
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Stati Uniti, il Senato approva legge contro oppiacei la sottopone alla firma del presidente Trump
04 ott 10:56 – (Agenzia Nova) – Il Senato ha varato oggi la versione finale di un ampio pacchetto di provvedimenti per la contrastare la crisi da oppiacei, che inviera’ alla Casa Bianca per la ratifica giusto in tempo per le elezioni di medio termine di meta’ novembre. Il pacchetto ha ottenuto 99 si’ ed un solo voto contrario, quello del senatore repubblicano Mike Lee. Il disegno di legge riunisce decine di proposte minori sponsorizzate da centinaia di parlamentari, molti dei quali devono affrontare difficili battaglie per la rielezione. Il provvedimento crea, espande e rinnova i programmi e le politiche in quasi tutte le agenzie federali, con l’obiettivo di affrontare diversi aspetti dell’epidemia da oppiacei, tra cui prevenzione, cura e recupero. E’ uno dei risultati legislativi piu’ significativi del Congresso quest’anno, una rara risposta bipartisan alla crescente crisi della salute pubblica che ha provocato 72.000 morti per overdose nel 2017. Tra le misure che potrebbero produrre conseguenze di rilievo, spicca quella che prevede che il servizio postale degli Stati Uniti esamini i pacchi spediti dall’estero alla ricerca del Fentanyl, principalmente quelli provenienti dalla Cina. Gli oppiacei sintetici, difficili da rilevare, sono sempre piu’ presenti nelle pillole e nell’eroina e sono responsabili di un aumento delle morti per overdose.
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Peru’, annullato l’indulto all’ex presidente Alberto Fujimori
04 ott 10:56 – (Agenzia Nova) – La giustizia peruviana ha annullato l’indulto “umanitario” concesso all’ex presidente Alberto Fujimori, disponendo il suo ritorno in carcere per finire di scontare la pena di 25 anni di reclusione per crimini contro l’umanita’. Il giudice della Corte suprema Hugo Nunez Julca ha infatti dichiarato fondata la denuncia presentata dalla parte civile contro la concessione dell’indulto e dato ordine di rintracciare e arrestare Fujimori. La misura di estinzione anticipata della pena era arrivata a fine 2017, per mano dell’ex presidente Pedro Pablo Kuczynski. Un indulto “umanitario” dettato dalle gravi condizioni di salute in cui versava Fujimori. Una decisione che aveva sollevato una grande polemica nel paese e portato – attraverso vicende successive – alle dimissioni di Kuczynski e all’ascesa del suo vice, Martin Vizcarra, alla guida del paese. Secondo quanto riferisce il quotidiano “El Comercio”, Miguel Perez Arroyo, avvocato dell’ex presidente, segnala che il suo cliente e’ “sconcertato” dalla notizia. I legali, ad ogni modo si preparano a presentare ricorso. All’ex capo di Stato si addebita in particolare la responsabilita’ delle efferate azioni sferrate dai gruppi paramilitari, il piu’ importante dei quali – il cosiddetto “Grupo Colina” – e’ autore dei pesanti massacri di Barrios Altos (1991) e La Cantuta (1992). La Corte suprema era chiamata ad esaminare il ricorso dei parenti delle vittime secondo cui l’indulto non era conforme ai principi e obblighi stabiliti nella Convenzione americana dei Diritti umani.
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Spagna-Catalogna, Torra isolato ritira il suo ultimatum a Sanchez
04 ott 10:56 – (Agenzia Nova) – E’ durato meno di 24 ore l’ultimatum lanciato dal presidente della Catalogna, Quim Torra, al primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, di ritirargli il sostegno parlamentare senza il via libera a un nuovo referendum sull’indipendenza entro novembre. Lo scrive oggi il quotidiano “La Vanguardia”, spiegando che a determinare la decisione sarebbero state la rapida reazione del governo centrale alle parole di Torra e la mancanza di sostegno da parte degli altri partiti separatisti. Il passo indietro del leader catalano e’ apparso evidente nella lettera inviata alla Moncloa in cui si chiede un incontro al premier per “parlare nel dettaglio del diritto all’autodeterminazione”, senza citare scadenze o referendum, e per “finalizzare i termini del dialogo” fra Madrid e Barcellona. Subito dopo l’ultimatum di Torra, la portavoce dell’esecutivo socialista, Isabel Celaa’, aveva fatto sapere che il governo non avrebbe ceduto ad alcun ricatto. E intanto, su un altro fronte, montano le proteste contro Torra, accusato di aver favorito i facinorosi in occasione dell’anniversario del referendum illegale sull’indipendenza della Catalogna, celebrato lo scorso 1 ottobre a Barcellona. secondo “EL Mundo”, infatti, il presidente della Generalitat e l’assessore all’Interno, Miquel Buch, ignorarono gli avvertimenti di parlamentari e membri del governo sui rischi insiti nel permettere che la manifestazione del 1-O si concludesse a pochi metri della Camera. “Non accadra’ nulla”, avevano assicurato Torra e Buch, poche ore prima che un gruppo formato da un centinaio di separatisti radicali riuscisse a forzare il cordone della polizia e a raggiungere il cancello principale del Parlamento con l’intento di occuparlo.
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Regno Unito-Russia, Londra accusa Mosca di aver ordinato attacchi cibernetici “spericolati”
04 ott 10:56 – (Agenzia Nova) – Il governo del Regno Unito ha accusato i servizi segreti della Russia di aver organizzato “spericolati e indiscriminati attacchi cibernetici” condotti su ordine del Cremlino, inclusa l’intrusione nei server del quartier generale del comitato nazionale del Partito democratico avvenuta nel 2016 negli Stati Uniti. Lo scrive oggi il quotidiano britannico “The Guardian”; riferendo del comunicato di denuncia senza precedenti pubblicato dal ministro degli Esteri del Regno Unito, Jeremy Hunt. Nella serata di ieri, 3 ottobre, Hunt ha dichiarato che il il Centro nazionale per la sicurezza cibernetica britannico (Ncsc) ha accertato come un certo numero di hacker noti per aver condotto cyber-attacchi a livello globale siano in realta’ una copertura per operazioni eseguite dal servizio segreto militare russo (Gru). Secondo Hunt, questi attacchi cibernetici sono stati sferrati con il consenso e la consapevolezza del presidente russo, Vladimir Putin. Il governo britannico afferma che questi cyber-attacchi sono “in flagrante violazione delle leggi internazionali, hanno colpito semplici cittadini in numerosi paesi di tutto il mondo inclusa la stessa Russia e sono costati molti miliardi all’economia globale”. Il ministro degli Esteri britannico ha attribuito agli hacker del Gru sei specifiche operazioni e ha elencato i nomi in codice di 12 gruppi di pirati informatici che in realta’ sarebbero una copertura per agenti dei servizi segreti russi. Si tratta di Fancy Bear, Voodoo Bear, Apt28, Sofacy, Pawnstorm, Sednit, CyberCaliphate, Cyber Berku, BlackEnergy Actors, Strontium, Tsar Team e Sandworm. Secondo “The Guardian”, le accuse di Hunt alla Russia potrebbero preannunciare una nuova serie di rivelazioni da parte del controspionaggio britannico sul coinvolgimento del Gru nel tentato assassinio dell’ex spia sovietica Sergei Skripal, avvenuto a marzo scorso a Salisbury nel Regno. Fino al 1979, lo stesso Skripal era stato un agente del GRU prima di disertare in Occidente chiedendo asilo politico nel Regno Unito. L’inconsueto atto d’accusa lanciato dal ministro degli Esteri britannico, annota il “Guardian”, arriva in un momento in cui gli Stati Uniti si preparano a proporre un salto di qualita’ nelle operazioni di difesa cibernetica ai 29 paesi alleati riuniti nella Nato, una proposta che il Regno Unito ha sempre sostenuto. l’Alleanza atlantica vorrebbe infatti creare un centro unificato per le operazioni nel cyberspazio, in cui sarebbero coordinate tutte le attivita’ nel settore. Nel nuovo centro unificato per le operazioni nel cyberspazio, verrebbero inoltre integrate e accentrate in operazioni alleate le capacita’ di sicurezza cibernetica dei singoli paesi membri della Nato.
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Ue-Italia, Juncker ha ingaggiato un pericoloso braccio di ferro con i populisti italiani
04 ott 10:56 – (Agenzia Nova) – Il braccio di ferro ingaggiato sul bilancio statale italiano tra la Commissione europea di Bruxelles ed il governo di coalizione formato a Roma dai partiti populisti Movimento 5 stelle e Lega rischia di andare fuori controllo: e’ questa l’opinione espressa dal quotidiano conservatore “The Telegraph”, in una lunga analisi della situazione tra Roma e Bruxelles elaborata da una delle piu’ prestigiose firme della testata britannica. La tesi del commentatore euroscettico Ambrose Evans-Pritchard e’ che l’Italia non e’ affatto come la Grecia, a cui il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker l’ha improvvidamente paragonata; e che le sue parole, deliberatamente pensate proprio per suscitare l’allarme dei mercati, rischiano di provocare un effetto boomerang e alla lunga indurre l’Italia ad uscire dall’euro innescando la deflagrazione dell’Unione Europea. ieri intanto i mercati finanziari globali hanno tirato un sospiro di sollievo dopo che il governo italiano ha calmato le paure degli investitori internazionali facendo una parziale marcia indietro sui suoi programmi di spesa pubblica per i prossimi anni: non soltanto la Borsa di Milano si e’ ripresa e lo spread fra i titoli di Stato italiani e quelli della Germania e’ calato; anche le Borse di Londra e New York ieri mercoledi’ 3 ottobre sono tornate in terreno positivo e l’euro e’ risalito rispetto alla sterlina ed al dollaro Usa. Dopo l’ondata di vendite di titoli di Stato italiani da parte degli investitori e le critiche ai programmi di spesa ricevute dai vertici dell’Unione Europea, Roma ha fatto sapere che ridurra’ i suoi obbiettvi di deficit di bilancio a partire dal 2020. La scorsa settimana Roma aveva annunciato un deficit annuale al 2,4 per cento del Pil per i prossim tre anni, il triplo di quanto precedentemente concordato con Bruxelles, allo scopo di finanziarie una serie di promesse elettorali fatte dai partiti che formano la coalizione di governo. L’annuncio aveva provocato un’ondata di critiche da parte dei commissari Ue ed all’inizio di questa settimana aveva innescato una reazione negativa da parte dei mercati finanziari; ma ancora l’altroieri martedi’ 2 ottobre il leader del Movimento 5 stelle, il vice-premier Luigi Di Maio, aveva provocatoriamente ribadito che l’esecutivo non avrebbe arretrato “nemmeno di un millimetro”. Tuttavia alla fine ieri mercoledi’ 3 ottobre fonti governative hanno detto all’agenzia di stampa internazionale “Reuters” che Roma ora e’ disposta a non superare un deficit del 2,2 per cento del Pil nel 2020 e del 2 per cento nel 2021, e possibilmente di ridurlo ulteriormente; l’obbiettivo per l’anno prossimo 2019 resta comunque fermo al 2,4 per cento del Pil: questa parziale marcia indietro e’ stata sufficiente perche’ gli investitori allentassero la pressione sui mercati italiani e globali.
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Francia-Iran, Parigi vuole continuare il dialogo con Teheran nonostante le ultime tensioni
04 ott 10:56 – (Agenzia Nova) – Parigi vuole mantenere delle buone relazioni con Teheran nonostante le operazioni antiterrorismo degli ultimi giorni che hanno colpito un’associazione musulmana sciita a Grande-Synthe e due cittadini iraniani. Lo riferisce “Le Figaro”, sottolineando che la Francia cammina sul filo del rasoio nei rapporti bilaterali con l’Iran. Martedi’ il governo ha accusato senza “nessuna ambiguita’” il Ministero iraniano dell’Informazione di aver progettato l’attentato sventato a giugno contro una riunione degli oppositori della Repubblica islamica a Villepinte, a nord della capitale francese. Parigi ha inoltre fatto sapere di aver congelato i beni in Francia del Ministero dell’Informazione e di due cittadini iraniani, sospettati di essere dietro al tentato attacco. E’ un “inaccettabile ritorno al passato” afferma una fonte diplomatica, facendo riferimento alle tensioni dei primi anni ottanta. Non a caso martedi’ il ministro della Difesa, Florence Parly, ha definito il programma balistico iraniano “una minaccia” per il Medio Oriente. Tuttavia, dal ministero degli Esteri francese fanno sapere che la Francia vuole continuare un dialogo fatto di “pressione e negoziazione”. Anche Teheran vuole evitare un’escalation, per questo il portavoce de Ministero degli Esteri iraniano ha parlato di un “malinteso”.
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Francia, governo in crisi dopo dimissioni ministro dell’Interno Collomb
04 ott 10:56 – (Agenzia Nova) – Il governo francese e’ in crisi dopo le dimissioni dell’ormai ex ministro dell’Interno, Ge’rard Collomb, che ha lasciato l’esecutivo per candidarsi a sindaco di Lione, ruolo che ha gia’ ricoperto per 16 anni. Lo riporta la stampa francese, dopo che ieri e’ avvenuto il passaggio di consegne al ministero dell’Interno tra Collomb e il primo ministro, Edouard Philippe, che ha assunto l’interim del dicastero. Una cerimonia “molto tesa”, durante la quale il premier francese ha sottolineato che verra’ garantita “la continuita’” delle funzioni ministeriali. “Vi rassicuro: vi sono una linea, delle istituzioni, un governo al lavoro al servizio del paese e del popolo francese. Questo e’ quello che conta, il resto sono peripezie” ha dichiarato il presidente Emmanuel Macron nel corso di una vista al salone dell’automobile di Parigi.
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Germania, a Berlino 2.000 estremisti di destra in corteo
04 ott 10:56 – (Agenzia Nova) – Mentre la Germania celebrava ieri, 3 ottobre, il giorno dell’Unita’ tedesca nel 28mo anniversario della sua riunificazione, nella strade della capitale Berlino hanno marciato circa 2.000 estremisti di destra, secondo la polizia. In tanti hanno preso parte alla manifestazione dell’organizzazione della destra radicale “Noi per la Germania” (WfD), cui partecipano neonazisti, gruppi xenofobi oppositori dell’immigrazione, movimenti antimusulmani e nostalgici dell’impero tedesco. Nel corteo, dedicato a celebrare quello che l’estrema destra della Germania ritiene il “giorno della Nazione” e non dell’Unita’ tedesca, hanno bandiere e simboli nazionalisti, striscioni antimusulmani e identitari. Non sono mancati i saluti hitleriani e sono stati scanditi slogan come “Fuori gli stranieri”, “Stampa bugiarda”, “Merkel deve andarsene”, “Libero, sociale e nazionale”. Numerosi manifestanti hanno la prima strofa dell’inno tedesco, il celebre verso “Deutschland ueber alles” ossia “Germania sopra tutto”, vietato per legge in Germania.
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Germania, per capogruppo Cdu Brinkhaus “commessi errori dalla riunificazione”
04 ott 10:56 – (Agenzia Nova) – Nel giorno dell’Unita’ tedesca, celebrato ieri 3 ottobre in Germania nel 28mo anniversario della riunificazione, non sono mancate le critiche al processo che ha ripristinato l’unita’ nazionale e alle sue conseguenze per i tedeschi orientali. Tra le critiche piu’ autorevoli vi e’ stata quella di Ralph Brinkhaus, dal 25 settembre scorso capogruppo dell’Unione cristiano-democratica (Cdu) al Bundestag, il parlamento federale tedesco. Secondo quanto riferito dal settimanale tedesco “Der Spiegel”, per Brinkhaus durante la riunificazione della Germania “sono stati commessi degli errori” e i tedeschi orientali “non sono stati trattati con giustizia” anche perche’ “e’ mancato il rispetto per i risultati da loro conseguiti”. A ogni modo, ha sottolineato il capogruppo della Cdu al Bundestag, la riunificazione della Germania e’ stata “un miracolo”.
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