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Gli smartphone hanno ucciso l’arte di conversare?

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Il tramonto delle vecchie telefonate va di pari passo con l'aumento della pervasività di Whatsapp e dell'utilizzo delle chat per comunicazioni sempre più testuali.

La voce è sempre più residuale nelle nostre conversazioni via smartphone, sostituita dai testi compulsati freneticamente su Whatsapp. Le regole del gioco della comunicazione sono state riscritte da Whatsapp, Snapchat e dagli emojis. Le faccine valgono più di qualunque esclamazione a voce alta ormai.

Secondo un recente studio dell’Ofcom, l’Agcom britannica, la gran parte degli inglesi è incollata allo smartphone ma ha una sorta di repulsione per le telefonate.

Un trend che si ravvisa facilmente anche in Italia.

La conversazione è morta?

E’ la morte della conversazione come l’abbiamo sempre conosciuta fino a oggi?  

No di certo, però è un segnale di un cambiamento epocale, certificato dai numeri. Per la prima volta nel 2017 in Uk (ma i dati rispecchiano un trend universale) il numero di chiamate telefoniche è diminuito, a fronte di una crescente dipendenza dei cittadini di Internet.

Più di tre quarti dei cittadini britannici adulti (78%) possiedono uno smartphone, che controllano in media una volta ogni 12 minuti.

In media, sono 24 ore settimanali di connessione mobile, in gran parte fatta da collegamenti Whatsapp e Facebook Messenger, con qualche residuo lasciato agli sms.

Utenti iperconnessi

Ne paga dazio in generale la classica conversazione telefonica, ma non per questo gli utenti si sentiranno meno connessi.

Le regole sono cambiate

La conversazione al telefono è qualcosa di meraviglioso, ma le regole sono cambiate. Oggi, ben difficilmente qualcuno che non sia tua madre o tua moglie o il tuo fidanzato prende lo smartphone e senza colpo ferire ti telefona. Prima ti manda un messaggio preventivo e ti chiede se può telefonarti. E’ una regola non scritta. Altri preferiranno parlare con i messaggi registrati, in un ping pong solipsistico di difficile comprensione quando si potrebbe molto più semplicemente parlare al telefono.

Molti di noi potranno essere d’accordo sul fatto che ormai il concetto stesso di segreteria telefonica è morto e sepolto. Chi ascolta la segreteria oggi come oggi e più che altro chi lascia messaggi in segreteria a parte tua madre?

Parlare al telefono è out?

In passato, parlare al telefono con gli amici dopo la scuola era un rituale irrinunciabile. Si passava molto tempo al telefono e la bolletta lo poteva testimoniare. Ora non più. Da qualche anno, anche le conversazioni fra colleghi sono state sostituite da qualche messenger di turno. Eppure, fino a qualche anno fa anche il lavoro giornalistico avveniva principalmente al telefono. Ormai quell’epoca è finita.

Tutte le conversazioni vengono immancabilmente digitate. Ormai la semplice idea di prendere il telefono per chiamare qualcuno ha un vago senso di antico. Chiamare qualcuno per fare due chiacchiere è diventato un privilegio che si può riservare forse a due o tre persone: tua madre, tua moglie/marito/fidanzata/fidanzato, tuo fratello/sorella, il tuo capo. E non è sicuro che ti rispondano.

Testi invece della voce

Ma non per questo le conversazioni sono morte. Anzi. Ormai ci sono miriadi di modi differenti per comunicare con gli altri. Le chat su Whatsapp possono essere singole oppure di gruppo. I gruppi sono ben diversificati e contingentati: c’è la chat di gruppo della famiglia; quella dei tuoi migliori amici; quella dei vecchi amici d’infanzia; quella del fantacalcio. Poi, ci sono i gruppi intorno ad un evento particolare, come l’aperitivo del 17 dicembre, che poi vengono cancellate quando è finito. Le chat per il regalo di classe, le chat di scuola, quelle della pallanuoto di tuo figlio.

E’ qui che la comunicazione digitale dà il meglio di sé per la rapidità di una risposta di gruppo che in caso contrario prevederebbe una serie di chiamate singole senza condivisione di vedute. Anche perché il digitale ti consente di inviare foto, video, link, canzoni, emojis.

Emojis a gogo

E proprio gli emojis stanno diventando sempre più i supplenti virtuali di conversazioni vere che non si ha più il tempo di fare. Ma almeno si ha l’impressione, con quella faccina sorridente, di restare in contatto anche se in realtà non ci siamo detti nulla.

Ma c’è anche di più: scrivere un bel testo via mail o sms per comunicare qualcosa di preciso e puntuale; usare iMessage su iPhone per comunicazioni ordinarie e senza pretese; GChat su Gmail oppure Slack per le comunicazioni quotidiane con i colleghi di lavoro; Facebook per sbirciare le conversazioni degli altri; Twitter per carpire le opinioni altrui, Snapchat e Instagram per essere alla moda.

Non è la morte della parola. E’ semplicemente una comunicazione che va dritta al punto, più rapida e più semplice da articolare. Ciò che si perde in tonalità ed espressività emotiva lo si guadagna in emoji.    

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