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Gli smartrekker, una nuova nicchia per aiutare a destagionalizzare il turismo montano

di Giulia del Cappellano, digital consultant |

Lo smart trekking è un nuovo stile di vita che unisce lo smart working al trekking. Grazie alla diffusione del telelavoro e della banda larga, è finalmente possibile lavorare anche da rifugi, alpeggi e borghi sperduti nelle Terre Alte.  

Camminare non è uno sport. Camminare è una filosofia di vita. È salute. È stare bene con sé stessi e con il mondo che ci circonda. È ascolto, vista, tatto, udito e gusto. È libertà. Fin dall’antichità si parla del camminare sia come mera attività fisica che fa bene all’anima e al corpo ma anche come vera e propria filosofia. I più grandi filosofi ne hanno parlato.

Aristotele insegnava camminando sotto i portici del Liceo ai suoi allievi che venivano definiti i peripatetici, che deriva dal greco peripatētikoí, la passeggiata, proprio per questo.

I sofisti invece si spostavano a piedi di città in città per insegnare la retorica. 

Socrate amava camminare e dialogare e gli stoici discutevano di filosofia passeggiando sotto la Stoa, i portici di Atene. Nella Grecia classica il luogo di pellegrinaggio più famoso era Delfi dove si andava per ricevere i responsi della Pizia. Da allora camminare è diventato un atto rivoluzionario, quasi eversivo.

Lao Tse ha scritto che un viaggio di mille chilometri comincia sempre con un passo. Il primo passo. Che è l’unico che conta perché senza il primo, come per il respiro, non ce ne saranno altri, perché segna un distacco. Dalla vita di tutti i giorni, dagli affetti, dalle comodità, dalla propria casa, dal lavoro.

Henry David Thoreau, invece, ha scritto che se sei pronto a lasciare il padre e la madre, il fratello e la sorella, la moglie e i figli e gli amici e a non rivederli mai più, se hai pagato i tuoi debiti e fatto testamento, se hai sistemato i tuoi affari e se sei un uomo libero, allora sei pronto a metterti in cammino.

Camminare definisce una soglia tra un prima e un dopo, oltrepassata la quale si entra in una vita dove non si è nessuno, dove si cammina nel regno dell’incognito.

Per questo motivo, soprattutto a seguito della Pandemia da Covid-19, si sono sviluppate e implementate tante community di camminatori che hanno unito il lavoro da remoto a questa filosofia.

C’è chi preferisce identificarsi semplicemente come uno smart worker chi invece preferisce riconoscersi con una nicchia precisa: Smart walker / Smart trekker, smart workers che amano conciliare vita lavorativa e sentieri naturalistici, Holiday worker, turismo per smart workers, south working, smart workers che tornano a vivere nel Sud Italia, mountain working, smart working da località di montagna, Beach working, smart working da località marittime e sea working, smart working da una barca.

Lo smart trekking è un nuovo stile di vita che unisce lo smart working al trekking. Grazie alla diffusione del telelavoro e della banda larga, è finalmente possibile lavorare anche da rifugi, alpeggi e borghi sperduti nelle Terre Alte.  

I tre principi alla base dello smartrekking sono il cammino, per imparare a vivere con sé stessi e con gli altri, la libertà, che non è quella di fare tutto ciò che si vuole, ma di volere tutto ciò che si fa, eliminando il superfluo e la conoscenza, per poter entrare in nuovi mondi al di là di ogni immaginazione.

In Italia si sta sviluppando un nuovo segmento di mercato, formato da un nuovo target: i milioni di smart worker in workstation, con un fatturato stimato in 500+ milioni di euro l’anno. Anche i rifugi possono trarre vantaggio da questa nuova nicchia, ma attualmente solo il 10-30% di loro offre il wi-fi agli ospiti e la velocità media è ancora bassa (5-10 Mbps).

Per i rifugi lontani dai flussi turistici, con un locale isolato per gli smart workers e con backup 4G/5G, la workstation potrebbe rappresentare un’opportunità di rilancio. Per incentivare questo nuovo tipo di turismo si sono sviluppate diverse startup e una community sulle diverse piattaforme social, e si punta a coinvolgere le associazioni di rifugisti, le amministrazioni locali, le comunità montane, l’Uncem, il CAI ed il SAT.

I due tipi principali di smartrekking sono quello stanziale che consiste nel vivere e lavorare da remoto per periodi più o meno lunghi nella stessa struttura ricettiva (tipicamente un rifugio o un appartamento in affitto per risparmiare), camminando nei dintorni. L’appartamento è anche la soluzione ideale per gruppi di amici o per le famiglie con ragazzi. Si può anche prendere la macchina di tanto in tanto per raggiungere l’inizio dei sentieri o usare i mezzi pubblici; e quello itinerante, che consiste invece nel viaggiare a piedi lungo un Cammino o Alta Via, passando da una struttura ricettiva all’altra, e fermandosi a lavorare in alcune di esse. In questo modo si possono percorrere lunghe distanze, come in un vero e proprio trekking. È l’ideale per i single, perché si hanno molte occasioni per socializzare, ma bisogna viaggiare leggeri, con quello che si riesce a portare nello zaino.

Gli smart workers possono aiutare a destagionalizzare il turismo nei rifugi, ripopolandoli nei periodi di bassa affluenza dei turisti tradizionali, quindi senza sovrapporsi a quest’ultimi.

Infine, non si può pensare di creare un nuovo ecosistema lavorativo senza tenere conto dell’impatto ambientale che avrà la digitalizzazione dei rifugi per questa ragione creare strutture ecosostenibili è sicuramente una scelta che a lungo andare premia facendo attenzione ai seguenti aspetti: elettricità, acqua corrente (fontana/sorgente) e non nelle bottigliette di plastica, riciclaggio rifiuti (invece di bruciarli) perché nei rifugi di montagna il ricorso all’incenerimento all’aria aperta dei rifiuti, pur se vietato, è tuttavia ancora frequente, anche se illegale.

Questa community ricca di appassionati rende evidente il fatto che il digitale è la miglior soluzione per poter lavorare a contatto con la natura delle Terre Alte, riassaporando nel mentre un ritmo di vita più slow svolgendo nel frattempo il proprio lavoro (smart) rimanendo connesso con clienti, amici e familiari.

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